L’ulivo in Toscana da salvaguardare

di Mauro Cresti, Claudio Milanesi, Claudia Faleri
  • 04 September 2024

In occasione di un recentemente viaggio di piacere in Maremma, ci siamo soffermati all’Azienda Agraria S. Paolina di Follonica di proprietà del CNR dove sono presenti numerosi Ulivi (Olea europea L.) selezionati che quest’anno presentavano una rilevante fioritura dove le drupe mostravano le prime “allegagioni” incentivate dalle favorevoli condizioni ambientali per una buona produzione di nuovo olio extra vergine di oliva Toscano. Questo primo approccio non è purtroppo sufficiente ad assicurare al settore una adeguata produzione olearia in quanto la pianta dell’ulivo sino a novembre necessita di condizioni climatiche favorevoli e di mettersi al riparo da parassiti e infestanti. La mosca olearia ad esempio insieme ad altri parassiti sono responsabili degli ingenti danni alle coltivazioni e numerosi secolari uliveti anche per l’alto costo dell’impegno che il settore comporta sono stati abbandonati. in tutta la Toscana si sono formate aree più o meno estese d’incolti ormai non più produttivi. Le motivazioni che stanno alla base di tutto ciò sono molteplici e mentre in primis l’alto costo di adeguate e moderne attrezzature sia per la lavorazione del suolo che per la raccolta delle olive non sono più alla portata dei piccoli produttori, la lotta ai patogeni che in altri tempi era meno oppressiva oggi richiede costosi materiali e mezzi nonché professionalità specifiche. La “mosca dell’ulivo” ad esempio, in Italia centrale si è propagata e diffusa intorno alla metà del 1800, la larva, minatrice della drupa, i cui attacchi tendono ad accentuarsi nelle stagioni umide e calde, ha notevole mutevolezza a secondo delle varietà olivicole coltivate. La femmina della mosca ha una piccola macchia scura all’apice dell’ala, il capo giallastro, può presentare delle macchiette variabili sotto le antenne mentre depone le uova quando la drupa ha un diametro di 7-8 mm. L’uovo della mosca, di circa 1 mm è allungato e appiattito con un piccolo tubercolo micropilare biancastro utile alla respirazione dell’embrione. La deposizione delle uova avviene dopo aver praticato una puntura sull’epidermide della drupa. La schiusa dell’uovo avviene dopo 2-4 giorni nel periodo estivo circa 10 giorni nel periodo autunnale. La larva opaca e di colore bianco-giallastro è lunga 6-7 mm, ha mandibole uncinate e scava inizialmente una galleria superficiale, successivamente si sposta in profondità nella polpa fino ad arrivare al nocciolo che rimane integro. Durante lo sviluppo larvale avvengono due mute con conseguente incremento delle dimensioni della larva. Le olive compromesse dalla mosca se utilizzate inquinano la qualità e la bontà dell’olio. Miglioramenti biotecnologici anche sperimentali sono in atto per la lotta agli insetti dell’ulivo (Tignole, Cocciniglie, Piralidi Rodilegno, Xylella ecc.) e mentre sono diffusamente utilizzati agenti chimici inquinanti a nostro avviso per quanto riguarda la mosca olearia che è certamente l’agente più dannoso tra gli insetti parassiti dell’ulivo, l’alternativa ecologica e innovativa è legata all’arbustiva Inula (Inula viscosa L.)  una pianta infestante e spontanea molto diffusa nelle nostre campagne che presenta un fiore giallo nel cui interno dal mese di settembre e per tutto ottobre sverna l'Eupelmus il più attivo antagonista naturale della mosca olearia. La diffusione dell'Inula viscosa nelle aree olivetate potrebbe rappresentare un elemento che può, insieme a esche e trappole, contribuire in parte al controllo dei parassiti. Questi metodi empirici possono prevedere anche l’utilizzo di bottiglie in plastica forate a metà con all’interno aceto e miele. Gli insetti sono attratti dall’odore del miele e sono folgorati dal vapore dell’aceto. A nostro avviso, una maggiore attenzione alla biodiversità ma soprattutto un impegno alla difesa dello stato di salute delle piante secolari autoctone locali mediante una conduzione biologica ad hoc potrà portare alla valorizzazione del prodotto ottenuto per ottenere un extravergine di grande qualità e valore. Infine, per promuovere la valorizzazione del patrimonio colturale tradizionale in alternativa agli oli extravergini generici occorrerebbe il prezioso aiuto delle istituzioni di tutto il settore con idee, progetti e soprattutto contributi che potranno creare nuovi profili professionali e opportunità lavorative anche per persone svantaggiate.