Il rapporto millenario tra l’uomo e le piante spontanee è intriso di risentimenti ma anche di sentimenti e di passioni, di odio e di riconoscenza, di astio e di turbamenti. E i più sensibili tra gli uomini, poeti e scrittori, pittori e artisti d’ogni sorta, hanno celebrato nelle loro opere tali passioni e hanno raccontato gli intimi rapporti tra queste piante e la natura del genere umano. Racconti e proverbi si sono succeduti per celebrare questa vicenda di odio-amore tra l’uomo e le piante spontanee. A cominciare dalla Bibbia nel Vecchio Testamento con la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre, con l’anatema di Dio ad Adamo: “...sia maledetto il suolo per causa tua! Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre!”.
Nei Vangeli, quello di Matteo (13) e quello apocrifo di Tommaso, gli apostoli ci raccontano della parabola del seminatore (il Figlio dell’uomo) e del diavolo che gli semina la zizzania (i figli del Maligno) nel campo (il mondo) mentre egli dorme. Parabola immortalata in un celebre quadro di Jacopo da Bassano. La zizzania, che i più identificano con il Lolium temulentum dalle cariossidi tossiche (ma tali solo se attaccate dal fungo Claviceps) e altri, invece, indicano come la non meno tossica Agrostemma githago, nascerà dunque tra il grano: la bontà e la cattiveria, germoglieranno e cresceranno insieme, il Male sarà sempre tra noi ma il Seminatore saprà discernere, alla mietitura (la fine del mondo), tra il Bene e il Male e separerà il grano (i Giusti) dalla zizzania e brucerà quest’ultima e raccoglierà nel granaio il frumento.
Da allora seminare zizzania vuol dire seminare discordia fra i giusti. Ma cos’è la zizzania, da dove arriva? Chi se non il Maligno poteva inventare qualcosa del genere? Una leggenda nordica, infatti, vuole che sia stato il Diavolo a crearla, trasformando il grano in Lolium, per sbaglio, nel maldestro tentativo di imitare Dio che, invece, creava raccolti buoni. Questo fu il pensiero per moltissimi secoli, a cominciare da Teofrasto il quale, nel 300 a.C., sentenziò che il frumento muta in Lolium quando piove troppo. La convinzione della trasformazione del grano in piante infestanti la troviamo ancora parecchi secoli dopo, con Bacon che nel 1625 sosteneva: ‒ Un’altra malattia é il germogliare dell’avena selvatica in cui spesso il frumento (ma specialmente l’orzo) degenera ‒.
Povera zizzania! Migliaia di anni di accanimento contro di lei l’han fatta sparire dai campi di grano sia nelle sembianze di Lolium temulentum sia in quelle di Agrostemma githago; entrambe queste specie erano, infatti, tra le più presenti commensali dei campi di frumento fino all’avvento dei diserbanti chimici negli anni ’50 dello scorso secolo.