E’ l’unica pianta tra le specie coltivate che può crescere a nord del circolo polare artico, nel Tibet a oltre 4.000 metri di quota, ma anche ai limiti del deserto, nella regione del Medio Oriente, con una piovosità inferiore a 250 mm anno. Per questo l’orzo è oggetto di numerosi studi e, grazie al il progetto Europeo WHEALBI, a cui partecipano numerosi ricercatori, il CREA, l’Università di Milano, è stato pubblicato sulla rivista scientifica The Plant Journal un lavoro che descrive e spiega la sua capacità di crescere ed essere coltivato in tutte le aree del globo.
Integrando i dati di una rete internazionale di campi con quelli derivanti dalla sequenza parziale del genoma di circa 400 varietà provenienti da più di 70 paesi, i ricercatori hanno identificato decine di geni, che controllano i meccanismi grazie ai quali la pianta dell’orzo “legge” le condizioni ambientali ed adatta il proprio ciclo vitale ai diversi ambienti.
Di fronte ai cambiamenti climatici in atto, comprendere la straordinaria capacità di adattamento dell’orzo è fondamentale per selezionare le piante da coltivare nei prossimi anni. Il clima cambia e l’agricoltura globale deve rispondere alla sfida con piante che cambino di conseguenza, per garantire i fabbisogni di cibo e di altri prodotti di origine agricola.
L’orzo è molto diffuso in Europa, in tutta l’area mediterranea ed in Italia, dove è utilizzato sia per l’alimentazione animale sia per la produzione della birra.
La collezione di varietà del progetto WHEALBI e i relativi dati genomici rappresentano una risorsa unica per future ricerche sulla risposta delle piante agli stress e potranno essere impiegati per studiare la resistenza alle malattie o alla ridotta disponibilità di acqua, così da applicare queste conoscenze per ottenere varietà migliorate.
da: BioNatura, 28/6/2019