Si è svolto lo scorso 20 febbraio a Roma il convegno “Le Foreste Modello in Italia”, organizzato presso il Masaf in collaborazione con la Direzione generale delle foreste, per ufficializzare l’ingresso all’interno della Rete Internazionale e, in particolare, Mediterranea della seconda Foresta Modello italiana, quella della Valle dell’Aterno, e discutere sul ruolo delle foreste e della loro gestione nel contesto della crisi climatica e della rigenerazione delle aree interne.
Ne abbiamo parlato con Alessandra Stefani, accademica dei Georgofili, della Direzione generale economia montana e foreste del Masaf, che ha partecipato all’incontro.
Dottoressa Stefani che cosa sono le foreste modello e quante sono nel mondo e in Italia?
Le foreste modello costituiscono una delle risposte che, a livello mondiale, si sono concretizzate per rispondere alle sfide globali identificate compiutamente durante la Conferenza delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro su ambiente e sviluppo del 1992. Si tratta di modelli di comunità forestali che si fondano su un partenariato più ampio possibile per diffondere la gestione forestale sostenibile e la cura dei paesaggi forestali. L’adesione alle foreste modello è del tutto volontaria, aperta a singoli, associazioni ed enti, e si prefigge di risolvere tutti i possibili conflitti tra i diversi interessi legati alle foreste attraverso discussioni paritarie e processi trasparenti, con scelte condivise e rappresentative di tutti gli interessi in gioco, per un territorio forestale definito.
Avviata dal Governo canadese, questa Rete Internazionale vede in questo momento 60 Foreste Modello costituite in 30 Paesi di tutto il mondo. L’Italia, in particolare, grazie alla Regione Toscana che si è candidata a mantenere la gestione del Segretariato Mediterraneo anche per i prossimi cinque anni, ha dato ulteriore impulso per lo sviluppo delle Foreste Modello nella regione raggiungendo il risultato di 13 in 10 Paesi e proprio da oggi, con la neoriconosciuta Valle dell’Aterno, ottenendo la seconda Foresta Modello italiana dopo quella delle Montagne Fiorentine.
In che modo la rete delle foreste modello può contribuire allo sviluppo dei territori?
Attraverso un’amministrazione attenta e partecipata dei patrimoni forestali, ogni Foresta Modello si propone, grazie alle sue caratteristiche di innovazione e governance, di migliorare la qualità della vita nelle aree rurali. Nessuna Foresta Modello esporta soluzioni prefabbricate, ma le costruisce nel rispetto delle realtà locali, ambientali e sociali e sulla base dei tre principi fondanti di sostenibilità, partnership e paesaggio. Esporta però il sistema di governance, che parte quindi dalle realtà locali, anche molto piccole, nella consapevolezza che la gestione forestale sostenibile è una risposta che dal particolare arriva alla sfida planetaria del futuro. Chiama chiunque desideri aderire ad un ruolo di corresponsabilità delle scelte, e di partecipazione attiva e consapevole. L’energia delle comunità locali può innescare modelli di sviluppo innovativi e può fungere da fermento per realtà simili in altre parti del mondo. Questa la grande forza innovativa di questo originale modello.
Che cosa significa oggi gestione sostenibile delle risorse forestali?
Ritengo che la definizione più completa e semplice di gestione forestale sostenibile sia quella offerta da Forest europe ed adottata dalla FAO : si tratta della gestione e dell’uso delle foreste e dei terreni forestali in una modalità e con dei ritmi che consentano di mantenere la biodiversità, la produttività, la capacità di rigenerazione, vitalità delle foreste ed il loro potenziale per svolgere, ora e in futuro, le funzioni ecologiche, economiche e sociali, a livello locale, nazionale e globale , non provocando danni ad altri ecosistemi. Significa quindi poter adottare gestioni che assicurino, oggi e nel futuro, il mantenimento ed il miglioramento delle superfici forestali, con la loro naturalità e biodiversità, consentendo utilizzi rispettosi e profittevoli dei beni che se ne possono trarre, anche immateriali, in una logica di economia circolare, senza intaccarne la funzionalità complessiva né nel presente né per le generazioni future.
Quali conclusioni ha portato la recente iniziativa di Roma? Soddisfatta?
L’iniziativa svoltasi al Ministero dell’agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste del 20 febbraio segna un momento importante del dialogo internazionale, nazionale, interregionale e locale sul tema delle foreste e del benessere delle comunità che le ospitano. Internazionale, grazie alla graditissima presenza di due rappresentanti dell’Ambasciata canadese in Italia, a testimonianza dell’ottima collaborazione tra le due Nazioni. Nazionale, con il Masaf che persegue gli obiettivi della Strategia forestale nazionale attraverso ogni iniziativa utile a stimolare le attività dei territori. Interregionale, per la presenza dei rappresentanti di due Regioni, la Toscana, nella sua qualità di Regione sede per il Segretariato per la regione mediterranea, e l’Abruzzo, che ospita la seconda foresta modello italiana, mutuata dall’esperienza della Foresta modello delle montagne fiorentine, e cui ha dato impulso anche il finanziamento ministeriale ex POA3. Erano presenti i rappresentanti delle due foreste modello, ed un Sindaco per ognuno dei territori. Alla tavola rotonda hanno partecipato qualificati esperti del mondo della ricerca e delle aree protette. La regia dell’evento è stata curata da una organizzazione dedita alla comunicazione forestale di eccellenza riconosciuta. La soddisfazione era, in tutti i partecipanti, palese. Ottime sinergie, nel segno degli obiettivi strategici delineati dalla Strategia forestale nazionale, che mostra i suoi primi, ottimi, risultati.