Apparve l’Angelo nel sonno a Giuseppe per esortarlo a portare in salvo il neonato Gesù poiché Erode aveva comandato di uccidere tutti i bambini sotto i due anni d’età perché temeva che le profezie si avverassero e fosse nato Colui che sarebbe stato re al suo posto! E Giuseppe fece come l’Angelo del sogno ordinò. Lui a piedi con la Madonna e Gesù sulla schiena di un asinello, di buon passo, si avviarono verso la terra d’Egitto. Intanto gli sgherri d’Erode facevano strage di innocenti bambini che ebbero il solo torto di nascere nel tempo del Cristo. Uno solo si salvò in quel primo impeto assassino: Gesù. Di questo vennero a sapere anche i trucidatori seguaci d’Erode che, messi sull’avviso da qualche traditore (ce n’erano anche allora!), si lanciarono all’inseguimento della Sacra Famiglia per portare a termine il loro nefasto compito. L’istinto di madre di Maria, però, immaginò d’essere inseguita, e a che scopo! Mise al corrente delle sue sensazioni Giuseppe ma, stanchi, dovettero fermarsi in una radura d’erbe selvatiche. E fra queste erbe c’era un cardo imponente, dalle foglie d’un verde brillante e dalle spine aguzze più delle lance degli sgherri d’Erode. Nascose Maria il suo pargolo sotto una foglia del cardo e stette poi tranquilla a riposare. Trafelati giunsero gli assassini, perquisirono ovunque ma tralasciarono di guardare sotto il cardo, spaventati dal suo aspetto spinoso. Passarono oltre e Gesù si salvò. La Madonna, tirando un sospiro di sollievo, tornò tranquillamente ad allattare il Divino pargolo e volle ringraziare il cardo salvatore instillando alcune gocce del suo latte sulle sue foglie. Da allora sul verde brillante riflettono al sole screziature candide e luminose.
Si presume che anche lo svedese Carlo Linneo e il tedesco Joseph Gaertner conoscessero questa storia e per questo motivo, in omaggio alla Madonna salvatrice, il primo chiamò questa specie Carduus marianus (in Species Plantarum 2: 823. 1753), e il secondo, in una revisione definitiva del genere, Silybum marianum (in The Fructibus Seminibus Plantarum 2-3: 378. 1791).
Passando dalla Storia alla Botanica c’è da registrare l’appartenenza di Silybum marianum alla grande famiglia (forse la maggiore nella Classe delle Dicotiledoni) delle Compositae, ribattazzate recentemente Asteraceae, con fiori tubulosi rosso-violacei che appaiono durante l’estate raccolti su capolini dalle brattee spinosissime e dagli alti ed esili ma robusti steli.
Se dalla Botanica ci spostiamo in Farmacopea e consideriamo il complesso dell’intera pianta dobbiamo registrare la presenza di principi attivi (istamina, silimarina, tiramina e olio essenziale) da utilizzare, in decotto (per la chinetosi e le emorroidi) o in infuso (per stimolare l’appetito) o in polvere di semi (nell’ipotensione arteriosa). Ovviamente l’utilizzo deve essere sotto controllo medico.
Spostandondoci dalla Farmacopea alla Fitoalimurgia c’è da ricordare il largo uso alimentare che il Cardo mariano, dal tenue sapore di carciofo, aveva fino a qualche decennio fa, in insalata (le foglie giovani), bollito (radici e capolini) o in pinzimonio (le coste delle foglie private dalle spine).