Il processo di programmazione della PAC in corso a livello italiano, da chiudersi entro la fine del corrente anno, è finalizzato a disegnare le future politiche agricole dal 2023 al 2027. È un appuntamento decisivo che segue il negoziato di alto livello conclusosi a Bruxelles, tra Commissione, Consiglio e Parlamento europei, alla fine dello scorso mese di giugno, con il varo della riforma post 2022.
In questo momento, tutti i rappresentanti istituzionali ed i portatori di interesse sono impegnati alla definizione del Piano strategico nazionale (PSN) che non è solo un’operazione per ripartire i fondi europei disponibili e le risorse aggiuntive nazionali, tra Regioni, Province autonome, settori produttivi ed interventi di politica agraria.
La definizione del PSN rappresenta soprattutto una possibilità - che non si ripeterà per i prossimi 5 anni - di formulare scelte strategiche lungimiranti e tali da affrontare i problemi dell’agricoltura italiana e cercare di risolverli con interventi mirati e con un calibrato utilizzo delle risorse finanziarie.
Le scelte della Spagna
La Spagna è un più avanti rispetto all’Italia ed ha già completato la predisposizione del PSN, compiendo scelte puntuali e dettagliate che ora sono al vaglio del partenariato.
In particolare, per l’olio d’oliva è stato deciso di attivare gli interventi settoriali, ma limitandone l’applicazione ai soli oliveti tradizionali.
A tale iniziativa sarà dedicato lo 0,6% della dotazione del massimale finanziario disponibile per i pagamenti diretti che, in Spagna, ammontano a 4,9 miliardi di euro per anno (il 36% in più rispetto all’Italia che può contare di un budget di 3,63 miliardi). Pertanto ci sarà una dotazione di 30 milioni di euro per anno durante l’intero quinquennio 2023-2027.
Saranno le organizzazioni dei produttori (OP) a gestire i fondi, attraverso dei programmi operativi pluriennali da loro elaborati ed approvati da parte delle autorità competenti nazionali. Le azioni da finanziare e le modalità per spendere le risorse dovranno mirare a tre obiettivi generali come: il miglioramento della competitività, l’ammodernamento dei criteri di gestione aziendale, la riduzione dei costi di produzione. Ad essere destinatari di tali obiettivi sono esclusivamente le imprese olivicole con impianti tradizionali.
Nel concreto si pensa ad interventi come:
• I servizi di gestione alle aziende per la coltivazione assistita;
• I piani di gestione comune delle piccole aziende olivicole;
• La ristrutturazione e la modernizzazione delle piantumazioni.
Per quanto riguarda il regime ecologico introdotto con la riforma della PAC, il PSN spagnolo contiene quattro possibili pratiche applicabili dalle aziende olivicole.
Due sono specifiche per le colture permanenti e prevedono l’erogazione di un aiuto ad ettaro a favore delle aziende che realizzano una copertura del suolo. Sono previste due tecniche alternative: la copertura tramite inerbimento e quella tramite l’utilizzo dei residui della potatura, previa triturazione degli stessi.
L’aiuto per ettaro varia da un minimo di 55 euro ad un massimo di 138 euro, in funzione della tipologia di pratica ecologica prescelta, della localizzazione del terreno e del tipo di impianto olivicolo installato.
Ci sono inoltre, due pratiche ecologiche trasversali che si applicano a tutti i settori produttivi e non solo alle colture permanenti e riguardano l’utilizzo delle tecniche di agricoltura di precisione e la costituzione sui terreni aziendali di isole per favorire la biodiversità vegetale ed animale.
La situazione in Italia
Con qualche sforzo di semplificazione e di immaginazione, è possibile considerare il PSN come un grande contenitore, all’interno del quale è rappresentato il disegno dello sviluppo del sistema agro-alimentare, considerando un orizzonte temporale di medio periodo (cinque anni) e tenendo conto dei diversi elementi, della situazione di partenza e dei traguardi da raggiungere.
Oltre agli importanti e trasversali capitoli riguardanti il regime dei pagamenti diretti, la condizionalità rafforzata, gli eco-schemi e gli interventi dello sviluppo rurale, il PSN dovrà occuparsi anche del futuro a medio termine della filiera olivicola olearia e quindi, in un certo senso, contiene al proprio interno il Piano olivicolo nazionale.
In pratica, con il PSN si dovrà decidere il “come”, il “dove”, con “quali e con quante risorse” si intende operare in riferimento al futuro della filiera olivicola-olearia, utilizzando sia i fondi messi a disposizione dall’Unione europea che quelli aggiuntivi mobilitati a livello nazionale.
C’è un passaggio del regolamento di base sulla futura PAC di cui si parla poco e nel quale è precisato che il PSN deve non solo specificare le modalità con le quali si utilizzano le risorse europee, ma anche indicare eventuali finanziamenti nazionali integrativi messi a disposizione dalle istituzioni del Paese membro (statali e regionali).
Pertanto, nei prossimi tre mesi (il PSN dovrà essere consegnato a Bruxelles entro il 31 dicembre 2021), i portatori di interesse olivicoli dovranno interagire con il Mipaaf e con le Regioni per affrontare temi di grande rilevanza come, ad esempio:
• L’individuazione dei fabbisogni, delle criticità e delle opportunità legate al sistema olivicolo nazionale;
• Le modalità con le quali impostare le regole in materia di condizionalità rafforzata e di regime ecologico, in maniera tale da tenere conto delle condizioni nelle quali operano le imprese olivicole e da ottenere risultati ambiziosi dal punto di vista della sostenibilità;
• Le scelte sui requisiti minimi per accedere ai finanziamenti pubblici, con particolare riferimento alle regole per delimitare la figura dell’agricoltore attivo;
• I criteri per applicare la convergenza del valore dei pagamenti disaccoppiati della PAC, tenendo conto che nelle aree a maggiore vocazione olivicola del Sud Italia, i titoli storici hanno un valore più elevato rispetto alla media nazionale;
• Le condizioni per attuare il regime del sostegno accoppiato, partendo dalle scelte operate nel vigente periodo di programmazione che prevedono specifiche misure per l’olivicoltura;
• La scelta delle migliori combinazioni degli interventi per lo sviluppo rurale, tenendo conto della diversità territoriale che si riscontra nell’ambito della filiera olivicola-olearia;
• Le modalità di applicazione dell’intervento settoriale in olivicoltura che dispone di una dotazione finanziaria annuale pari a 34 milioni di euro, per quanto riguarda le sole risorse comunitarie.
Si considera opportuno a questo punto approfondire e fornire qualche ulteriore elemento in merito ai due ultimi punti indicati nella lista e cioè lo sviluppo rurale e gli interventi settoriali.
La nuova politica di sviluppo rurale
Per quanto riguarda il secondo pilastro, va ricordato che la futura PAC non è ingessata da dettagliate e rigorose regole definite a Bruxelles, ma prevede ampi margini di manovra per gli Stati membri.
Inizia la stagione del new delivery model e dell’orientamento al risultato. In concreto, questo significa che gli obiettivi, i beneficiari, la calibrazione degli strumenti, la ripartizione delle risorse, sono tutte decisioni da prendere a livello nazionale.
Pertanto, in linea di massima, è possibile che una data Regione potrebbe decidere di riservare certi interventi, come ad esempio gli aiuti agli investimenti delle aziende, ad uno specifico settore e/o ad una determinata area geografica.
Insomma, l’impiego delle risorse potrebbe risultare più selettivo, mirato, coerente con i fabbisogni del territorio e con gli obiettivi che le istituzioni nazionali intendono raggiungere nel periodo di applicazione degli interventi.
Il caso spagnolo menzionato in precedenza, che prevede l’utilizzo degli interventi settoriali in olivicoltura, ma con la limitazione della loro applicazione ai soli oliveti tradizionali, è un esempio paradigmatico di come l’ampia discrezionalità nazionale può essere esercitata.
Gli interventi settoriali nell’olio d’oliva e nelle olive da tavola
In relazione all’intervento settoriale nell’olio d’oliva, la situazione può essere così brevemente presentata:
• I beneficiari dei fondi pubblici comunitari e nazionali sono le OP e le rispettive associazioni (AOP);
• Questi organismi formulano un programma operativo, scegliendo uno o più obiettivi da raggiungere e attuando uno o più interventi. Sia gli obiettivi che gli interventi devono essere selezionali da un elenco comune contenuto nel regolamento di base dell’Unione europea;
• L’aiuto comunitario non può superare il 50% dei costi ammissibili sostenuti dalle OP e dalle AOP. Tale aliquota può salire fino al 75% per gli interventi ritenuti virtuosi.
• Oltre ai fondi comunitari, lo Stato membro può intervenire con risorse nazionali complementari, in modo da coprire fino al 50% dei costi non rimborsati dal finanziamento unionale;
• Le OP e le AOP riceveranno un contributo complessivo dall’Unione europea determinato sulla base del valore della produzione commercializzata e tale da rispettare i limiti qui specificati: fino al 30% del fatturato nel 2023 e 2024; fino al 15% nel 2025 e 206; fino al 10% dal 2027.
Per la prima volta da quando esiste la cosiddetta OCM olio d’oliva, che oggi bisognerebbe definire con la corretta terminologia di “interventi settoriali”, il regolamento comunitario stabilisce un legame diretto tra la capacità commerciale della OP e della AOP e l’entità del sostegno pubblico che può essere erogato.