“La mucca nel corridoio” è la metafora di un animale di così grandi dimensioni che è impossibile non accorgersi della sua presenza in un corridoio. Le mucche sono oggi in stabulazione libera e può capitare che le vacche escano e una entri nella casa del fattore. Ma è possibile che nessuno se n’è accorto prima? La mucca nel corridoio della cucina anche italiana è che oggi i giovani non fanno più cucina e oggi nessuno, o meglio la maggior parte degli italiani, non si rende conto che si è anche rotta l’antica catena di trasmissione culturale da una generazione all’altra alla base di ogni cucina tradizionale. Un fenomeno non solo italiano e che dall’inizio di questo secolo è divenuto mondiale. I giovani sono oggi “la mucca nel corridoio”, un’onda che inevitabilmente cresce nella società di una popolazione con una nuova, diversa cultura anche alimentare, iniziando dal fatto che non cucina ma scalda alimenti preconfezionati o se cucina lo fa con nuove attrezzature che vanno dalle microonde al Bimby, considerando occasionale e folkloristico la griglia o barbecue, e soprattutto che mangia nel suo gruppo sociale eliminando il rapporto intergenerazionale. Un fenomeno complesso quello ora accennato, che inizia essere studiato dai sociologi e che merita attenzione.
Nella specie umana la generazione è l’insieme degli individui aventi pressappoco la stessa età e talvolta, più genericamente tutti coloro che, anche di differente età, vivono in uno stesso spazio di tempo. I tratti fondamentali di una stessa generazione derivano dalla condivisione di eventi storici, culturali, economici e sociali che incidono sui valori e sulle attitudini di vita. I sociologi e demografi suddividono la popolazione mondiale in “classi generazionali” che costituiscono quella che è stata definita Generational Constellation: generazione della ricostruzione o Veterani, generazione dei Baby Boomers, generazione X, Millennials o generazione Y e generazione delle reti o generazione Z. Ogni giovane secondo l’anno di nascita appartiene ad una generazione con le proprie caratteristiche ed il proprio nome. In coda si posizionano i Veterani, in testa è la generazione più recente la Z. I nati tra la fine della Prima Guerra Mondiale e l’inizio della Seconda tra il 1925 ed il 1945 definiti Veterani e anche detta Generazione Silente o Maturi e Tradizionalisti. In Italia (2020) le classi generazionali (età anni 15 – 39) comprendono il 26,5% della popolazione, la classe degli adulti (età anni 40 – 64) il 37,65% e quella degli anziani (età anni 65 – 100) il 23,1%.
Numerose sono le ricerche sui più importanti aspetti che caratterizzano le nuove generazioni, come sono, cosa preferiscono, come si relazionano, come interfacciarsi con loro, come gestirle, che tipo di rapporto hanno con il lavoro, qual è il punto di equilibrio tra la flessibilità dell’organizzazione nei loro confronti e viceversa, quali sono i loro consumi e i costumi e abitudini alimentari. Le nuove generazioni hanno una propensione all'individualismo, considerano il successo più intrinseco nel fare piuttosto che nell'essere con una forte tendenza a fare gruppo con quelli della propria età e non accettando schemi di vita di generazioni precedenti, come i partiti politici, i circoli e i club. Le discussioni da bar degli anziani sono sostituite da quelle dei giovani sulla rete. Un fenomeno è comunque certo, quello della molto scarsa comunicazione con la generazione che l’ha preceduta e con le sue tradizioni. Le nuove generazioni si sentono inoltre a loro agio con i coetanei di tutto il resto del mondo, complice il fatto che hanno internet tra le mani e comunicano di continuo con altri della stessa età di ogni dove. La televisione è guardata poco e soprattutto online e sempre più usati sono TikTok e i giochi (Twich, YouTube, Gaming ecc.), esplorando il mondo e le culture intorno a loro senza preconcetti o limiti e alla moda e ai canoni tradizionali preferiscono la diversità e l’inclusione, anche alimentari.
I modelli sociali delle nuove generazioni sono completamente diversi rispetto a quelli delle generazioni precedenti per cui non è facile intercettare il loro pensiero, anche perché danno poca importanza ai leader spirituali e politici, alle vicende politiche e a idee conservatrici come l’appartenenza alla nazione, fede e modelli alimentari di un passato del quale non si sentono parte. Il loro approccio individualista li porta da un lato a sganciarsi dalla visione più arcaica del mondo, dall’altro a creare un nuovo agglomerato di pensiero pronto a svilupparsi altrove rispetto ai luoghi del passato. Un esempio su tutti è certamente il loro quasi totale abbandono di media come televisione e giornali in favore della rete, sede ormai indiscussa d’informazione e del dibattito sociale. In alimentazione apprezzano alcuni piatti tradizionali ma non hanno paura, anzi si divertono a interpretarli e soprattutto li usano in modo nuovo, come peraltro fanno con ogni altro elemento tradizionale, per esempio taglio e colore dei capelli e trucco del viso, tatuaggi, capi di vestiario, strumenti musicali e tipo di musica, tipo e luoghi di divertimento e quant’altro.
"Paninaro" è il termine che identifica il costume alimentare di una nuova generazione di giovani che si manifesta nei primi anni ottanta a Milano e che poi si diffonde prima nell'area metropolitana milanese ed in seguito in tutta Italia e nel Cantone Ticino. Questa generazione giovanile costituisce un'ondata di riflusso e disimpegno che segue il turbolento e politicizzato Sessantotto del decennio precedente e si caratterizzai dal rifiuto di un impegno sociale e politico e dall'adesione ad uno stile di vita fondato sull'apparenza e sul consumo. Una generazione con nuovi aspetti della vita quotidiana caratterizzata dall'ossessione per l'abbigliamento griffato e per l'uso di un caratteristico linguaggio codificato e influenzata dai modelli del cinema statunitense e della musica pop del periodo (New Wave, Synth Pop, New Romantic), oltre che dagli spot pubblicitari trasmessi dalle crescenti televisioni commerciali. Tratto caratteristico dei paninari, e da qui la loro denominazione, è il cibo consumato presso alcune catene di ristoranti a ristorazione rapida che in quegli anni iniziano a diffondersi in tutta Italia. A Milano i gruppi di paninari si ritrovano nei bar e soprattutto nei nuovi locali a ristorazione rapida di Burghy, Wendy's e King Burger, a Roma il primo ristorante McDonald's nel 1986 a Piazza di Spagna raccoglie i paninari della capitale italiana.
Le città sono piene di fattorini che portano il pranzo o la cena alle famiglie italiane, i supermercati hanno banchi pieni di piatti pronti per l’uso che basta scaldare e i ricettari sono sostituiti da internet e applicazioni che permettono di conoscere una ricetta, ordinare un piatto e in rapide mosse comporre un menu che spesso solo nel nome ricorda quello della nonna o della mamma. Anche in Italia si cucina sempre meno, mentre la passione per il cibo si sposta sulla cucina virtuale dei programmi televisivi per gli anziani e della rete per i giovani, in modo analogo a quanto avviene per altre attività come quella sportiva non molto praticata e sempre più visiva. La rivoluzione alimentare in atto iniziata dai giovani sta lentamente contagiando i maturi e gli anziani anche per il risparmio di tempo e di lavoro. Stanno anche aumentando coloro che a casa non cucinano anche per non lavare le stoviglie e consumano fuori casa i pasti della giornata per cui ristoranti, tavole calde, osterie, trattorie, paninoteche sono sempre affollate, iniziando dalla colazione mattutina nella quale i due terzi circa degli italiani sostituiscono il caffelatte casalingo con il cappuccio e la brioche serviti al banco di un bar.
Le generazioni giovani in Italia sono oggi un poco oltre a un quarto della popolazione (26,5%) e diverranno progressivamente la maggioranza in un futuro nel quale non porteranno certamente costumi, usi e tradizioni della attuale generazione degli anziani già ora meno di loro numerosa (23,1%), progredendo in un passaggio che è molto più rapido di altri avvenuti nel passato, come quando si passò da una cucina medievale a quella rinascimentale e da quella barocca a quella borghese. Fondamentale in questo contesto è il ruolo delle nuove generazioni che nei prossimi anni avranno la responsabilità di governare i processi di sviluppo ed effettuare scelte di consumo più consapevoli. Già oggi la Generation Greta (Greta Thunberg, 2003) dimostra di essere in grado di indirizzare le scelte delle famiglie e influenza le decisioni politiche in campo ambientale, ma non di consolidare anche tra i giovani, la consapevolezza del legame tra alimentazione, produzione, filiera, distribuzione e sostenibilità. Non possiamo quindi prevedere quale sarà la cucina prossima futura guidata dalle attuali nuove generazioni, se non che sarà diversa dalla odierna e soprattutto di quella di un vicino passato, costatando solo che queste nuove, giovani generazioni sono ancora una enigmatica e al tempo stesso incombente “mucca nel corridoio”.