Il nuovo Piano per l’Agricoltura Europea

di Deborah Piovan
  • 26 February 2025

Il Commissario Europeo all’Agricoltura Christophe Hansen ha presentato nei giorni scorsi  il Piano di azione per il quinquennio di mandato: “Una visione per l’agricoltura e il cibo. Costruire insieme un settore agricolo e agroalimentare attrattivo per le future generazioni” ( https://agriculture.ec.europa.eu/vision-agriculture-food_en ).
Appare chiaro il cambio di passo rispetto al primo mandato Von der Leyen: deve aver lasciato il segno l’esperienza di politiche concentrate su pesanti coercizioni di stampo ambientalista più che su una vera transizione ecologica, che fosse effettivamente sostenibile per le imprese e per l’ambiente. Le proteste che gli agricoltori hanno scatenato in tutta Europa un anno fa erano indicative di un profondo disagio, infatti l’attenzione ad una giusta redditività per i produttori e l’urgenza di ridurre il carico burocratico pervadono il documento.
E’ importante conoscere quali siano i riferimenti alla base di questo Piano per conoscerne gli obiettivi più intimamente di quanto le ventisette pagine scritte possano comunicare. In più passaggi si cita il “Rapporto sul futuro della competitività europea” presentato nel settembre scorso da Mario Draghi, come pure il report di Enrico Letta dell’aprile 2024 “Much more than a market, Speed, security, solidarity: empowering the single market to deliver a sustainable future and prosperity for all EU citizens” e quello dell’ex presidente finlandese e Consulente Speciale Sauli Niinistö “Safer together. Strengthening Europe’s civilian and military preparedness and readiness”, 2025.
Ci piace pensare sia stato di aiuto anche il Quaderno messo a punto da questa Accademia nell’estate del 2024, Agricoltura 2030 (https://www.georgofili.net/articoli/agricoltura-2030-riflessioni-dei-georgofili/15290), destinato proprio alla Commissione appena insediatasi e che riporta i contributi di numerosi Accademici.
Ecco dunque che ora si pone l’accento sul fatto che per l’Unione la sicurezza e la sovranità alimentari siano non negoziabili. Il Piano presentato si dilunga nel dettagliare l’importanza del settore per la competitività del continente, sottolineando come l’agroalimentare impieghi il 15% della forza lavoro europea. Viene ricordato che l’UE ha fitte relazioni commerciali con molti Paesi, è il principale esportatore mondiale di prodotti alimentari (9% delle esportazioni totali) e contemporaneamente uno dei più grandi importatori di derrate (6% del totale), generando € 70 mld di surplus commerciale. Citando Draghi viene ricordato che nell’attuale situazione geopolitica, in mutamento così rapido e profondo,  “le dipendenze stanno diventando delle fragilità” che mettono a rischio le filiere agroalimentari, così dipendenti dall’import per energia, fertilizzanti e derrate.
Il Piano si pone un obiettivo temporale al 2040 per costruire un sistema agroalimentare competitivo, resiliente, equo e in grado di assorbire future crisi climatiche o geopolitiche. Si presta molta attenzione alle differenze strutturali, sociali ed economiche delle varie aree rurali europee, raccomandando la ricerca di soluzioni adattate a questa variabilità e promuovendo approcci innovativi condivisi e promossi dalle specificità territoriali.
Per raggiugere l’obiettivo si pone l’accento sull’importanza di approcci di filiera, dove tutte le parti coinvolte nel processo di produzione del cibo condividano i rischi della transizione; su questo il documento è netto. E’ quest’ultimo un punto particolarmente interessante perché responsabilizza il settore della trasformazione industriale, al quale si chiede di contribuire con le proprie scelte di acquisto e di approvvigionamento alla resilienza della produzione agricola europea. Si citano anche le pratiche sleali quali le vendite sottocosto, che non saranno tollerate proprio perché minano la capacità del settore agricolo di investire nella propria crescita.
Il tutto lavorando sempre di più in un’ottica One Health, con attenzione al gender gap ancora presente e diffuso in molti comparti lavorativi, all’inclusività, all’attrattività verso le giovani generazioni e alla produzione sostenibile per l’ambiente. Vi è un passaggio particolarmente significativo sulla salute mentale, argomento di cui la stampa di settore sta cominciando ad occuparsi (https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2025/01/10/salute-mentale-gli-agricoltori-sono-sempre-piu-depressi/86365) e questa Accademia intende affrontare nei prossimi mesi: burocrazia, crisi climatiche e di mercato ricorrenti, continui attacchi alla reputazione degli agricoltori da parte di movimenti di propaganda sono colpi che finiscono con l’intaccare anche il benessere psichico della categoria, e la Commissione sembra volerne prendere atto seriamente.
Quali strumenti per rispondere a queste numerose sfide?
Il documento cita più volte il bisogno di stimolare ed accogliere tutti gli strumenti dell’innovazione, dal digitale e dagli strumenti satellitari fino alle biotecnologie applicate al miglioramento genetico. L’importanza della ricerca è più volte ricordata, ci auguriamo che questo porti a finanziamenti e stabili e certi per ricercatori e ricercatrici. Si ricordi a questo proposito anche il recente documento a favore delle Tecniche di Evoluzione Assistita firmata da quest’Accademia con SIGA e UNASA  (https://www.georgofili.it/contenuti/firmato-ai-georgofili/24703).
Apprezzabile anche l’intenzione di coinvolgere la società in ogni percorso decisionale, purché efficace e su obiettivi condivisi. E, ci permettiamo di aggiungere, purché basato su dati scientifici.
Si nota poi con soddisfazione che la Commissione prende atto dell’importanza dei prodotti per la protezione delle piante, gli agrofarmaci: mentre si sottolinea l’intenzione di studiare pratiche di reciprocità fra prodotti europei e prodotti importati al fine di garantire una concorrenza sostenibile, si riconosce anche che l’introduzione di agrofarmaci innovativi tipo biostimolanti non ha seguito il ritmo sostenuto di ritiro di prodotti dal mercato e si ammette che questo incide sulla capacità dell’Unione di produrre cibo a sufficienza per i propri cittadini. La Commissione si impegna quindi a valutare la presenza di alternative efficaci prima di ritirare una molecola dal mercato, salvo casi di grave rischio per la salute e l’ambiente. Si tratta di un passaggio fondamentale per consentire agli agricoltori europei di continuare a produrre cibo a costi accessibili e ridurre la dipendenza dalle importazioni, obiettivi questi della Commissione stessa.
Infine citiamo il condivisibile passaggio sui rischi della disinformazione targhetizzata (sic!) diffusa nelle aree rurali. Condividiamo, ma ci permettiamo di sottolineare come questa sia una pericolosa afflizione che colpisce anche le fasce cittadine, complici anche slogan e pubblicità che, pur di promuovere il proprio marchio, demonizzano il lavoro di chi nelle aree rurali opera in scienza e coscienza.
In definitiva possiamo concludere che il Piano presentato è coraggioso e muove dagli errori del passato per allontanarsene. Serviranno nuove risorse e gli estensori del Piano stesso lo ammettono, anche in vista di un allargamento dell’Unione, esplicitamente citato. La risorse andranno ricercate in fonti di reddito nuove, quali il sequestro del carbonio, e meno nuove, quali i servizi ecosistemici e il turismo rurale. Non sottovalutiamo anche la potenziale capacità distributrice di reddito che filiere rispettose e adeguatamente costruite possono riservare ai produttori agricoli europei.