Dobbiamo essere tutti consapevoli che abbiamo vissuto in un arco temporale nel quale sono intensamente cresciute le conoscenze scientifiche universali, dal cosmo infinitamente grande al mondo dell'infinitamente piccolo. Ne è derivato un grande sviluppo di nuove tecnologie in ogni settore, che hanno portato sensibili cambiamenti.
Guardando l'odierna vita quotidiana, semplicemente con i propri nudi occhi, possiamo constatare un diffuso e più alto livello medio di benessere, facilmente apprezzabile se confrontato con quello degli ultimi 70 anni. Pur non mancando nuovi poveri, così come nuovi ricchi, in una realtà sociale complessivamente diversa da quella delle classi nettamente contrapposte. Ci accorgiamo che anche noi abbiamo cambiato il nostro modo di pensare, di essere e di agire. I cambiamenti (non dico progressi per evitare inutili discussioni con chi ha sempre qualcosa da rimpiangere) sono stati rilevanti. Basta cercare di elencarli per capire che il motore essenziale è sempre nato dalle progressive conquiste della Scienza, a cominciare da quelli riguardanti la nostra salute e longevità.
Questo chiaro riconoscimento costituisce una prima e necessaria considerazione.
Molti Paesi hanno capito bene il grande valore della Scienza e ne sostengono le Ricerche con crescenti investimenti. Le tecnologie che ne derivano sono elementi necessari per lo sviluppo di innovazioni competitive che consentono di far crescere le imprese (piccole, medie o grandi che siano), sopratutto in un mercato che tende a globalizzarsi.
Nel nostro Paese, purtroppo, una gran parte delle strutture pubbliche dedicate alla ricerca soffrono, non solo per carenze di finanziamenti, ma anche per inadeguata organizzazione complessiva. Nel settore delle Scienze Agrarie, ad esempio, le strutture istituzionali sono frastagliate e ripartite per competenza, fra sei Ministeri diversi. Un autorevole Gruppo di studio ha approfondito questa realtà, ha formulato proposte, le ha più volte discusse pubblicamente. Gli Atti sono stati pubblicati e inviati a Ministri interessati. Mai si è ricevuto neppure un segno di riscontro a tale ampia e documentata collaborazione, offerta gratuitamente su un vassoio d'argento.
Alle nostre imprese servono sopratutto idee e capitali (finora vituperati) per poter investire in innovazioni. Occorrerebbe anche un ampio programma nazionale, tempestivo e lungimirante, che valuti anche la dinamica del mondo del lavoro. La disoccupazione infatti è stata sempre una conseguenza del progresso tecnico. Quando insorge andrebbe smaltita al più presto, non con una sistematica pretesa sindacale di conservare i posti di lavoro con stabilità delle mansioni, ma facendo leva appunto sulla creazione di nuove attività in un sistema produttivo dinamico e con una adeguata formazione continuamente aggiornata di tutti gli operatori.
La crescita economica non dipende solo dal numero di aziende produttive né dal numero di lavoratori, ma sopratutto della competitività qualitativa dei prodotti e dai loro costi. Le nuove tecnologie sono preziose per chi sa usarle e può adottare anche i necessari elementi complementari. Ciò richiederà sempre un continuo impegno di tutti, certamente non statico.
Secondo una vecchia tradizione, la ricerca scientifica dovrebbe continuare ad essere gestita, o affidata in gestione, dalla politica. Ma, nel dinamico futuro che ci attende, questo primato della politica dovrebbe dimostrare di essere capace di mantenere una continua visione generale delle attività scientifiche universali e una aggiornata interpretazione di quanto sta contestualmente avvenendo nel mondo. Le nuove conoscenze ci verranno incontro a ritmi crescenti e porteranno valanghe di innovazioni tecnologiche che non determineranno solo quelle che abbiamo finora chiamato "Rivoluzioni" specifiche, ma apriranno una nuova e grande "Era" tecnologica, che coinvolgerà tutto e tutti.
Per la ricerca scientifica si dovrebbero intendere superati i limiti e le funzioni di un burocratico servizio dello Stato. Oggi, infatti stanno consolidandosi postazioni organizzative internazionali, con interventi anche di privati e della stessa finanza globale, che ha idee ben chiare anche in materia di profitti ricavabili.
Fra le tante innovazioni incombenti ve ne saranno certamente alcune alle quali nessun cittadino vorrà rinunciare e non sarà allora facile per la politica dividersi su posizioni contrapposte. Qualsiasi Governo dovrà prenderne atto. L'errore compiuto con l'oscurantismo applicato alle nostre ricerche scientifiche sugli OGM sarà difficile poterlo ripetere. Rimarrà come uno storico esempio di errore politico, che va ormai comunque corretto al più presto, per fermare i gravi danni già arrecati al Paese.
Di fatto, la politica ha già cominciato, anche nel nostro Paese, a considerare la possibilità di far convergere gli intenti dei partiti tradizionalmente opposti, per varare iniziative che si presentano come di generale interesse nazionale. Questo comportamento merita attenta riflessione, perché potrebbe essere una nuova espressione di politica consapevole dei profondi cambiamenti, anche sociali, che sono già in corso.
Nella grande e nuova "Epoca" tecnologica alla quale ci stiamo affacciando, anche la potenza e l'ascendente di un popolo e di una nazione potrà essere misurata con un nuovo parametro che comprenderà l'insieme di cultura, ricerca scientifica e sviluppo tecnologico. Questo parametro si aggiungerà o sostituirà i precedenti, quali le risorse naturali del territorio, le capacità produttive agro-industriali, le forze militari, ecc. In questo senso, anche nel discutere le carenze manifestate dalla UE è già emersa l'idea di organizzare un unico vertice europeo che guidi autorevolmente lo sviluppo delle potenzialità in tutti i settori tecnologici (dalle comunicazioni digitali ai controlli e guide satellitari, dalla robotica alle biotecnologie, ecc.) già ampiamente riconosciuti come essenziali e determinanti per accrescere le proprie potenzialità, risolvendo così anche problemi economici, finanziari, sociali, monetari, ecc.
In ogni caso, soluzioni di questo genere potranno comunque avere successo se assecondate dal ruolo comunque prioritario della Scienza, indispensabile anche per illuminare le ragioni della nostra stessa esistenza e farci capire come attraversare con dignità un futuro che meriti di essere vissuto.
Vi sarebbero altre considerazioni da fare. Ma non intendo superare i limiti di tempo programmati.
L’articolo è tratto dalla relazione (scaricabile gratuitamente dal sito www.georgofili.it) presentata dal prof. Franco Scaramuzzi al convegno “Esperienze italiane per l’innovazione in agricoltura: attualità del contributo di Gian Tommaso Scarascia Mugnozza”, il 2 settembre 2015 presso il Padiglione Italia - Expo 2015.
The future is in scientific research*
Many countries have understood science’s great value and are supporting research with increasing investments. The resulting technologies are necessary elements for developing the competitive innovations that enable businesses – whether small, medium or large – to grow, especially in a market that tends to be globalized.
In our country, unfortunately, a large part of the public structures dedicated to research are suffering not only for lack of financing, but also for inadequate overall organization.
Economic growth does not depend only on the number of productive firms or of workers, but primarily on the qualitative competiveness and costs of the products. New discoveries will be made at a growing rate, bringing with them an avalanche of technological innovations that will determine not only what have so far been called specifically “revolutions”, but which will open a new great technological “era” that will involve everything and everyone.
*The article is taken from the report (downloadable free of charge at www.georgofili.it) presented by Prof. Franco Scaramuzzi at the conference “Italian experiences for innovation in agriculture: the relevance of Gian Tommaso Scarascia Mugnozza‘s contribution”, held on 2 September 2015 at Italy’s Expo 2015 pavilion.