Il cuneo salino: è possibile irrigare con acqua parzialmente desalinizzata?

di Federica Rossi
  • 19 February 2025

L’Italia ha un territorio costiero ampio e frastagliato, caratterizzato da circa 7.900 km di coste e ha un consumo di suolo pari a -20 ettari/giorno di terreno agricolo. La presenza del cuneo salino e la sua penetrazione verso l’entroterra sono divenute sempre maggiori, sia per l’innalzamento del livello del mare, le mareggiate e la siccità, sia per cause antropiche quali i crescenti prelievi di acqua dalle falde freatiche, la canalizzazione e la urbanizzazione. Negli ultimi decenni, sia nel Mediterraneo che nel resto del mondo, la crescita demografica si è verificata soprattutto lungo le coste, luoghi in cui si verifica, soprattutto in estate, una fortissima competizione tra usi domestici, turistici ed agricoli. E’ proprio in queste aree che il processo di introgressione del cuneo salino si intensifica in modo allarmante, soprattutto durante gli anni di maggiore siccità, con forti effetti sugli ecosistemi locali e sull'equilibrio ambientale delle fasce costiere.
Fortunatamente, esistono tecnologie utili a contrastare gli effetti negativi del cuneo salino. Tra queste si annoverano la progettazione di impianti per il riutilizzo dell’acqua di bonifica a fini irrigui, l’efficientamento della rete, la realizzazione di invasi e bacini di accumulo per lo stoccaggio di acqua dolce, e la progettazione di nuove barriere antisale.
Per contenere i rischi, è prioritaria l’adozione di soluzioni sinergiche. Accanto ad una ragionata e ormai d’obbligo riorganizzazione delle reti, divengono fondamentali le moderne tecniche di gestione della risorsa idrica che consentano di governare il fenomeno per contenere il rischio agricolo, la salvaguardia dei sistemi naturali e dell’economia turistica. Ad esse occorre affiancare oculate scelte e avvicendamenti colturali e prevedere l’impiego di nuove varietà tolleranti la salinità, aprendo quindi gli spazi a quelle ottenute con opportune tecniche genomiche (Tea), oltre ad alcune tecniche che rendono possibile una proficua coltivazione anche in terreni a medio contenuto salino e/o con acque parzialmente salmastre.
L’approvvigionamento idrico su larga scala con acqua di mare desalinizzata sta emergendo soprattutto nelle regioni costiere che più spesso affrontano condizioni di persistente scarsità d’acqua, così come nelle isole prive di adeguate risorse di acqua dolce Dissalare l’acqua anche per usi agricoli è possibile benché fino ad ora oneroso dal punto di vista energetico ed economico. I costi operativi e di realizzazione stanno lentamente ma progressivamente diminuendo; ed emergono soluzioni tecniche innovative (uso delle tecnologie agro-voltaiche, nuovi tipi di ultra membrane, innovazione dei processi di desalinizzazione, non solo basati su vari principi di osmosi). La desalinizzazione, anche se in agricoltura una parziale desalinizzazione può essere sufficiente, pare quindi divenire una possibile soluzione per garantire nuove fonti d'acqua, anche come strategia di mitigazione degli impatti dovuti al cambiamento climatico. Nell’affrontare questa strategia, emergono alcune incognite, quali gli ancora elevati costi energetici, il rischio di tossicità per le colture dovuto ad eventuali presenze di metalli pesanti, lo smaltimento delle salamoie. Tutti questi aspetti implicano l’elaborazione di strategie di governance e gestione dell’acqua diverse dal passato. Sebbene siano quindi ancora necessarie esperienze e ricerche per promuovere un uso affidabile, sostenibile e redditizio dell’acqua desalinizzata nell’agricoltura irrigua, la sua adozione potrà aprire la strada verso l’impiego di risorse alternative per soddisfare la sempre crescente domanda di cibo in agricoltura.