I giardini delle ville venete come generatori di paesaggio

di Giuseppe Rallo
  • 09 May 2018
Il fenomeno delle ville venete, per il loro numero, la durata, la capillarità delle presenze nel territorio, si può considerare il risultato di un progetto politico, che non ha uguali nella storia occidentale.  Nell’ambito della strategia di riconquista della terraferma e del rilancio dell’economia della Repubblica, costretta per sopravvivere a passare dal commercio all’agricoltura, il Senato mette a punto una precisa strategia che gli permette, tramite apposite magistrature al cui vertice sono membri della nobiltà veneziana, un controllo diretto sul ogni aspetto della gestione del territorio, tra cui, oltre alla difesa e alla formazione universitaria, la produzione economica delle campagne, tramite il controllo delle acque e, in gran parte, dei boschi.
Le ville con i loro annessi, con l’organizzazione degli ambiti interni e di quelli agricoli determinano la forma di ampie aree del Veneto e del Friuli, sia come singoli insediamenti ma anche come veri e propri sistemi territoriali.  La villa prende forma come “città piccola” (secondo la definizione albertiana della casa), e diventa l’elemento determinante del nuovo paesaggio, guidando l’urbanizzazione delle campagne. Andrea Palladio propone un modello dove il centro dell’azienda è la villa e dove a partire dall’architettura si genera un sistema più o meno esteso di elementi funzionali alla produzione agricola, allo sfruttamento dell’energia dell’acqua, della sericoltura legati tra loro   da una rete di relazioni e di geometrie che si irradiano dal centro del salone. Il modello verrà variamente declinato in relazione ai siti che le ville andranno ad occupare connotando ampie porzioni di territorio, spesso già interessate dalle ampie bonifiche e dai progetti irrigui che la Serenissima nel mentre portava avanti con forza e con una straordinaria organizzazione.
Il giardino in questa concezione non è più solo la parte più disegnata e dedicata all’otium e alla bellezza della natura, ma diventa elemento di transizione tra la villa, il brolo e la campagna, come spazio legato all’architettura da cui partono assi in grado poi di organizzare e strutturare il paesaggio circostante. Sul territorio si trovano ancora oggi segni importanti di quella organizzazione nascosti tra le pieghe di uno sviluppo disattento e inconsapevole.
Il piano paesaggistico in corso di redazione, l'attività di tutela, molte iniziative pubbliche e private stanno facendo riemergere, sebbene con difficoltà e con incongruenze, questo enorme patrimonio dalle valenze molteplici che è in grado di rigenerare porzioni molto grandi del territorio regionale. Le ville costituiscono una grande opportunità solo se considerate nel loro insieme non solo da un punto di vista del turismo, ma anche in relazione alla qualità dell'abitare e della quotidianità. Proprio perché hanno una diffusione capillare e una organizzazione ampia e strutturata esse sono in grado di far ripartire processi di riqualificazione e di rinnovo di ampie porzioni di paesaggio. Molto interessanti i fenomeni in atto nel veronese e nel trevigiano di identificazione di importanti complessi con la produzione di vini di alta qualità (Amarone, Ripasso, ecc) e di prodotti agricoli di eccellenza.


L’articolo è un abstract della relazione presentata al Convegno “Il paesaggio delle ville venete” tenutosi ad Agripolis – Legnaro (Pd) – il 12 aprile 2018.