I fichi d’India potrebbero diventare una fonte sostenibile di cibo e di carburante in luoghi che necessitano maggiormente di queste risorse, secondo l’Università del Nevada, a Reno. Il fatto che le piante siano anche resistenti al caldo e alla siccità, per non parlare della cattura di anidride carbonica dall’atmosfera, significa che i fichi d’India potrebbero rivelarsi un’importante coltura di fronte al cambiamento climatico. Le proiezioni climatiche mostrano che i fenomeni di siccità aumenteranno, sia in termini di durata, sia in termini di gravità, il che porterà ad avere temperature più elevate, e minori disponibilità di acqua. Colture come riso, mais, e soia hanno un limite di temperatura superiore, mentre altre colture tradizionali, come l’erba medica, richiedono più acqua.
In un precedente studio finanziato dall’Experiment Station e dal National Institute of Food and Agriculture del Dipartimento all’Agricoltura degli Stati Uniti, il team del professor Cushman ha condotto la prima sperimentazione sul campo di lungo periodo delle specie di opuntia. Il team ha scoperto che alcune piante, come i cactus senza spine, possono essere utilizzate come materia prima per i biocarburanti per sostituire i carburanti fossili. Lo studio ha dimostrato che i fichi d’India hanno la più alta produzione di frutta, utilizzando fino all’80% di acqua in meno rispetto ad alcune colture tradizionali. “Il mais e la canna da zucchero sono le principali colture bioenergetiche in questo momento, ma necessitano di una quantità di acqua che è da tre a sei volte maggiore rispetto al fico d’India”, ha dichiarato Cushman. “Questo studio ha dimostrato che la produttività dei cactus è pari a quella di queste importanti colture bioenergetiche, ma utilizzano una frazione dell’acqua e hanno una maggiore tolleranza al caldo, che li rende una coltura molto più resiliente al clima”.Il fico d’India è una coltura perenne versatile che funziona bene come coltura bioenergetica. La pianta funge anche da pozzo di carbonio terrestre che cattura e immagazzina CO2 dall’atmosfera. “Circa il 42% della superficie terrestre in tutto il mondo è classificata come semi-arida o arida”, ha affermato Cushman. “Vi è un enorme potenziale per l’utilizzo di cactus per il sequestro di carbonio. Possiamo iniziare a coltivare fichi d’India in aree abbandonate che sono marginali e che potrebbero non essere adatte per altre colture, espandendo quindi l’area che viene utilizzata per la produzione di bioenergia”.
da: Agrapress, Rassegna della stampa estera n. 1373, 11/3/2021