Gli insetti ci possono aiutare contro i batteri patogeni resistenti agli antibiotici

di Mauro Antongiovanni
  • 13 November 2024

Come è noto, l’impiego degli insetti e delle loro larve come alimento proteico, per il momento per uso prevalentemente zootecnico, sta assumendo sempre più importanza. Ciò comporta, conseguentemente, che gli studi sulle caratteristiche nutrizionali, ovvero di composizione chimica di questo alimento si stiano intensificando.
Un aspetto, in particolare, sta interessando i ricercatori: il fatto che alcuni insetti possano produrre dei peptidi antimicrobici capaci di sostituire efficacemente gli antibiotici come promotori di crescita, ormai divenuti impotenti contro i patogeni, per il fenomeno conosciuto della “antibiotico resistenza acquisita”. Particolarmente interessante, da questo punto di vista, è la mosca conosciuta col nome di Black Soldier, ovvero la Hermetia Illucens, le cui larve possono addirittura essere stimolate a produrre i peptidi antimicrobici (Nakagawa et al., Int. J. Mol. Sci., 2023, 24 (21), 15765). Questa citazione non è la sola di pubblicazioni sull’argomento, ma è recente e può bastare per richiamare la nostra attenzione sull’importanza degli insetti.
Due parole sui peptidi antimicrobici: sono peptidi naturalmente prodotti negli organismi viventi come meccanismi di difesa contro i batteri patogeni. Negli insetti, in particolare, si ha una vasta gamma di questi peptidi in molti organi e tessuti: del tratto riproduttivo, nelle ghiandole salivari, del tratto digerente, nel tessuto adiposo, negli emociti. Le larve del Black Soldier sono le più ricche di peptidi antimicrobici, sia in termini quantitativi che in termini qualitativi, ovvero di numerosità delle varianti, fra le larve dei vari insetti esaminati. I vari peptidi antimicrobici differiscono fra loro sia per la sequenza aminoacidica che per la struttura terziaria. Hanno nomi suggestivi come cecropine, defensine, attacine. Alcuni sono particolarmente ricchi di prolina.
Non è stato chiarito il meccanismo di azione di queste molecole. Per il momento si fanno tre ipotesi:
- allarme citochine, con il quale il peptide fa partire la risposta immunitaria sotto forma di citochine e macrofagi per eliminare i patogeni;
- il peptide riesce a forare la parete cellulare del patogeno, entrandoci direttamente;
- inibizione degli scambi intracellulari, per cui il peptide blocca il trasporto di ioni e danneggia la struttura proteica della parete cellulare, causando la lisi del batterio.
Il materiale studiato sono state le larve fresche di Black Soldier, la farina di larve essiccate ed un estratto purificato dei peptidi antimicrobici. Si sono potuti caratterizzare 29 peptidi diversi nel campione di larve fresche, 14 peptidi in quello di larve essiccate e 23 nell’estratto purificato, tutti ad azione antimicrobica anche dopo l’essiccazione e la purificazione dell’estratto, estratto che ha mostrato una significativa attività antibatterica nei riguardi dei patogeni Salmonella, Escherichia coli e diversi ceppi di Stafilococco.
Senza contare che i peptidi costituiscono anche dei nutrienti sostenibili di natura proteica. Da questo punto di vista, alcune esperienze si sono rivelate estremamente interessanti:
- nei suinetti piccole porzioni di peptidi nella dieta hanno favorito lo svezzamento e migliori performance successive;
- nelle ovaiole la farina di larve di Black Soldier come fonte di energia e proteine nobili ha garantito ottime performance in termini di qualità e colorazione delle uova;
- nei broiler, oltre a migliorare le performance produttive, il prodotto ha mostrato la capacità di stimolare il sistema immunitario;
- nelle vacche da latte i dati pubblicati mostrano miglioramenti statisticamente significativi nella produzione di latte, di migliore qualità e nello stato di salute generale degli animali;
- in acquacoltura, esperimenti sul salmone atlantico hanno fornito ulteriori prove di miglioramento sugli accrescimenti ponderali, conversioni alimentari e qualità organolettiche del filetto.
A noi non rimane che sperare che i patogeni con cui abbiamo a che fare non diventino resistenti anche a questi antibiotici naturali.