Le persone amano le piante ma non tutti capiscono che per gestirle al meglio servono capacità e competenze specifiche. Sensibilizzare l'opinione pubblica rappresenta un passo fondamentale.
Ho proposto questa riflessione già altre volte, ma leggendo qua e là, soprattutto sui quotidiani, si nota molta disinformazione da parte di chi scrive e, spesso, anche poca voglia di trattare l’argomento, sicuramente meno importante, per molte persone, della vita sentimentale di qualche starlette della TV.
"Trees are good, Trees need care, Arborist care for trees", il motto dell'ISA (International Society of Arboriculture) racchiude il senso di un concetto che, purtroppo, oggi non è così diffuso. Gli alberi sono esseri meravigliosi. Non solo ci gratificano con la loro straordinaria bellezza, ma ci forniscono anche benefici fondamentali per la nostra stessa esistenza. I vantaggi che la loro presenza apporta sono noti: ci proteggono limitando gli eccessi climatici, rimuovono gli inquinanti, riducono i rumori e forniscono habitat per la biodiversità. Il loro contributo alle nostre città, e non solo, è immenso, specialmente per la nostra salute e benessere. Se tutto questo è vero, non si capisce come mai non venga assegnata all’arboricoltura (intesa nel senso inglese del termine, che si riferisce agli alberi in ambiente urbano, monumentali, ecc.) quella dignità, anche scientifica, che le spetta. Forse perché la cura degli alberi cosiddetti “non a fini produttivi” (anche se, come detto, “producono” tutta una serie di incommensurabili benefici) è un concetto che non è pienamente compreso dalle persone e, purtroppo, pochissimo da politici e amministratori.
Le persone amano gli alberi ma spesso non riescono a comprendere che la cura e la gestione necessarie per mantenere gli alberi nelle nostre città devono essere affidate a persone competenti, con lunga esperienza, soprattutto nel caso di esemplari monumentali, in cui un intervento errato può avere effetti esiziali sulla vita dell’albero.
Sensibilizzare l'opinione pubblica costituisce uno dei principali ostacoli nella diffusione della “cultura dell’albero”. In questo senso non giovano certo atteggiamenti “integralisti” che portano spesso a un muro contro muro, assolutamente sbagliato, invece di “ragionare” in modo unitario. Non dobbiamo scordare che gli alberi sono esseri mortali e, come tutto il resto degli animali e delle piante sul nostro pianeta, hanno un’aspettativa di vita, diversa da specie a specie, che può essere anche molto lunga ma che, in un ambiente ostile e con una gestione errata, può accorciarsi moltissimo. Come gli alberi cominciano a maturare e poi a entrare nella fase di senescenza, un vero arboricoltore, meglio se certificato, può notare rami che iniziano a indebolirsi, può cogliere segnali di stress e può consigliare come intervenire e dare i migliori suggerimenti per prolungare la vita del vostro albero. E se vi raccomanda, a malincuore, che l’albero deve essere abbattuto, lo fa per ridurre il rischio che potreste correre o far correre, qualora dovesse spezzarsi o sradicarsi. Non basta la passione, non basta dire “amo gli alberi” per pretendere di intervenire o dare direttive su come essi devono essere gestiti. E non basta nemmeno una laurea in Scienze Agrarie o Forestali e neanche un dottorato. Non basta essere professori. Ci vuole esperienza, osservazione, autocritica, voglia di imparare dai propri sbagli e confrontarsi senza affrontarsi.