Gli antichi Romani al Colosseo non mangiavano popcorn

di Giovanni Ballarini
  • 12 June 2024

Gli antichi Romani durante gli spettacoli mangiano olive, focacce e altri cibi popolari, mentre i nobili tra uno spettacolo e l’altro godono di banchetti con polli, patelle e ostriche, miele e spezie orientali in una grande varietà di cibi importati da tutto l'Impero (Rossella Rea - The Colosseum - Ministero della Cultura Parco archeologico del Colosseo – 2022) ma certamente non mangiano popcorn di mais che arriva in Europa solo dopo la scoperta dell’America nel 1492 da parte di Cristoforo Colombo (1451 – 1506).
Mangiare durante gli spettacoli è antichissima consuetudine come arricchire i momenti conviviali con l’ascolto di musica così come, viceversa, l’ascolto di musica con il consumo di cibo. Fino a tempi relativamente recenti era normale mangiare a teatro nei palchi assistendo agli spettacoli e non ci si deve stupire se questa abitudine continua nei cinema e poi nelle case quando si guarda la televisione, soprattutto se trasmette film o eventi sportivi.
Nelle prime sale cinematografiche e fino alla metà del ventesimo secolo si mangiano semi di zucca salati, lupini o arachidi mentre nella seconda metà del secolo si diffondono i popcorn americani, unitamente a bibite gassate ricche di zuccheri che poi sono usati anche nelle case. Questi ultimi alimenti iperprocessati (un sacchetto medio di popcorn può contenere più di mille calorie, quasi la metà dell’apporto calorico giornaliero raccomandato per un adulto medio) sono inoltre mangiati in modo compulsivo e al di fuori di ogni controllo se si sta visionando film soprattutto se thriller o seguendo un’importante partita di calcio.
Questo comportamento alimentare oggi si correla al dilagante sovrappeso e obesità della popolazione e secondo l'ISTAT (2021) negli adulti la percentuale di italiani in sovrappeso è del 36,1% (maschi 43,9%, femmine 28,8%), gli obesi sono l'11,5% con una tendenza in costante crescita e l'eccesso di peso in età infantile è uno dei principali problemi di salute pubblica perché in Italia all'età di otto anni il 39% dei bambini è in sovrappeso inclusa l'obesità e il 17% è obeso.
Mangiare e bere cibi ultratrasformati e carichi di calorie vuote, cioè alimenti senza proteine, grassi, carboidrati complessi, sali minerali e vitamine, al cinema o allo stadio una volta alla settimana, quando si vede una a partita, è già un rischio. Questo comportamento alimentare diviene molto alto e pericoloso quando è un’abitudine quasi giornaliera vedendo a casa nella televisione le partite di diversi sport, ma soprattutto film nei quali, in molti casi vi sono cibi e bevande malsane.
La moltiplicazione e diffusione globale dei mass media ha causato un cambiamento nel modo in cui gli individui percepiscono il mondo e tra questi il cinema e i film come mezzi di comunicazione che trasmettono messaggi forti e memorabili, influenzando gli atteggiamenti e le percezioni degli individui a vari livelli. In alcuni casi (Il Pranzo di Babette di Gabriel Axel, 1987, Ratatouille di Brad Bird e Jan Pinkava 2007, Chocolat di Lasse Hallstrom 2000 e pochi altri film) l'industria cinematografica ha riconosciuto l'attrattiva visiva ed estetica della gastronomia in cui il cibo è l'attore principale producendo alcuni film con un tema gastronomico. In altri casi l’uso della gastronomia nei film fornisce importanti spunti di riflessione sul paese rappresentato e può contribuire alla propagazione e alla promozione della cultura svolgendo un importante ruolo nella diffusione e commercializzazione delle culture alimentari e gastronomiche dei diversi paesi (Hakan Yılmaza, Nesrin Aysun Yükselb - Gastronomy-themed movies - TOLEHO, 3 (2), 129 -137, 2021). Tuttavia nella gran parte dei film questo non avviene e in molti e diversi cointesti prevalgono cibi ultraprocessati che rimangono anche nella memoria. Chi non conosce il Martini Vesper, “agitato, non mescolato” (Shaken, not stirred) la variante più famosa del Martini Dry, il drink dell'agente segreto James Bond, 007?
Oggi cibi locali ed esotici, performance gastronomiche tradizionali e innovative, piatti creativi e stravaganti, cibi e bevande iperprocessati permeano programmi televisivi, film, giornali, social network, mostre d'arte e molti altri ambiti della nostra vita quotidiana. Nella maggior parte delle pellicole cinematografiche dei film in distribuzione, la qualità nutrizionale degli alimenti e delle bevande presenti è spesso malsana e lontana dalle raccomandazioni delle autorità sanitarie, come risulta anche da indagini americane su duecentocinquanta film statunitensi di maggior incasso dal 1994 al 2018 (Bradley P. T., Handley-Miner I. J., Samuels N. A., Markus H. R., Crum A. J. - Nutritional Analysis of Foods and Beverages Depicted in Top-Grossing US Movies, 1994-2018 – JAMA Intern. Med. 181 (1), 1 – 10, 2021).
Un fenomeno questo non molto dissimile dalla situazione italiana per cui la presentazione di cibi e bevande malsani nei media è divenuto un problema socioculturale che si estende oltre la pubblicità. Infatti in chi guarda un film mangiando cibi ultraprocessati o bevande zuccherine o alcooliche, la presenza delle stesse nel contesto del film anche in posizione subliminare e come elemento secondario, può avere un effetto di tipo inconscio giustificatorio che tende a rinforzare il cattivo se non malefico comportamento di mangiare o assumere bevande ultraprocessate che portano a sovrappeso e obesità.