In questi mesi l’università degli Studi di Firenze, nello specifico i Dipartimenti di Biologia e di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari e Ambientali e Forestali (DAGRI) e il Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno, hanno dato vita ad un progetto che prevede il recupero di aree perifluviali con due finalità principali: aumentare la biodiversità delle aree perifluviali nel reticolo di competenza del Consorzio e creare un habitat più consono per gli insetti impollinatori e, in particolare, per le api selvatiche.
La sperimentazione, che durerà almeno tre anni, è la prima di questo tipo in Europa, in particolare perché i ricercatori si impegnano a valutarne gli effetti, mettendo a disposizione uno sforzo scientifico ingente, sia sul campo che in laboratorio, grazie al coordinamento della Prof.ssa Francesca Romana Dani e di Oana Catalina Moldoveanu, dottoranda presso il dipartimento di Biologia aiutata da Martino Maggioni, tesista di Laurea magistrale.
La presenza di api selvatiche si è molto ridotta negli ultimi anni e sono necessari ancora studi specifici che ne rivelino la presenza nei nostri ambienti. “In Europa ci sono ben 2.000 specie e solo in Italia” – afferma la professoressa Dani – “dove le biodiversità tendono ad essere più numerose, ne abbiamo quasi 1.100. Riuscire ad avere dati sui trend di popolazione diventa complicatissimo. Per molte specie addirittura non abbiamo nessun dato. Bisogna fare molta attenzione quindi prima di affermare che ci sono specie in via di estinzione. Va detto anche che, studiando le informazioni di alcune specie più conosciute, il fenomeno della diminuzione è evidente e innegabile. Questa è causata da vari fattori, quali i cambiamenti nell’uso del suolo, dalla riduzione di aree aperte dovuta all’espansione delle aree urbanizzate e, paradossalmente, dall’abbandono delle superfici coltivate e conseguente crescita di una copertura arbustiva e arborea che le api non amano, perché a loro servono spazi aperti con fioriture”.
Il progetto di collaborazione nasce dal tentativo del consorzio di aumentare le proprie attività sperimentali tentando di conciliare le esigenze di manutenzione del reticolo idraulico affidato all’Ente con una maggiore attenzione alla conservazione dell’ambiente, alla biodiversità. Nel nostro piccolo cerchiamo di cambiare paradigma: i Consorzi gestiscono un complesso reticolo idraulico sul territorio composto da fiumi, torrenti, canali e casse di espansione, ma anche da aree limitrofe sulle quali potremmo adottare una serie di iniziative a favore della biodiversità, della conservazione del suolo e della sua fertilità, della cattura della CO2 dell’infiltrazione dell’acqua e così via, con un grande beneficio a favore della collettività. Il primo progetto era nato con il dipartimento DAGRI della scuola di Agraria (UNIFI) con la collaborazione del Dott. Marco Napoli e prevedeva la semina di prati di trifoglio in una cassa di espansione nei pressi di Signa per favorire la conservazione della fertilità del suolo e migliorarne la qualità ambientale. Il successo di quel primo progetto del 2021 ha permesso di stringere relazioni anche con il dipartimento di Biologia e realizzare queste sperimentazioni su diverse miscele di prati vista la fioritura troppo breve del trifoglio.
La sperimentazione si svolge in due aree diverse, e grazie alla metodologia utilizzata sarà possibile capire se queste pratiche aumentano le popolazioni e le varietà di api selvatiche. Una certa importanza nella sperimentazione la svolgono le miscele di prati che devono, per esigenze anche di manutenzione, essere più o meno permanenti e con una discreta variabilità floreale. Durante la sperimentazione il team di biologi coordinato dalla prof. Dani, raccoglie i campioni con regolarità, provvede alla loro determinazione analizzando gli aspetti morfologici e genetici che confluiscono in banche dati pubbliche.
Le aree coinvolte dal progetto sono state inizialmente molto piccole, poco più di due ettari, ma ad autunno saranno seminati più di dieci ettari di prato con l’idea di coinvolgere, negli anni successivi, differenti ambienti del comprensorio.
Il progetto non ha riflessi positivi solo sulla biodiversità e sulla presenza di insetti pronubi, ma pensiamo anche al valore, difficilmente stimabile ma rilevante, della presenza degli insetti in agricoltura e nell’ambiente. Le api garantiscono dei servizi eco-sistemici fondamentali e se uno dei componenti della rete ecologica viene meno, l’effetto sull’ecosistema è traumatico. Inoltre, vista la presenza di attività agricola in prossimità delle zone di sperimentazione, le pratiche adottate potrebbero favorire l’adozione di ecoschemi da parte degli agricoltori con conseguente riconoscimento da parte della PAC.