L'argomento che è stato al centro dell'Incontro di venerdì 4 Ottobre u.s. presso l'Accademia dei Georgofili è sintetizzato nel titolo "Nuove frontiere per la genetica e l’agricoltura: le biotecnologie vegetali in Italia”.
Verrebbe subito da polemizzare sul trattamento molto "singolare" che l'Italia ha riservato a questo strategico ed importante settore che è, al tempo stesso, un formidabile ambito di ricerca e un fine strumento per l'innovazione industriale; ma preferiamo, anche visti i tempi, pensare ad altro.
Tre aspetti delle biotecnologie vegetali hanno avuto un pronto accoglimento in molti paesi europei ed extraeuropei. Il primo è la ricerca: le biotecnologie non solo sono nate dalla ricerca - e nel 60° anniversario della scoperta della doppia elica del DNA da parte di Watson e Crick, è doveroso ricordare come gli scienziati siano capaci di cambiare il nostro mondo - ma hanno avuto e continuano ad avere una forte influenza sulla ricerca contemporanea sulle piante, rendendo possibili e perseguibili obiettivi altrimenti destinati a restare intenzioni. Passando alle applicazioni - gli altri due aspetti -, dobbiamo osservare come l'agricoltura mondiale sia ormai contrassegnata da una forte presenza biotecnologica; se è vero che le piante transgeniche non rappresentano l'unica applicazione che deriva da quella straordinaria scoperta, non possiamo però non rilevare, con un certo stupore, che oltre 160 milioni di ettari sono coltivati con specie ottenute secondo la metodologia della "ingegneria" genetica. E' inoltre importante osservare come questo tipo di coltivazione, iniziato nel 1994 su una piccola superficie di circa 1 milione di ettari, si sia diffuso sino a raggiungere le dimensioni attuali, senza che un solo caso di danno per l'uomo sia stato registrato, nonostante gli sciagurati scenari previsti dagli oppositori.
La considerazione appena fatta ci porta a valutare l'aspetto della salute umana e delle sue molteplici implicazioni. E' questo il terzo aspetto; non c'è dubbio che oggi sia matura nella coscienza dei cittadini, la convinzione che una adeguata alimentazione sia alla base di un buon stato di salute generale, cioè psico-fisico. Se è assolutamente vero che i cibi tipici, tradizionali, locali, etc. costituiscono quel prezioso "giacimento eno-gastronomico" che caratterizza l'Italia e contribuisce molto alla nostra fama nel mondo (e anche al nostro PIL), è vero anche che solo una ricerca ed una tecnologia all'altezza dei tempi debbano affiancare incessantemente queste produzioni in modo da non far perdere loro sia le varie prerogative ricercate dai consumatori, come quelle qualità salutistiche, magari ulteriormente incrementate, che possiedono.
Quindi le biotecnologie come strumento anche per la nostra buona alimentazione e salute: di questo si è parlato all'Incontro dei Georgofili che ha visto la partecipazione di personalità che rappresentano quanto di meglio ha l'Italia in questo ambito.