Finalmente il trattato di Giuseppe Del Moro "Agricoltura pratica tratta dall'esperienze nel giro d'anni LX", presentato dall'autore all'Accademia dei Georgofili nel 1758, pochissimi anni dopo la fondazione dell'Accademia stessa, ma mai stampato, è stato riscoperto da Daniele Vergari che anche curato la opportuna stampa del manoscritto.
Quanto serve, oggi, frugare negli Archivi, quando anche in agricoltura, l'attività più pratica del mondo, si prospettano scenari avveniristici che vanno dall'uso di varietà coltivate o di razze animali ottenute tramite mezzi avanzatissimi di miglioramento genetico, a tecniche colturali guidate dalla meccatronica, alla diffusione di sensoristica per rilevare in continuo i parametri ambientali utili per ogni forma di agricoltura, ai mezzi di difesa dagli attacchi di insetti, di funghi e di batteri, che si basano sulla integrazione di sofisticate molecole chimiche con raffinati metodi di lotta biologica, per arrivare sino alle coltivazioni senza terra e persino alle coltivazioni in verticale, stravolgendo quanto è stato fatto per millenni nella più tradizionale attività umana?
E non è tutto, perché permane non solo l'affanno per produrre alimenti per una popolazione globale che ha praticamente raggiunto gli 8 miliardi ed è in crescita, ma questa meta produttiva va raggiunta con l'imperativo di una più elevata qualità mantenendosi nel rigoroso rispetto della sostenibilità ambientale e socio-economica.
Diviene ovvio un interrogativo. Ha senso, in questo quadro, la ricerca archivistica, centrata sul fattore di casa Salviati, Giuseppe del Moro, vissuto in Toscana in pieno '700, quando -tanto per riprendere uno dei parametri sopra riportati-, la popolazione del pianeta non raggiungeva gli 800 milioni di abitanti e i "saperi" agrari erano ancora in uno stadio pre-scientifico, come dice bene Rossano Pazzagli nella prefazione al libro?
Ha un senso, eccome! Perché l'agricoltura si fa ancora, pur con tutte le innovazioni possibili, sia tecnico-scientifiche che economico-sociali, in quei territori, della Toscana come di tutta Italia, d'Europa e, aggiungerei, del mondo. Pertanto tutte le considerazioni fatte da Vergari nella sua Introduzione, sono riportabili all'oggi, sia sotto il profilo delle valutazioni tecniche che su quello delle complesse relazioni umane.
Vorrei fare un paio di esempi a sostegno di quanto sopra detto.
La storia dell'agricoltura è la storia di un rapporto duro, talora durissimo, tra l'uomo con la sua volontà di ricavare dalla terra ciò di cui ha bisogno per vivere e la resistenza della natura a farsi dominare. Niente è più istruttivo dell'analisi storica di questo rapporto che ha segnato una progressiva emancipazione, dalla condizione primitiva verso una situazione di "pubblica felicità". In questo lungo processo sono intervenuti, solo negli ultimi due-tre secoli, le numerose e incessanti innovazioni del progresso tecnico-scientifico, che hanno marcato una netta differenza con i tempi di Del Moro, ma sono rimaste invariate le risorse naturali per fare agricoltura, primariamente suolo e acqua. Per tale ragione le considerazioni tecniche fatte da del Moro sono un insegnamento importante per chi fa agricoltura oggi e che, distratto da una sorta di "invulnerabilità" prodotta dalle nuove tecnologie, si dimentica che il suolo e l'acqua, tanto per citare due fattori "permanenti" per l'agricoltura, non sono tutt'altro che due variabili minori e sempre controllabili. L'accorta gestione dei campi non è passata di moda.
Ma anche nell'ambito delle valutazioni economico-sociali, dove tutto sembra essere cambiato, occorre ricordare, almeno per una volta, che tutto è cambiato affinché non cambiasse nulla.
Al di là della battuta: l'assetto socio-economico del tempo di Del Moro è stato ben evidenziato da Vergari, quando cita l'emergere della coscienza che "la direzione delle fattorie toscane non fosse affidata ai soli proprietari ma a persone istruite che riuniscono cioè la teorica alla pratica". Questa coscienza condurrà, diversi anni dopo, Cosimo Ridolfi, a fondare la scuola di Meleto, ma la problematica di fondo resterà sino ai nostri giorni, segnati da una enorme intrusione di interessi pubblico-privati sull'agricoltura.
L' Accademico "ricercatore di Archivi”, Daniele Vergari, ci ha aiutato a fare un po' di ordine e gli dobbiamo gratitudine.