In un'intervista pubblicata dal Corriere della sera di sabato 7 novembre, la stessa Camusso (CGIL) ha ritenuto che anche Boeri (INPS) sia ossessionato dalla volontà di applicare tasse patrimoniali, confondendole con le pensioni. Senza un ricalcolo dei contributi pagati nel tempo dagli attuali pensionati e facendo di tutt'erba un fascio, si è proposto un taglio generalizzato a tutte le pensioni che superano i 2.000 euro (senza alcuna motivazione di questo drastico livello). I lavoratori hanno affidato sistematicamente allo Stato, anche per più di 50 anni, somme mensili non indifferenti, destinate a un accantonamento di risparmi, cioè un patrimonio privato capace di consentire una pensione proporzionata. Oggi si vorrebbe invece che lo Stato considerasse tutte le somme raccolte come se fossero state destinate a un investimento incauto e ritenesse di poterne fare bersaglio fiscale come se si trattasse di investimento in beni patrimoniali. Oggi si tende infatti a rispettare solo investimenti in attività imprenditoriali.
Anche Papa Francesco è intervenuto domenica 8 novembre per fermare questa proposta fiscale, ricordando che "la pensione è un diritto". Questo alto concetto è basato su principi morali e di giustizia sociale. Ma non dubitiamo che le condizioni contrattuali stabilite dallo Stato e accettate dai lavoratori costituiscano anche diritti giuridici acquisiti, che non possono essere abusivamente considerati "pezzi di carta stracciabili" come è avvenuto per storici trattati politici. E' in gioco la serietà e credibilità dello Stato e le conseguenze di un tale irresponsabile provvedimento, può arrecare danni micidiali all'intero sistema pensionistico e a tutto il Paese.
(Tratto da: La Nazione, 11 novembre 2015)