Un lavoro pubblicato nel dicembre 2021 (Long-term fertliization with urban and animal wastes enhances soil quality but introduces pharmaceuticals and personal care products. Vualle J., Thorsten K. O., Magid J., Hansen M., Cedergreen T., Agronomy for Sustainable Development, 2021) tocca l’argomento recupero, bio-risorse e sostenibilità nell’ottica di una progressiva riduzione di fertilizzanti chimici e minerali a favore di fertilizzanti organici recuperati da scarti urbani e animali. E’ noto come l’alto contenuto di fosforo, azoto e sostanza organica dei fanghi di depurazione e del letame bovino abbia potenziali effetti benefici sulla fertilità e la struttura del suolo, e che anche l’alto contenuto di azoto dell’urina umana potrebbe essere recuperato a questi fini. L’efficacia degli ammendanti organici sulla biomassa microbica e la microfauna nel suolo sono già ampliamente dimostrati, ma il fatto che l’uso di reflui urbani e animali sia una strada di entrata diretta per xenobiotici e metalli pesanti, e che per questo il loro uso sia interdetto in numerosi paesi, resta sotto questione. Ma mentre metalli pesanti, idrocarburi aromatici policiclici e alcuni composti organici sono tradizionalmente monitorati e regolati nel letame bovino dalla Direttiva Europea 86/278/EEC, l’attenzione è rivolta ad alcuni composti non soggetti al monitoraggio. Come ad esempio ritardanti di fiamma, microplastiche, farmaci ad uso umano e veterinario, e prodotti per la cura personale, potenzialmente tossici per flora e fauna. Gli Autori di questo lavoro hanno svolto un lungo, e complesso, studio in numerosi campi sperimentali della Danimarca fertilizzati per oltre 14 anni rispettivamente con diverse concentrazioni di letame bovino, fango di depurazione, urina umana, e concimi minerali convenzionali. L’analisi sulle differenze in contaminanti è stata effettuata combinando una accurata analisi “suspect screening” basata su cromatografia liquida ad alta performance e spettrometria di massa “tandem” con la quantificazione della abbondanza di nematodi indigeni, e con un successivo test di laboratorio in cui si verificava la capacità riproduttiva di una specie-test di nematode, Caernorhabdtis elegans. Alla conclusione dei lavori, si è evidenziata, in tutti i trattamenti escludendo quello convenzionale assunto come controllo, la presenza, in maggiore o minor concentrazione, di un totale di 12 farmaceutici e prodotti per la cura della persona compresi nelle classi di uso “analgesici”, “metaboliti di antidepressivi”, “antistaminici”, “beta-bloccanti”, “metaboliti dei calcio-antagonisti”, “disinfettanti e antistatici”, “metaboliti del muschio sintetico”. Le più alte concentrazioni si sono riscontrate nel suolo prelevato dai campi concimati con fanghi e con urina. Dall’altro lato, però, tutti i trattamenti organici hanno favorito la presenza dei nematodi indigeni e la riproduzione della specie test, non facendo emergere situazioni di tossicità. L’analisi delle componenti principali ha anche dimostrato una correlazione tra l’abbondanza dei nematodi e la sostanza organica, il contenuto idrico, in nutrienti, e la porosità del suolo, dimostrando quindi che l’uso dei rifiuti urbani e animali può essere favorevole alla qualità dei suoli stessi. In questo studio, la presenza dei contaminanti farmaceutici non ha mostrato effetti sfavorevoli ma, come gli autori stessi ricordano, l’uso di concimi di bio-recupero deve essere studiato molto a fondo data l’ampia gamma di contaminanti che essi possono contenere, comprendendo anche molti altri test eco tossicologici inclusivi di diversi livelli trofici e screening dedicati per accertare presenza e concentrazione di residui potenzialmente tossici e pericolosi.