In un periodo di crescente interesse per le piante, nonostante i noti e documentati problemi di “cecità vegetale” specialmente nelle aree urbanizzate, una delle principali sfide consiste nel comunicare in modo efficace l’essenza della Botanica: di cosa tratta questa disciplina? Chi sono i botanici? Come si differenziano i giardini botanici dagli altri tipi di giardini? Secondo il Cambridge Dictionary, la Botanica è definita come "lo studio scientifico delle piante", mentre il Dizionario Treccani la descrive come "la branca della Biologia che studia gli organismi vegetali". Tuttavia, poiché la ricerca contemporanea sulle piante presenta una grande varietà di specializzazioni, lo studio delle piante può manifestarsi in forme diverse, spesso coinvolgendo l’uso delle piante o dei loro estratti in studi che spaziano dalla ricerca di base alla ricerca applicata in ambito agronomico o medico, talvolta definita come “Botanica applicata”.
Questa complessità risale certamente all’origine della Botanica stessa come scienza separata dalla Medicina durante il Rinascimento, fino alle sue origini più remote nell’antica Grecia, quando la parola ‘botanica’ venne coniata da Omero nell’Iliade, nell’VIII secolo a.C. Il legame profondo con la coltivazione delle piante per scopi alimentari e estetici è ancor più antico, risalendo ad almeno 11.700 anni fa. Questa stessa complessità è riflessa anche nell’organizzazione accademica, in cui la Botanica pura viene insegnata sempre meno frequentemente. Infatti, la ricerca di base è sempre più rara a causa delle limitazioni di fondi, con la ricerca applicata che attrae finanziamenti enormemente maggiori. Tutti questi problemi hanno portato alcuni a dichiarare “la fine della Botanica” e altri a sottolineare come concetti di base e fondamentali, come la nomenclatura, vengano sempre più trascurati dalla comunità scientifica dei biologi vegetali. I termini “botanica” e “botanico” stanno diventando sempre più rari in ambito accademico, a favore dei più accattivanti “biologia vegetale” e “biologo vegetale”. Parallelamente, al di fuori dell’ambito accademico, questi termini sono ancora di largo uso, ma sempre più spesso vengono applicati a qualsiasi figura professionale o amatoriale che si occupi delle piante a qualsiasi livello e per qualsiasi motivo, comprese Agronomia (agronomi, arboricoltori, giardinieri, ecc.) e Medicina (erboristi, fitoterapisti, farmacologi vegetali, ecc.). Da queste premesse è scaturita la proposta che ho di recente pubblicato sulla rivista “Italian Botanist”.
Possiamo rappresentare la Botanica, l’Agronomia e la Medicina in un diagramma ternario, riflettendo la loro interconnessione. Tenendo conto dei confini sfumati tra queste macro-discipline, la Botanica può essere definita come una disciplina biologica in cui gli studi presentano una componente predominante (> 50%) di scienza di base delle piante. Quest’area è stata definita come il ‘Triangolo della Botanica’. In questo contesto, un botanico può essere definito come un professionista o scienziato il cui principale obiettivo di ricerca è la ricerca di base relativa agli organismi vegetali (o alla loro conservazione). Un giardino botanico, pertanto, è uno spazio dedicato alla coltivazione, conservazione, studio e esposizione delle piante, basato principalmente su principi scientifici radicati nella ricerca di base e/o nella conservazione della natura. Questa definizione si adatta perfettamente alla definizione ampiamente utilizzata dalla Botanic Gardens Conservation International: “I giardini botanici sono istituzioni che custodiscono collezioni documentate di piante vive a scopo di ricerca scientifica, conservazione, esposizione ed educazione”, ma si concentra meglio sulla necessità che il focus e i criteri delle collezioni siano basati prevalentemente su ricerca di base e/o conservazione.
Pertanto, in ambito accademico, i ricercatori focalizzati principalmente sull’uso delle piante, piuttosto che sulle piante stesse, non sono botanici, ma agronomi o professionisti medici. Dovrebbe poi essere chiaro che un giardino che espone e documenta solo collezioni di piante orticole non è un giardino botanico, come non lo è un giardino che espone e documenta solo piante ornamentali. Infine, quando è necessario un professionista che si occupi di piante, i responsabili politici, i soggetti interessati, i media e il pubblico dovrebbero chiedersi se l’esperienza richiesta riguardi la conoscenza delle piante in sé (cioè un botanico) o l’uso delle piante (ad esempio, agronomi, arboricoltori, giardinieri, erboristi, fitoterapisti, farmacologi vegetali, ecc.).
Per quanto riguarda la cosiddetta "Botanica applicata", un primo tipo è situato più o meno esattamente tra la Botanica e altre discipline, ma con una componente botanica predominante (ad esempio, fitochimica, biotecnologia vegetale e biologia delle piante agronomiche e forestali); un secondo tipo include tutti i temi di ricerca transdisciplinari (ad esempio, piante alimurgiche, aerobiologia). Il terzo tipo riguarda argomenti di ricerca in cui le componenti agronomiche o mediche sono dominanti, per cui sarebbe più corretto definirli come argomenti di ricerca interdisciplinari o multidisciplinari agronomici o medici, piuttosto che come Botanica Applicata. È chiaro, comunque, che la conoscenza botanica è essenziale anche al di fuori della disciplina stessa.
Pertanto, ricordare alla comunità scientifica e alla società cosa sia effettivamente la Botanica serve all'importante scopo di enfatizzare il valore dei botanici e della loro ricerca, nel rispetto delle reciproche competenze con le altre macro-discipline.
Approfondimento: Peruzzi L. (2025) Some claim for the end of Botany… but what is Botany today? Italian Botanist 19: 15-20. https://doi.org/10.3897/italianbotanist.19.145382
Figura (SCARICA figura.jpg): Diagramma ternario che illustra le relazioni tra Botanica, Agronomia e Medicina. Il 'Triangolo della Botanica' è evidenziato in rosso. L’area della transdisciplinarietà è rappresentata dalla regione centrale delimitata dalle tre linee tratteggiate (a). Allo stesso diagramma sono sovraimposte, a titolo di esempio, vari ambiti di ricerca specializzati (b).