Uno dei principali inganni a cui i consumatori italiani possono andare incontro in un supermercato è quello che ha a che fare con i succhi di frutta. Quanta ce n’è effettivamente in questi prodotti? L’idea proposta qualche tempo fa dal Ministero della Salute - Decreto Balduzzi (art. 8) , vale a dire aumentare la percentuale fino al 20% sembrava molto incoraggiante, ma purtroppo ci sono troppi ostacoli che non la rendono attualmente possibile.
La Commissione Europea ha notificato un esito negativo da questo punto di vista, quindi la norma rimane inapplicabile. Il motivo? Non sarebbe compatibile con le disposizioni dell’Ue. Bruxelles ha voluto difendere la libera circolazione delle merci, ma in questa maniera qualsiasi tipo di qualità può avere la meglio: a cantare vittoria sono, di conseguenza, quelle aziende che sono solite vendere prodotti di categoria inferiore. In effetti, la legge italiana prevede che il succo di tali bibite sia pari ad almeno il 12%, una percentuale spesso superata: nelle altre nazioni europee, invece, si trova in media un misero 5%. Modificare la ricetta viene considerato un azzardo, visto che gli stessi consumatori potrebbero non riconoscere il nuovo prodotto e non accettarlo.
Da Freshplaza.it, 1/10/2013