“La transizione ecologica è l’unica via. L’uomo rischia l’estinzione”, dice Carlin Petrini un po’ profetico, un po’ catastrofista.
Non sappiamo se l’uomo rischia l’estinzione, sappiamo però che se i grandi retailer della GDO continuano questa politica dei prezzi “né buoni né giusti” (per dirla sempre con Petrini) gran parte delle imprese agricole dell’ortofrutta, in particolare quelle medio-piccole, rischiano l’estinzione.
Tanti operatori ci dicono che stanno vendendo al di sotto dei costi di produzione. D’altronde mesi addietro Giorgio Mercuri dichiarò che oggi chi fa ortofrutta in Italia lo fa in perdita (quindi, per conseguenza logica, deve avere le spalle robuste per sopravvivere, o qualche altra risorsa, altrimenti chiude). Anche al grande convegno Coldiretti in apertura di Macfrut il tema del valore dell’ortofrutta è stato in primo piano. Si è chiesto un nuovo ‘patto’ con la GDO per dare valore al prodotto. Si sono evocate le ‘pratiche sleali’ e relative minacce di denunce. Però siamo sempre lì, “nulla è risolto”, come ha detto Paolo Bruni proprio allo stesso convegno. “Malgrado tutti gli sforzi nulla è risolto – ha detto il presidente CSO Italy- Dobbiamo continuare nel nostro impegno sul fronte dell’apertura dei nuovi mercati, diversificando le destinazioni, perché dobbiamo pensare che ritorneremo a produrre di più”. Siamo alla vigilia di una stagione stiva in cui (sembra) torneremo a produrre nella normalità, quindi con tanto prodotto. Serve il mercato interno, e servono i mercati esteri.
Il tema dei nuovi mercati diventa nelle condizioni attuali strategico e decisivo per orientare positivamente questo 2022. Speriamo che il ministro Di Maio non si dimentichi di quanto detto a Berlino e che il mondo dell’ortofrutta mantenga lo stesso spirito di squadra nel chiedere l’allargamento dei mercati extra-UE. I tanti dossier aperti vanno chiusi in tempi non biblici e serve aumentare il pressing sul ministero agricolo e sul sottosegretario Battistoni. Anche perché le ricadute del conflitto rischiano di stravolgere il mercato dell’ortofrutta, proprio in una campagna che si annuncia abbastanza ‘normale’. E’ facile prevedere che la chiusura dei mercati dell’Est Europa (Russia, Ucraina, Bielorussia) e l’inevitabile riassetto dei flussi commerciali a livello mondiale, provocheranno un eccesso di offerta sul mercato europeo. Circolano già le cifre: 4 milioni di tonnellate di ortofrutticoli provenienti da Turchia, Egitto, Sudafrica e Sudamerica, destinati tradizionalmente a quell’area che ci torneranno indietro. E le mele bielorusse, moldave e serbe, un tempo destinate al mercato russo che cercheranno nuovi spazi. O le pere di provenienza belga e olandese, che già circolano a prezzi di saldo.
Con una campagna estiva con produzioni finalmente normali, si potrebbe anche approfittare delle difficoltà produttive della Spagna. Anche i prezzi saranno normali? Mah, l’aria che tira è di prezzi bassi per il consumatore; Esselunga addirittura pubblicizza un taglio dei prezzi dell’1% per i consumatori nell’ultimo semestre. Quindi la grande catena della famiglia Caprotti azzera l’inflazione? Ci crediamo? Calcoli cervellotici a parte, chi pagherà queste operazioni? Sicuramente i produttori agricoli. Quindi scordatevi il ritocco dei prezzi alla produzione chiesti a gran voce da dicembre scorso e ribaditi ai convegni di Macfrut. Questa inflazione (almeno 6-7%) rischia di pagarla il mondo produttivo, questa è l’aria che si respira.
Leggendo quanto detto dal sottosegretario Battistoni (delegato all’ortofrutta, quindi la prima autorità dopo il ministro) nella sua intervista alla nostra Mariangela Latella si capisce bene che non c’è nulla in arrivo dal Governo per il comparto, che pure esce bene dalle due fiere italiane di primavera, Cibus e Macfrut, quasi in contemporanea subito dopo Fruit Logistica. Si capisce che al ministero stanno lavorando per riproporre il PSN dopo le osservazioni corrosive della Commissione UE e che l’unica cosa certa (al momento) è che il Tavolo nazionale si riunirà entro l’estate, mentre per quello su IV e V Gamma “lavori in corso”. Poco, molto? A molti, quando sentono parlare di Tavolo nazionale, ormai scappa un sorriso, tra l’ironico, il divertito e lo sconsolato. C’è di che chiedere un Piano straordinario Ue anti-crisi, come avvenuto con la pandemia, per fronteggiare i costi sempre più alti delle materie prime e la crisi del settore, come ha fatto il presidente di CIA, Dino Scanavino, intervenendo ai Praesidia del Copa-Cogeca a Bruxelles e lanciando l’ennesimo appello al commissario all’Agricoltura Janusz Wojciechowski (chissà se almeno risponderà). Freshfel ha calcolato in 14 miliardi € il danno complessivo al settore – tra fattori produttivi e logistica – dalla guerra dei prezzi folli di gas ed energia e poi dalla guerra vera in Ucraina.
L’ortofrutta, se non vogliamo raccontarci le solite favolette, è davanti a un bivio: o prende in mano il proprio destino e decide di fare squadra e soprattutto vera lobby sui decisori della politica, oppure non avrà altra scelta che appiattirsi alle politiche della GDO, facendo finta di essere d’accordo. Con la differenza che prima di questa crisi la GDO non pensava ad altro che ai propri ricchi dividendi. Adesso invece la competizione tra insegne è per la sopravvivenza, quindi ancora più feroce. E spietata verso i fornitori.
*direttore del Corriere Ortofrutticolo