Le specie esotiche invasive “sono una delle minacce alla biodiversità che registra la crescita più rapida in Europa, causando danni significativi all’agricoltura, alla silvicoltura e alla pesca, con un costo nell’Ue pari ad almeno 12 miliardi l’anno”. Così la Commissione Ue nell’ambito della revisione intermedia della strategia sulla biodiversità.
Rispetto al tema, è entrato in vigore un nuovo regolamento - ‘Eu Regulation 1143/2014 on invasive alien species’ - con lo scopo di “combattere la diffusione delle specie esotiche invasive”, segnalano da Bruxelles, mentre “si sta lavorando per definire entro l’inizio del 2016 un elenco delle specie invasive di rilevanza internazionale”.
Dalla revisione intermedia della strategia dell’Ue sulla biodiversità “si evince che sono stati registrati progressi in molti settori“, ma “emerge anche la necessità di un maggiore impegno da parte degli Stati membri per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020“.
I risultati dimostrano che “sono stati compiuti progressi in molti settori, ma evidenziano la necessità di sforzi più intensi per tener fede agli impegni assunti dagli Stati membri in materia di attuazione”. La capacità della natura di pulire l’aria e l’acqua, impollinare le colture e limitare l’impatto di catastrofi quali le inondazioni “è compromessa, con potenziali costi elevati e imprevisti per la società e per la nostra economia”.
Come intervenire? In primo luogo “gli Stati membri devono attuare meglio la legislazione Ue in materia di protezione della natura”, tenendo conto che “più dei tre quarti dei principali habitat naturali nell’Ue sono attualmente in condizioni insoddisfacenti, e molte specie sono a rischio di estinzione”.
Un sondaggio d’opinione a livello europeo conferma che “la maggioranza dei cittadini europei è preoccupata per le conseguenze della perdita di biodiversità ed è consapevole delle ripercussioni negative che questo fenomeno può avere sulla salute e il benessere degli esseri umani, e in ultima analisi anche sul nostro sviluppo economico a lungo termine”. L’effettivo arresto della perdita di biodiversità dipende anche da quanto efficacemente le questioni legate alla biodiversità sono integrate nelle politiche in materia di agricoltura, silvicoltura, pesca, sviluppo regionale e commercio.
La riforma della politica agricola comune “offre la possibilità di una maggiore integrazione delle questioni connesse alla biodiversità, ma la misura in cui gli Stati membri attueranno i provvedimenti a livello nazionale sarà decisiva per garantirne il successo”, segnala la Commissione.
Da Notiziario ASA, 5/10/2015