La comunità scientifica ha ormai descritto un ampio ventaglio di modalità attraverso cui il cambiamento climatico influisce sulle piante, come la modificazione dei tempi di sviluppo e fioritura attraverso le stagioni, l’alterazione di strutture anatomiche e processi fisiologici, per arrivare fino ad impatti su aspetti ecologici ed evoluzionistici. Il cambiamento climatico sta anche determinando drastici effetti anche sulla conservazione delle specie vegetali, alcune delle quali si troveranno a forte rischio di estinzione nel prossimo futuro.
Gli Orti Botanici sono strutture che hanno le potenzialità, nonché la responsabilità istituzionale, di svolgere studi e ricerche sul cambiamento climatico, cercando di conservare la diversità vegetale e di sensibilizzare la cittadinanza su questa grave criticità in corso. A questo proposito l’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa ha recentemente pubblicato uno studio volto a saggiare il grado di vulnerabilità climatica degli alberi nella propria collezione. Sono state ricostruite le esigenze climatiche delle singole specie ottenendole tramite analisi della loro distribuzione globale, sia allo stato spontaneo sia in coltivazione, per poi confrontarle con quelle che sono le condizioni climatiche attuali della città di Pisa e con quelle attese nel breve (2050) e nel medio (2090) periodo.
Assumendo la mancata messa in atto di strategie globali di riduzione delle emissioni di gas serra (scenario SSP2/RCP4.5, ‘Intergovernmental Panel on Climate Change’), nello studio si arriva a stimare che fino al 60% delle specie coltivate all’Orto Botanico potrebbe trovarsi in condizioni climatiche non adatte alle esigenze proprie climatiche, trovandosi a forte rischio di scomparsa per la fine di questo secolo. La quasi totalità delle specie arboree di interesse conservazionistico si troverebbe a forte rischio di scomparsa. Se, da un lato, alcuni elementi inducono a un maggior ottimismo nei confronti di queste stime, come ad esempio la plasticità di molte specie che potrebbe permettere loro di rispondere agli squilibri climatici meglio di quanto atteso, ci sono ulteriori elementi di preoccupazione, come la crescente diffusione di organismi patogeni e le già precarie condizioni di diversi esemplari in coltivazione, molti dei quali vetusti.
In termini più strettamente gestionali, conoscere il grado di sensibilità ai cambiamenti climatici di ciascun esemplare permette di cartografare mappe di rischio climatico dell’intero Orto Botanico. Queste mappe permettono la pianificazione di un piano a medio-lungo termine di sostituzione di specie, in modo da prevenire quello che verosimilmente sarà un significativo impatto sul patrimonio arboreo e sull’assetto del giardino. In linea con la propria missione istituzionale, l’Orto e Museo Botanico si prefigge di mantenere anche in futuro una elevata diversità vegetale nelle proprie collezioni, cercando però di mitigare i problemi climatici e gestionali con la giusta selezione di specie da mettere a dimora. Un approccio simile potrebbe essere replicato, con alcuni accorgimenti e rimodulazioni, anche in contesti di verde urbano, per una pianificazione territoriale virtuosa e attenta alla sostenibilità ambientale.
Gli alberi, specialmente in contesto urbano, generano una serie di benefici che collettivamente rientrano nei cosiddetti ‘servizi ecosistemici’, ossia quella serie di servizi diretti e indiretti che i sistemi naturali generano a favore dell'uomo. Tra questi, il miglioramento dell'effetto isola di calore (il notorio aumento di temperatura che si ha spostandosi dalle zone rurali al centro urbano), il sequestro dell’anidride carbonica, l’abbattimento della concentrazione d’inquinanti, etc. Senza contare tutti quei benefici culturali, estetici e ricreativi che un’area verde apporta alla cittadinanza e, nel caso specifico degli orti botanici, alla conoscenza, tutela e conservazione della biodiversità.
Se da un lato il cambiamento climatico incombe, dall’altro abbiamo l’opportunità di contrastarne gli effetti, mettendo a frutto competenze trasversali sia di tipo botanico sia di tipo agronomico. Gli orti botanici possono giocare un ruolo strategico in questa fondamentale partita per il nostro futuro.
Tra la seconda metà del 2022 e l'inizio del 2023 sono state organizzate dall'Accademia dei Georgofili, in accordo con il Gruppo di lavoro "Orti Botanici e Giardini Storici" della Società Botanica Italiana, sei Giornate di studio tutte dedicate agli Orti Botanici e alle loro molteplici e importanti funzioni. Tali Giornate hanno avuto luogo in tutte e sei le Sezioni dell'Accademia, ognuna delle quali raggruppa varie regioni d'Italia. Gli incontri si sono svolti a Pisa, Palermo, Padova, Ancona, Torino e Bari. Abbiamo avuto modo di ascoltare numerosi colleghi botanici e agronomi che hanno messo in evidenza l’estrema importanza degli Orti Botanici per la protezione della biodiversità e per la diffusione, al pubblico tutto, di una cultura ambientale basata sui dati scientifici. I molti e rilevanti aspetti trattati nei vari incontri sopra citati verranno ripresi prossimamente in una riunione conclusiva a Firenze, presso la sede dell'Accademia dei Georgofili. Sarà l’occasione anche per fare il punto sul problema dei cambiamenti climatici opportunamente sottolineato in questo articolo.