Leggendo quotidiani e sfogliando siti internet non specializzati, non si può fare a meno di notare la retorica onnipresente sull’importanza della natura in città. Parchi, giardini verticali, slogan che inneggiano al verde e alla biodiversità. Sembra che l'ambiente sia diventato una priorità assoluta per le amministrazioni locali, sia, come si dice adesso, “mainstream”. Ma dietro questa facciata verde si nascondono spesso ipocrisie e contraddizioni che mettono a rischio la reale sostenibilità urbana. Ma esistono politiche concrete delle città, oppure sono solo promesse di armonia con la natura, che poi puntualmente vengono tradite con la giustificazione che, purtroppo, ci sono altre priorità?
Anche l'agricoltura urbana è un altro tema molto in voga. Orti sui tetti, coltivazioni verticali, mercati a km zero. Sembra l'immagine di un futuro idilliaco, dove le città si nutrono da sole in modo sostenibile come aveva prospettato Ebenezer Howard nel suo libro “Garden Cities Of Tomorrow” (1902). Ma la realtà è spesso diversa. Molte pratiche di agricoltura urbana richiedono un uso sproporzionato di acqua, fertilizzanti e input energetici, con un impatto ambientale non sempre positivo. Se sono innegabili i vantaggi per la salute umana derivante dal lavoro fisico e dall’appagamento emotivo legato alla coltivazione delle piante, l'agricoltura urbana presenta alcune problematiche da considerare tra cui la disponibilità di spazio, la qualità del suolo, come detto l'accesso all'acqua e le questioni legate alla regolamentazione. Inoltre, i costi elevati dei prodotti agricoli urbani li rendono inaccessibili alle fasce più povere della popolazione.
Solo affrontando queste problematiche in modo oculato sarà possibile massimizzare il potenziale dell'agricoltura urbana per migliorare la salute umana e promuovere la sostenibilità ambientale nelle città.
Inoltre, le politiche “verdi” urbane spesso tradiscono un'altra grave falla: l'antropocentrismo, con la natura viene spesso “piegata” alle esigenze umane, senza alcun rispetto per le altre specie che condividono il nostro spazio.
Infine, le politiche di sostenibilità urbana spesso sono inaccessibili alle comunità più vulnerabili. Innovazione tecnologica, finanziamenti, formazione: tutti questi strumenti, cruciali per la transizione ecologica, rimangono spesso prerogativa di pochi privilegiati. Le città a due velocità si dividono tra chi può permettersi la sostenibilità e chi ne è escluso.
Se vogliamo viaggiare verso un futuro veramente verde dobbiamo smascherare le ipocrisie e costruire un modello inclusivo, perché l'”illusione verde” delle città non può più durare senza che si concretizzino progetti reali. È necessario smascherare le ipocrisie e le contraddizioni che minano la vera sostenibilità urbana. Serve un modello di sviluppo inclusivo, che metta al centro il benessere di tutti, umani e non umani. Solo così potremo costruire città che siano davvero verdi, non solo a parole, ma anche nei fatti.
E allora non dobbiamo illudere le persone, ma rispondere a questioni cruciali per il futuro delle nostre città:
• Come coniugare la tutela ambientale con lo sviluppo economico e sociale?
• Come promuovere una coesistenza armoniosa tra esseri umani e natura in contesti urbani?
• Come garantire che i benefici della sostenibilità siano accessibili a tutti?
Queste sono solo alcune delle sfide che dobbiamo affrontare per costruire un futuro veramente verde per le nostre città. Un futuro che non sia solo un'illusione, ma una realtà concreta per tutti.