Pagliai – Caro Paolo, intanto complimenti per la realizzazione di questo prezioso libro dal titolo: “50 grandi idee: l’acqua” edito da Dedalo, Bari 2025, in cui tu affronti l’intera problematica dell’acqua in 50 argomenti, appunto, in maniera chiara e oltremodo completa. Direi un libro unico nel suo genere che cattura l’attenzione e fa riflettere fin dalle prime righe dell’introduzione dove tu, in sostanza, affermi che l’acqua è un bene prezioso ma ci accorgiamo della sua importanza solo quando non c’è! Leggendo quest’opera gli spunti di riflessione sarebbero infiniti e quindi impossibile trattarli in questo dialogo ma mi soffermerei su alcuni punti meno frequenti quando si affronta il problema dell’acqua ma altrettanto suggestivi e importanti. Il primo spunto che mi viene, scorrendo il libro, è quando tu parli di memoria dell’acqua. L’argomento è molto suggestivo e molte volte se ne parla anche a sproposito quindi credo siano opportune le tue riflessioni per fare chiarezza. Prima però mi piacerebbe sapere anche quale è stata la molla che ti ha fatto scattare per gettarti in un’impresa così affascinante ma anche faticosa, immagino.
Ranalli – Caro Marcello, la “molla” che mi ha spinto a impegnarmi in questo lavoro è stata la consapevolezza che l’acqua, per effetto dei cambiamenti climatici, danza tra la vita e la distruzione: si manifesta come una risorsa inestimabile e, allo stesso tempo, come una forza potentemente distruttiva. Sta a noi, come custodi del pianeta, imparare a rispettare la sua potenza, a preservare la sua purezza e a gestirla con saggezza per garantire che rimanga una risorsa preziosa per le generazioni future e non si trasformi in una calamità sempre più frequente. La chiave è nelle nostre mani ed è compendiata nelle “50 idee” descritte nel libro.
Riguardo alla "memoria dell'acqua", l’idea, seppure affascinante, ha suscitato controversie nella comunità scientifica. L'idea di base è che l'acqua possa conservare una sorta di "ricordo" delle sostanze che sono state precedentemente disciolte in essa, anche dopo che queste sostanze sono state diluite a tal punto da non essere più fisicamente presenti. Questa idea è stata originariamente proposta dal chimico francese Jacques Benveniste negli anni ’80, in relazione agli studi sull’omeopatia. Il medico francese cercò di dimostrare che diluizioni molto spinte (omeopatiche) di un antisiero in acqua avevano lo stesso effetto dell’antisiero in condizioni normali. In seguito a controlli, lo studio si rivelò però mendace e la teoria è considerata priva di fondamento scientifico.
Un’estate convulsa e tormentata, anche climaticamente, sta per finire e il mondo, confuso, sembra chiedersi se un lungo periodo storico non stia davvero per chiudersi, dopo circa 80 anni di pace relativa e di un considerevole sviluppo economico.
Alcuni avvenimenti sembrano indicare che, al termine di un semestre all’insegna dell’incertezza e, soprattutto, sotto l’influsso di una serie ininterrotta di scossoni di entità incredibile e di portata imprevista, forse alcuni elementi di quello che potrebbe essere il futuro prossimo dell’intero assetto mondiale possano iniziare a prendere consistenza. Questi elementi si riconducono schematicamente ad almeno quattro fatti: 1) l’avvento al potere di Trump per la sua seconda Presidenza, 2) la persistenza, anzi l’espansione, di una crescente serie di conflitti armati con possibili conseguenze devastanti sugli assetti politici del mondo ,3) il formarsi della sensazione del possibile cambiamento degli equilibri di potere nel mondo, 4) la crescente consapevolezza in Europa della necessità che si realizzi e si consolidi una vera Unione politico istituzionale oltre che economica a fronte delle emergenti tendenze alla disgregazione dell’Ue e del legame fra i popoli europei.
La prima metà dell’anno è stata dominata indiscutibilmente dall’irruzione sullo scenario mondiale di Donald Trump dopo l’intervallo della Presidenza più convenzionale di Biden. Tuttavia, con il trascorrere dei giorni e degli eventi, è chiaro che Trump non è il “messia” del mondo futuro e nemmeno, più modestamente, il riedificatore di quell’ America “di nuovo grande” a cui dichiara di voler tornare. La strategia che sembra guidarlo consiste nel combattere imperiosamente per il potere mondiale a colpi di imposizioni agli altri protagonisti, nel tentativo ogni giorno più confuso e velleitario di sovvertire l’ordine nato alla fine della Seconda guerra mondiale senza una reale alternativa e anzi esacerbando le reliquie della Guerra, ampliando vecchi squilibri. Nel giro di una manciata di giorni cadono le speranze di chiudere “per sempre” conflitti pluridecennali, di ricostituire un’economia mondiale allo sbando in preda a sussulti imprevisti e con conseguenze non valutabili, sostituendo quella della globalizzazione che a sua volta si innestava nello scenario della conclusione della Seconda guerra ed era basata sul consenso e sul rispetto di rapporti multilaterali, costruiti e pattuiti con regole faticosamente condivise.
Secondo le rilevazioni, l'8,2% della popolazione mondiale, circa 673 milioni di persone, ha sofferto la fame nel 2024, in calo rispetto all'8,5% del 2023 e all'8,7% del 2022.
I progressi non sono stati omogenei ed in particolare la fame ha continuato ad aumentare in Africa e Asia occidentale. Questo progresso globale è stato trainato da miglioramenti in Asia meridionale e sudorientale e in Sud America. Ma questa tendenza maschera profonde disparità regionali preoccupanti.
Il regolamento di esecuzione (UE) n. 2025/1422 porta a 29 (su 48) le specie vegetali segnalate in Italia; l’Unione Europea ha preso coscienza degli enormi rischi connessi con le invasioni biologiche. Per un banale principio di precauzione, sarebbe opportuno evitare l’uso di piante alloctone quando non strettamente indispensabile.