Ranalli: Sempre più spesso, nei mass-media (salotti televisivi, radio, giornali, canali social), si sente discettare sui cibi ultra-processati e della possibile azione negativa sulla salute. La querelle appassiona molto ed ha suscitato un vivace dibattito nella comunità scientifica e nel pubblico.
A me sembra che, sebbene non ci sia ancora un consenso unanime su tutti gli aspetti, le evidenze scientifiche a supporto dei potenziali effetti negativi di un elevato consumo di questi alimenti siano sempre più numerose e consistenti. Risulta opportuno, quindi, scendere nel concreto e chiarire cosa sono questi cibi, come si ottengono, le caratteristiche nutritive e il loro appeal presso i consumatori.
Franchi: I cibi ultra-processati sono prodotti alimentari industriali che subiscono trasformazioni non riproducibili in ambiente domestico e contengono ingredienti, come additivi chimici, coloranti, emulsionanti, aromi artificiali e dolcificanti, utilizzati allo scopo di esaltarne la palatabilità, aumentarne il consumo e prolungarne i tempi di conservazione. Alcuni esempi sono le merendine confezionate, snack dolci o salati, i wurstel, bibite zuccherate e gassate. Rientrano in questa categoria anche prodotti come fette biscottate e cereali da colazione zuccherati. Sono spesso prodotti ad alta densità energetica, e a bassa qualità nutrizionale, perché ricchi in zuccheri, grassi saturi e sale, ma scarsi in proteine, fibre, minerali e vitamine. Nonostante questo sono molto consumati per la loro praticità e iperpalatabilità.
Il prossimo 9 ottobre, presso la sede dell’Accademia Italiana di Scienze Forestali a Firenze, verranno presentate due raccolte di saggi di particolare rilievo, dedicate all’analisi dell’intersezione tra scienze forestali, gestione del territorio, prospettiva storica e dimensione giuridica. Si tratta dei volumi Foreste e territorio in Italia. Riflessioni a cento anni dal R.D. 30 dicembre 1923, n. 3267 (a cura di Federico Roggero, edito da Giappichelli, 2025) e Gestione del rischio idrogeologico e proprietà privata: i diversi modelli di intervento dall’antichità ad oggi (a cura di Lauretta Maganzani, Elisabetta Fiocchi Malaspina e Simona Tarozzi, edito da Jovene, 2025).
I boschi hanno sempre intercettato l'interesse dei legislatori, sia per le utilità economiche che hanno offerto, sia per i benefici di carattere protettivo, ambientale e paesaggistico che hanno garantito alle comunità. I temi dell’intervento pubblico sul territorio erano attuali un tempo e lo sono ancora. Oggi come nel passato, le ricadute socioeconomiche della legislazione di vincolo cercano un bilanciamento con le esigenze di conservazione delle utilità di interesse generale offerte dai boschi. Le politiche più recenti sono connotate, sotto questo profilo, dal criterio della sostenibilità, quale parametro per valutare l’impatto antropico sugli ecosistemi.
Non però soltanto i boschi, bensì più in generale l’idea complessiva di territorio che attraverso i secoli ha ispirato, ed ispira ancora oggi, il livello politico-legislativo, passando per la regimazione delle acque, le sistemazioni idrogeologiche dei bacini montani, le bonifiche, le aree naturali protette, il paesaggio: le foreste vengono colte, nei volumi che si presentano, quali elementi di un approccio alla cura e conservazione del suolo che coinvolge diverse tipologie di beni e di amministrazioni pubbliche, ma anche private o collettive; in un intreccio che, sul piano giuridico, tocca specialmente lo statuto della proprietà privata ed i limiti del potere pubblico riguardo ad essa, nel passato come nell’attuale contesto specialmente attento alla protezione dell’ambiente.
Le categorie concettuali attraverso cui il potere pubblico interviene sui beni privati si sono delineate fin dalle origini del dibattito, già nell’Ottocento, e costituiscono ancora oggi l’ossatura degli strumenti legislativi e regolamentari che compongono il quadro normativo in materia di governo del territorio. In questo contesto l’analisi puntuale degli strumenti normativi vigenti in materia forestale, sia a livello italiano che eurounitario e internazionale, si completa, perciò, nei due volumi, con indagini storico giuridiche e storico economiche che pongono in luce, ad un tempo, l’attualità dei temi affrontati e loro lunga durata, come pure la loro proiezione nelle strategie delineate per il futuro. Gli autori dei contributi sono studiosi appartenenti a diverse discipline: la storia del diritto, il diritto amministrativo, il diritto agrario, l'economia, la storia politica ed economico-agraria.
I volumi collettanei in questione attestano altresì la necessità di una cooperazione, nel passato come anche oggi, tra le varie scienze che ruotano intorno al bosco. Bene “multifunzionale”, il bosco richiede infatti un approccio necessariamente sinergico, ed un vero dialogo, tra diversi rami del sapere. Le scienze naturali, idrogeologiche, ma anche quelle economiche, statistiche, ecc., sono al servizio della politica e della legislazione, ed a sua volta il legislatore deve arricchire il suo sapere volgendo la sua attenzione a quelle scienze che, sole, possono sostenerne la costruzione di un disegno normativo coerente e funzionale agli obiettivi di conservazione delle utilità ecosistemiche, come anche dei valori economici della appartenenza privata dei beni.
Il territorio della Toscana settentrionale presenta un’elevata frammentazione ecologica dovuta alla forte pressione infrastrutturale e insediativa. Le autostrade, l’Aurelia, la ferrovia insieme alle opere connesse, costituiscono vere e proprie barriere fisiche che interrompono la continuità della piana costiera e le relazioni con i sistemi territoriali adiacenti.