La falena dal “bel sedere che scorre sul dorato”

di Santi Longo
  • 19 July 2017
E’ questo il significato del binomio Euproctis chrysorrhoea assegnato, da Linneo, a un pernicioso lepidottero defogliatore. Il binomio coglie due aspetti peculiari delle femmine, di colore bianco, con un’apertura alare di circa 4 cm che, nella parte terminale dell’addome, hanno un folto ciuffo di peli dorati con i quali ricoprono le uova che depongono in ovature lunghe, in media, cm 2,5 e larghe circa ½ cm. La larva matura, lunga circa 3,5 cm, è di colore bruno con il capo nerastro; sul torace presenta delle fasce trasversali di colore giallo ocra. Nella parte mediana di ciascun urite addominale sono presenti due sottili linee rosso-arancio e, lateralmente, dei ciuffi di peli bianchi. Numerosi tubercoli dorsali portano ciuffi di peli urticanti che, facilmente si diffondono nelle aree infestate e sono pericolosi per gli animali a sangue caldo, soprattutto se vengono a contatto con gli occhi e le mucose delle vie respiratorie. Le larve, estremamente polifaghe, si alimentano, soprattutto, di rosacee (rosa, pero, melo), di corbezzolo e di querce. 
Il Limantriide, che ha distribuzione eurocentro-asiatica maghrebina, è comune in tutta Italia ed è stato introdotto in Nord America. Nelle quercete siciliane dei Monti Nebrodi va incontro a periodiche gradazioni, della durata media di un quinquennio, intervallate da periodi di latenza di circa 15-20 anni, che hanno inizio in limitate aree dove si realizzano condizioni più favorevoli di sviluppo. Nelle isole di Salina e di Pantelleria, come in Sardegna, le larve dell’Euprottide, causano estese defogliazioni al corbezzolo. I peli urticanti, rilasciati nell’ambiente, causano eritemi cutanei nei mammiferi. Gli adulti del Limantriide sono presenti, nei mesi di luglio e agosto; la femmina, dopo l’accoppiamento, depone in un’unica ovatura, circa 150 uova, che schiudono entro la fine di agosto. Le larve giovani sono gregarie e secernono una sottile tela sericea sotto la quale rodono il parenchima rispettando l’epidermide inferiore e le nervature fogliari. In ottobre, compiuta la seconda muta, costruiscono un nido legando più foglie con candidi fili sericei. In tale ricovero, suddiviso in camere, si trovano da poche decine a centinaia di individui che trascorrono l’inverno in oligopausa. L’attività trofica inizia in marzo-aprile, con la ripresa vegetativa delle piante ospiti; in maggio le larve mature, perdono l’istinto gregario e si disperdono sulle piante, alimentandosi incessantemente. Il successivo stadio di crisalide dura, in media, 10 giorni. 
Numerosi fattori biotici e abiotici determinano, in condizioni ecologiche normali, elevate mortalità. Quelli climatici esercitano una notevole influenza sull’insorgere delle pullulazioni, sia attraverso la distribuzione e la qualità delle piante ospiti e sia agendo direttamente su alcuni stadi del defogliatore. Le estati siccitose sono favorevoli allo sviluppo della specie che è ostacolato da primavere e inverni piovosi.
Nelle fasi culminanti della gradazione, vari patogeni: virus, batteri, funghi, decimano le popolazioni larvali; attivi sono molti insetti entomofagi che predano, o parassitizzano, uova, larve e crisalidi. Fra i parassitoidi oofagi, il più diffuso e attivo è l’imenottero Proctotrupoideo Telenomus turkarkands che, negli ambienti meridionali, parassitizza percentuali variabili dall’1 al 38% delle uova del defogliatore. Gli adulti dell’oofago raggiungono le crisalidi, attendono che la femmina inizi a ovideporre e parassitizzano le uova, prima che l’ovatura sia completata con i peli protettivi. Nelle aree soggette a periodiche pullulazioni, il monitoraggio delle popolazioni del Limantriide, può essere effettuato con trappole a feromoni, installate da giugno ad agosto, per seguire l’andamento dei voli maschili; inoltre, la presenza e il numero di ovature, in luglio, e dei nidi larvali in autunno-inverno, sono elementi utili per valutare l’esigenza di effettuare tempestivi interventi.
Gli interventi di lotta, facilmente attuabili nei parchi urbani o su piccole aree boschive, presentano notevoli difficoltà di applicazione nei boschi e ciò in rapporto all’estensione e all’impervietà delle aree infestate; inoltre, per ragioni di tempestività e di economicità, si rende necessario l’impiego del mezzo aereo. Validi risultati sono stati ottenuti impiegando, poco dopo la ripresa vegetativa delle piante ospiti, contro le giovani larve, formulati a base di Bacillus thuringiensis, che hanno più deboli ripercussioni, sulle biocenosi dei boschi, rispetto a quelle degli insetticidi di sintesi. 


Foto di apertura: Femmina ovideponente di Euproctis chrysorrhoea


Fig.2 Larve gregarie di E.chrysorrhoea su Corbezzolo


Fig.3 Adulto di Telenomus turkarkands, sotto la parte posteriore del corpo di una femmina di Euprottide


Fig.4 Adulto di T. turkarkands sull’ovatura de Euprottide