Le piante nelle urbanizzazioni

di Miro Mati
  • 08 June 2016
Sono poche le piante della vegetazione autoctona ad adattarsi alle difficoltà della strada. Ma, per i caratteri comuni alle città di tutti i continenti, l’elenco può essere integrato da specie esotiche capaci di adattarsi, se non proprio viverci bene. Sarà la progettazione a combinare le proprietà estetiche bilanciando le funzioni con le esigenze di un sistema paesaggistico che accetti una partecipazione aperta. 
In ambiente mediterraneo le cultivar di Magnolia grandiflora, americana splendida, assecondano bene le necessità. Gli alberi di Magnolia g. G. Bionda hanno un portamento arboreo più conforme alla naturalità della Magnolia g. G. Gallisonoensis da cui deriva. Il fogliame più chiaro riflette la luce: d’inverno decora senza oscurare come il leccio che, comunque, libero o contenuto, resta una struttura importante della flora delle città mediterranee. 
I tedeschi della Germania dell’ovest, nella fase di ricostruzione del Paese, pressati dai Verdi che pretendevano l’ambiente urbano umanizzato, produssero un elenco delle piante più idonee alle diverse zone urbanizzate. Esperti e accademici raccolsero le informazioni possibili dalla cultura dei diversi continenti. Lavorarono seriamente sul modo di rendere ospitale la terra. Studiarono i migliori sistemi di impianto, ancoraggio e assistenza nel primo periodo di aggiustamento. Un soggetto piantato secondo quelle regole teutoniche veniva a costare tre, anche quattro volte di più rispetto al prezzo incontrato da noi. L’importo lievitava per i soggetti di impeccabile struttura, corretti in ogni dettaglio; la preparazione della sede di accoglienza urbana, rispondente ai requisiti agronomici e protetta dal presumibile compattamento. 
Al vivaismo chiedevano piante coltivate secondo precise normative. Prediligevano la qualità senza discutere il giusto prezzo. Il verde pubblico delle città ricostruite  e i parchi rimasti dopo le I.G.A. e le B.U.G.A., realizzati e tutt’ora bene in essere ai margini di molte città tedesche, sono la testimonianza della validità di quel lavoro organizzato. Tante le ragioni comuni alle nostre necessità. 
Purtroppo da noi l’interesse per il verde non sempre è accompagnato da azioni dal risultato soddisfacente. La necessità di aggiornare e migliorare lo stato arboreo di una strada, fino a poco tempo fa, era l’occasione per colare cemento, stendere asfalti, sostituire l’illuminazione, acquistare arredi costosi, trascurando la certezza dell’ombra che li avrebbe resi utili. L’impossibilità di procedere in quel senso dispendioso, tutto si fermava. Restavano le vecchie piante sopravvissute alla decimazione della sicurezza, venerate come totem, dai cittadini.
Il disagio economico che vivono gli Enti Pubblici, e gli orientamenti politici sempre poco disposti a dedicare fondate attenzioni al patrimonio vegetale del Paese, non lasciano pensare a prossime possibili soluzioni nella gestione del verde pubblico. Verrebbe da consigliare di ripartire daccapo. Ignorare le prassi convenute, burocratiche, cresciute in questi anni di disinvoltura ambientale. Nel frattempo piantare gli alberi che servono, nel rispetto delle presenze urbane, senza lasciarsi condizionare dai lunghi tempi di gestazione dei progetti, che per utopie privano la città di un decoro e di un fresco naturale pertinente. Con poca spesa, senza escavatori a sconvolgere il suolo, si possono piantare alberi idonei, dove occorre, nelle vecchie aperture dei marciapiedi, la terra semplicemente aggiustata alle necessità dell’albero che serve. Le pavimentazioni riparate, in conformità alle funzioni preesistenti.
A Pistoia, nel 1996, il viale XX Settembre, di fronte alla Stazione, ormai esaurito degli oleandri ad alberello collocati forse già nell’anteguerra, si prestò ad una esperienza di questo tipo. Si ripiantò nelle piccole aperture esistenti nel marciapiede (cm. 60 x 40 o giù di lì). Attraverso quello spazio fu lavorato il terreno, in profondità e larghezza, con una macchina inventata, l’airplant twister, capace di penetrare a vite nel suolo e sommuoverlo in lungo e in largo con intensità di vibrazioni. Ovviamente furono fatti accertamenti che sotto i marciapiedi non passassero tubazioni; anche utilizzando un metal detector. Il pane di terra delle Gleditzia tryacanthos Skyline a fatica entrava nella buca scavata a vanga; l’ancoraggio semplice ma efficiente e una piccola conca per l’irrigazione. I negozianti della strada si offrirono di provvedere all’irrigazione. Quaranta soggetti furono piantati da tre uomini in due giorni. 
L’attecchimento fu totale. La pavimentazione e i piccoli cordoli riparati sommariamente allora resistono ancora, forse un po’ più disastrati di allora, perché alcune piante forzano la costrizione della base, ma le piante sono cresciute sane e uniformi. Per vent’anni, ai cittadini di via XX Settembre non è mancato almeno il confort del fresco naturale.
Se l’Amministrazione Comunale, visti i grandi lavori di urbanizzazione delle aree adiacenti,  oggi dovesse decidere di riordinare il viale con marciapiedi, illuminazione, panchine, cestini  e piante più ricche e appropriate alla necessità, le Gleditzia possono essere ricuperate, e continuare l’utilità in luoghi opportuni, utili per altri vent’anni. 
Piantare nella città vuole regole semplici ma precise. Le piante più giuste, sono virgulti corretti nelle premesse strutturali, al momento poco di scena, ma capaci di avviare meglio lo sviluppo nei parametri della specie o della varietà. L’aspetto del rendering, tanto opportuno agli architetti delegati alla progettazione del verde pubblico, lo assumeranno in seguito per il contributo dei benefici agrari impartiti. Questo lo sanno bene gli esperti che in quel breve tempo anticipano le basi della storia di una pianta, l’eleganza di un viale, della piazza; la funzionalità di un giardino pubblico o anche solo lo sviluppo di alberi importanti a inquadrare le bellezze storiche per un vanto turistico. Un concetto che richiede la riflessione della pubblica committenza.
In definitiva il semplice gesto di sollevare una pietra e smuovere la terra con modalità poco invasive, consente di piantare l’albero che occorre con poca spesa e raggiungere il risultato. 
Ma nelle nuove impostazioni urbanistiche si dovranno riservare spazi più ampi, più adeguati alle necessità delle piante, allestiti con criteri agronomici di fondo, drenaggi e irrigazione: opportuni per ottenere i volumi di fronde da allineare alle necessità abitative. Come si parla di verde verticale e grattaceli alberati, dai costi inauditi, a maggior ragione si può razionalizzare il verde della strada nelle modalità aggiornate, che piacciano agli urbanisti e alle piante. 
Il retaggio dei regi giardinieri, tanti, disponibili, guidati da un’ambizione sovrana, non è ripetibile. Ma le Amministrazioni devono mantenere una forza lavoro sufficiente, equilibrata fra dirigenti e operatori, supportati dalle tecnologie che servono: se ne trovano anche a noleggio. Ecco che pochi giardinieri competenti, poco propensi a concedersi alle pigrizie tollerate dalla democrazia, possono fare molto per sostenere il verde pubblico. Resta comunque sempre improprio che posti di lavoro di un settore, tanto ambito dagli appassionati , siano occupati da personale trasferito ai giardini solo perché in altre attività non serve. 
Il Paesaggio e i Giardini Storici, vanto di una cultura nazionale, reclamano riguardo operativo e presenze arboree decorose, non solo taglio di alberi per la messa in sicurezza o lindore indotto dalle imprese di pulizie, in un susseguirsi di cadenzati passaggi.
Il potenziale agronomico della nostra terra si dispone alla bellezza, al turismo di una cultura pregressa, suggestionata dalle espressioni di melodrammatica tipicità mediterranea. 
Sarà la passione con la fantasia e un certo rigore a conservare gli alberi delle strade, le piante dell’orto, il frutteto, i campi ordinati a cereali, il fieno, i frutti spontanei della terra; mentre i boschi ordinati e le montagne di vegetazione saranno i magazzini della respirazione. Spettacoli per l’emozione che suscita Natura con l’uomo integrato nella biocenosi di una terra stupenda adagiata al sole mediterranea.

(foto di apertura: viale di Gleditzia triacanthos 'Skyline')


Plants in urbanizations 
There are few native plants that adjust to the difficulties of roads. However, given the characteristics common to towns on every continent, the list can be supplemented with exotic species able at least to adjust to a certain extent, although not totally. Planning can combine aesthetic characteristics that balance functions with the needs of a landscape system that accepts an open participation.
To plant in a town requires simple but precise rules. The most appropriate are young plants corrected in their structural beginning, at first not exactly remarkable but better able to start developing within the parameters of the species or variety. The rendering aspect, greatly desired by the architects in charge of planning public green spaces, will be acquired later on thanks to the contribution of their agrarian advantages. 
In new urban layouts, larger spaces more suitable to the plants’ needs will have to be considered, prepared according to basic agronomic criteria, drainage, and irrigation, which appropriate for achieving the foliage volume in line with housing needs. In addition to discussing vertical green spaces and incredibly expensive tree skyscrapers, road greenery can be rationalized using the latest methods that are acceptable to both planners and plants.
Public administrations must have a large enough workforce, balanced between managers and workers, supported by the right technologies, which can also be rented.

Foto sopra: magnolia grandiflora G. Bionda