Potenzialità di riduzione di gas serra dalle risaie

di Marcello Pagliai e Alessandra Lagomarsino
  • 08 October 2014
E’ ormai evidente che una reale protezione dell’ambiente si attua a partire da una corretta gestione del suolo. E’ altrettanto noto che una delle emergenze ambientali è rappresentata dall’aumento della concentrazione dei gas serra nell’atmosfera e, quindi, anche l’agricoltura è chiamata a contribuire al contenimento di tali emissioni. I principali gas ad effetto serra emessi dagli ecosistemi agricoli sono l’anidride carbonica (CO2), il metano (CH4) e il protossido di azoto (N2O), che contribuiscono rispettivamente per il 60, 15 e il 5 %, al riscaldamento globale. 
Fra le attività agricole, la coltivazione del riso è causa del 18 % delle emissioni antropogeniche di CH4, prodotto in condizioni di sommersione dalla decomposizione anaerobica della sostanza organica ad opera di microorganismi metanogeni. Recenti studi, tendenti anche a mettere a punto una metodologia per la misura di tali emissioni basata su un protocollo internazionale proposto dall’Università di Davis (California, USA) che prevede il campionamento periodico dei flussi in pieno campo mediante camere chiuse e la successiva analisi gascomatografica, hanno evidenziato che differenti pratiche di gestione idrica dei campi coltivati a riso possono portare a forti differenze nella quantità e nella qualità delle emissioni gassose. Infatti, la coltivazione del riso in condizioni di semisommersione o in asciutta ha dimostrato di ridurre in maniera rilevante (fino all’80 %) le emissioni di CH4, pur mantenendo produttività simili. Tuttavia, è stato evidenziato come condizioni aerobiche, o l’alternanza tra condizioni di sommersione e asciutta, possano favorire le emissioni di N2O e CO2 prodotti durante i processi di nitrificazione, denitrificazione e decomposizione aerobica della sostanza organica. In particolare, il N2O è risultato avere un forte impatto sul bilancio complessivo delle emissioni, a causa del suo elevato potenziale di riscaldamento (circa 300 volte superiore a quello della CO2). 
Al fine di valutare in maniera completa l’impatto ambientale e le potenzialità di mitigazione degli ecosistemi agrari, si sottolinea quindi l’importanza della quantificazione di tutti i gas prodotti ed emessi, in modo da considerare eventuali compensazioni tra i flussi dovute alla prevalenza di processi diversi. Inoltre, date le numerose interazioni tra i diversi processi e la scarsità di dati, soprattutto per l’Europa del sud, sono necessari studi specifici al fine di individuare le pratiche di gestione che possano massimizzare le potenzialità di mitigazione di tali sistemi.