Insetti fantasma

di Santi Longo
  • 30 May 2018
I Fasmoidei sono un ordine di esapodi, che include circa 3.000 specie, noti per il cosiddetto mimetismo crittico, dovuto a omotipia, spesso associata a omocromia (somiglianza morfologica e cromatica con il substrato) e che, associate alla scarsa mobilità e alle abitudini notturne, li rende difficilmente individuabili dall’occhio umano. Le dimensioni corporee vanno da circa un centimetro, ai quasi 36 cm di Phobaeticus chani. Di origine tropicale e subtropicale, sono diffusi anche nelle regioni temperate e presenti in molti insettari e laboratori di tutto il mondo, dove sono oggetto di studio per le loro peculiari caratteristiche. Sono in grado di staccarsi gli arti, per autotomia, e di rigenerarli, in tutto o in parte, nel corso delle mute; inoltre, In base alla temperatura, all’umidità e alla luminosità ambientale, possono cambiare il colore del tegumento. La riproduzione è normalmente anfigonia, nelle specie in cui i maschi sono rari, o assenti, le femmine possono deporre uova partenogenetiche dalle quali nascono altre femmine. In relazione al loro aspetto e alla somiglianza con i supporti vegetali, sui quali vivono, vengono distinti in due tipi morfologici principali: “insetti foglia” e “insetti stecco”. Ai primi afferiscono i tropicali Phyllium della regione indo-malese, che hanno il corpo appiattito, con espansioni lamellari ai femori, e talvolta anche alle tibie, e che assumono il colore e le sembianze delle foglie dei vegetali ospiti; nelle femmine le ali anteriori sono ampie mentre le posteriori possono ridursi notevolmente. Le specie più note sono P. bioculatum e P. siccifolium, le cui uova per il colore, e le sculture del corion rassomigliano a semi di piante; recentemente sono state descritte 5 nuove specie di Phyllium delle Filippine. Gli “insetti stecco” delle regioni temperate, privi di ali, fino al ‘600, erano ritenuti l’anello di congiunzione fra i regni animale e vegetale e venivano denominati xylophyton (figlio del legno), in quanto generati dai rametti marcescenti di Viburno, e per la loro immobilizzazione riflessa. Fu l’aretino Redi che, insieme all’olandese Stenone, dissezionò Clonopsis gallica, e che ne fece un’accurata descrizione nell’opera Esperienze intorno alla generazione degli insetti, a dimostrare che si trattava di un insetto. Le specie presenti nei nostri ambienti non rivestono interesse applicato mentre, in Nord America, Diapheromera femorata danneggia le Querce e Podacanthus wilkinsoni è un defogliatore dell’Eucalipto in Australia. Pur essendo molto fecondi, di norma non raggiungono grandi densità di popolazione per la elevata mortalità causata dalla parassitizzazione da parte di Ditteri Tachinidi e dalla predazione da parte di uccelli, ratti, ragni e vespe; da quest’ultimi si difendono o con il secreto delle ghiandole toraciche, dall’odore repellente, ovvero con le spine tegumentali forti e aguzze. Le più comuni specie che vengono allevate, in tutto il mondo, da entomofili, oltre ai Phyllium, sono Baculum extradentatum e Extatosoma tiaratum; diffuso nei laboratori di biologia è Carassius morosus, originario delle Indie, introdotto in Olanda nel 1898 e oggetto di ricerche su riproduzione, genetica, rigenerazione e ipnosi. In Europa si è insediata Acanthoyla prasina, introdotta con vegetali o proveniente da allevamenti. Nell’isolotto Piramide di Ball, nel 2001, sono stati scoperti alcuni esemplari, di Dryococelus australis, che si era estinto nell’Isola di Lord Howe, a causa della predazione da parte dei ratti arrivati, nel 1918, con una nave di rifornimenti. Nel 2003, ricercatori dell’australiano New South Wales National Parks and Wildlife service, hanno riprodotto il Fasmide in insettario e, nel 2008, lo hanno reintrodotto in alcune zone derattizzate dell’Isola.
In Italia, oltre a C. gallica, sono presenti alcune specie del genere Bacillus, morfologicamente simili, indicate tutte come Bacillus rossius, ma con differente numero di cromosomi. In molte specie, le popolazioni costituite da femmine che si riproducono per partenogenesi, danno origine a specie, o sottospecie, separate, adattate a particolari ambienti e situazioni climatiche. Nel Bacino mediterraneo sono state descritte 8 sottospecie di B. rossius e alcune forme ibridogenetiche e androgenetiche ad esso simili. In Italia è presente a B. atticus, con 34 cromosomi, invece dei 36 di B. rossius. In Sicilia sono inoltre presenti 3 specie esclusive: B. grandii, anfigonica, con 34 cromosomi nelle femmine e 33 nei maschi, e due endemismi dei monti Iblei: B. whitei, partenogenetica, con 35 cromosomi e, infine B. lynceorum tetraploide (3n=52) partenogenetica, che supera i 10 cm. Tutte le specie si nutrono di preferenza di foglie di Rovo; nei roveti etnei, dal livello del mare fino a quota 1200 m s.l.m.m., solo poche volte ho avuto modo di vedere e fotografare insetti stecco ma, avendo resistito alla tentazione di catturarli, non ho potuto soddisfare la curiosità di una esatta identificazione specifica lasciando tale compito agli specialisti di tale gruppo.



Foto: Insetto stecco su una staccionata (Etna 1.100 m s.l.m.)