Si moltiplicano gli allarmi sul precario stato di salute dei suoli a livello mondiale

di Marcello Pagliai
  • 16 May 2018
Da qualche tempo sosteniamo che 2/3 dei suoli del territorio nazionale, incluse le aree montane, sono ormai degradati, anche perché in Italia la vulnerabilità dei suoli è molto elevata a causa della conformazione del territorio e della variabilità ambientale. Si è sempre rilevato, inoltre, che circa un quinto del nostro territorio è a rischio desertificazione e che la degradazione del suolo avvenuta negli ultimi 40 anni ha provocato una diminuzione di circa il 30% della capacità di ritenzione idrica dei suoli italiani. Negli ultimi tempi simili “gridi di dolore” si fanno sempre più estesi. Dopo l’allarme lanciato dal giornale francese “Le Monde” sulle gravi conseguenze del declino della biodiversità, inclusa, quindi, anche la biodiversità del suolo, l’Agenzia Freshplaza.it del 30 Marzo 2018 rilancia un messaggio accorato del “National Geographic” in cui si afferma che il 75% del suolo mondiale è degradato. La situazione italiana può essere pertanto estesa a tutto il pianeta, così come sono le stesse le cause di tale degradazione, totalmente imputabili all’attività antropica. Infatti, le cause di fondo del degrado del suolo, si legge in questo rapporto, sono gli stili di vita ad alto consumo delle economie maggiormente sviluppate, combinati con i consumi in crescita delle economie in via di sviluppo ed emergenti. L’elevato e crescente consumo pro capite, amplificato dal costante aumento delle popolazioni in molte parti del mondo, provoca un’espansione insostenibile dell’agricoltura, del consumo delle risorse naturali e dell’urbanizzazione. In sostanza, i principali processi di degradazione che, per l’Italia, sono l’erosione, l’impermeabilizzazione (consumo di suolo), l’inaridimento e la salinizzazione, lo sono anche a livello globale.
Inoltre, proprio recentemente un nuovo rapporto FAO lancia l’allarme sull’inquinamento del suolo. In tale rapporto, si legge che questo problema rappresenta una preoccupante minaccia per la produttività agricola, la sicurezza alimentare e la salute umana ma, prosegue il messaggio FAO, si sa ancora troppo poco sulla portata di tale minaccia a livello globale. L’inquinamento del suolo, infatti, spesso non può essere percepito visivamente o direttamente valutato, rendendolo un pericolo nascosto dalle gravi conseguenze. Influisce sulla sicurezza alimentare sia compromettendo il metabolismo delle piante e riducendo così i raccolti, sia rendendo le colture non sicure per il consumo poiché elementi pericolosi come arsenico, piombo e cadmio o sostanze organiche come i policlorofenili, idrocarburi aromatici policiclici, possono entrare nella catena alimentare presentando gravi rischi per la salute umana. L’inquinamento del suolo colpisce quindi il cibo che consumiamo, l’acqua che beviamo, l’aria che respiriamo e la salute dei nostri ecosistemi. La quasi totalità di tale inquinamento è dovuto alle attività antropiche, tuttavia, anche se la produzione industriale, l’urbanizzazione e l’intensificazione agricola continuano a crescere a un ritmo rapido, non è mai stata effettuata una valutazione sistematica dello stato di inquinamento del suolo a livello mondiale. Sarebbe opportuno prendere atto di questo precario stato di salute dei suoli e intervenire subito mettendo in atto sistemi di gestione del suolo e capaci di contrastarne la degradazione e delineare una risposta internazionale più coesa per contrastare la minaccia dell’inquinamento. L’urgenza di tali interventi è anche dettata dal fatto che nel suolo i processi avvengono nel lungo termine per cui i risultati di qualsiasi azione messa in atto per contrastarne il degrado non sono per niente immediati.
Franklin D. Roosevelt nel 1936 affermava: “The history of every Nation is eventually written in the way in which it cares for its soil”. Adesso, purtroppo, di rado i governi considerano il degrado e l’inquinamento del suolo una questione urgente, nonostante le evidenze, talvolta catastrofiche, e i numerosi appelli, formulati non solo dalle comunità scientifiche. Forse è già troppo tardi ma sarebbe auspicabile, almeno nel nostro Paese, porre in atto, con urgenza, una seria politica di protezione ambientale a cominciare proprio dalla difesa del suolo. In occasione dei vent’anni dalla tragedia di Sarno, il Presidente della Repubblica ha affermato: "Una tragedia favorita dallo sfruttamento del suolo. Sia un monito per il Paese"; giuste parole che, come spesso accade, cadranno nel vuoto.