Un ignoto artista entomologo del XIV secolo

di Santi Longo
  • 07 March 2018
Già nel XIII secolo rappresentazioni, più o meno realistiche, di animali, insetti compresi, si trovano in libri di medicina, in erbari, in bestiari, e in testi liturgici. Tuttavia, a causa delle sommarie conoscenze sulla morfologia degli insetti, la loro raffigurazione veniva spesso grossolanamente schematizzata. Ai primi decenni del XIV secolo risale un Codice il cui testo è stato attribuito a un nipote di tale Pellegrinus Cocherellus, componente della famiglia genovese Cocharelli, che avrebbe raccolto e riportato gli insegnamenti del suo avo al figlio Giovanni. Le miniature, che impreziosiscono il testo, arbitrariamente attribuite a un fantomatico monaco Cybo, sono state eseguite da un ignoto artista entomologo che ha raffigurato oltre 20 specie di artropodi molto comuni in Nord Italia. Del cosiddetto “Codice Cocharelli”, sono stati finora recuperati 27 fogli, delle dimensioni di 170x100 mm, dai quali è stato possibile ricomporre solo due testi del manoscritto; uno è un trattato in prosa sui sette vizi, nel quale, fra le rappresentazioni di animali simbolici che accompagnano le personificazioni dei peccati, si trovano formiche, api, vespe, cavallette e grilli. Il secondo è un poema, in prosa ritmica, relativo a un frammento di storia della Sicilia al tempo di Federico II, nel quale i numerosi Artropodi raffigurati, non hanno alcuna apparente connessione al testo. Lungo il margine di uno dei fogli è dipinta, vista dal dorso e dal ventre, una cicala che, per la forma del corpo e per le macchie sulle ali, potrebbe essere la comune cicala, (Fig.1) descritta da Linneo nel 1758, come Cicada orni, ben nota per il continuo frinito dei maschi e per le punture di alimentazione, che causano l’emissione di melata negli olivi. Nella parte basale del foglio sono raffigurate le due forme cromatiche, verde e paglierina, dell’ortottero Acritide Acrida ungarica mediterranea, (Fig.2) descritto da Dirsch nel 1949, frequente, anche in inverno in Italia, dallo spiccato dimegetismo sessuale: le femmine sono lunghe fino a 6 cm e i maschi fino a 4. In un altro foglio sono riconoscibili un grillo, una formica alata e la cavalletta Saga pedo (foto di apertura), descritta da Pallas nel 1771 che, con una lunghezza massima di 13 cm, è l’Ortottero più grande d’Europa. Specie elusiva, difficilmente osservabile seppur frequente negli ambienti aperti e secchi; si riproduce di norma partenogeneticamente e le uova, deposte nel terreno, schiudono dopo 2-5 anni. E’ un predatore di altri Ortotteri che ghermisce con le zampe munite di spine. Di particolare interesse entomologico è il foglio (Fig.3) in cui l’ignoto miniaturista, accomuna ragni e insetti predatori. Dei 4 ragni raffigurati il grosso Araneide Araneus quadratus, descritto nel 1757 da Clerk, è intento a tessere una tela che, dal margine inferiore della carta, risale gli intercolumni fino a quello superiore in cui si trova intrappolato un dittero. Lo Sfecide al suo fianco, afferisce a una famiglia di Imenotteri solitari che predano numerosi insetti e ragni con i quali alimentano le loro larve carnivore, all’interno delle celle dei nidi pedotrofici. Altro predatore raffigurato è un Eterottero Reduviide. Completa l’iconografia della predazione la duplice raffigurazione, nel tipico atteggiamento di attesa, della Mantide, anch’essa descritta nel 1758 da Linneo come Mantis religiosa. Le pregevoli miniature sono il risultato delle osservazioni dal vivo degli Artropodi che l’ignoto artista non si è limitato a raffigurare, ma da entomologo ante litteram, ne ha intuito il ruolo ecologico, che ha riversato nel Codice, sotto forma di decorazioni.
   
Foto di apertura: Saga pedo.

SOTTO:

Fig.1 Cicada orni.
 

Fig.2 Acrida ungarica mediterranea.



Fig.3 Artropodi predatori.