Le api cercano casa

di Santi Longo
  • 14 February 2018
La sciamatura è la modalità di riproduzione che le api sociali mettono in atto quando la colonia raggiunge elevata densità in relazione alle notevoli disponibilità nettarifere dell’ambiente e all’insufficiente spazio nell’alveare. In tali situazioni le api operaie adottano comportamenti, definiti dagli apicoltori “febbre sciamatoria”, cui segue l’abbandono del nido da parte della cosiddetta regina, insieme a numerose operaie, tutte con la borsa melaria piena.
La regina si ferma, di norma, nei pressi dell’alveare seguita dalle operaie che la proteggono, formando un glomere, per un periodo variabile da alcune ore a diversi giorni; successivamente lo sciame riparte e si insedia nel sito in cui le operaie costruiscono i favi nei quali la regina inizia a ovideporre. Le modalità con le quali viene scelto il sito sono state illustrate da Lindauer. Alcuni giorni prima che avvenga la sciamatura, o subito dopo che lo sciame si è fermato nei pressi dell’alveare di partenza, alcune operaie esperte cessano di bottinare e iniziano a esplorare i possibili siti idonei, visitandoli più volte nel corso del giorno. Ciascuna esploratrice, tornata nel glomere, comunica alle api vicine le coordinate del sito e le sue caratteristiche attraverso dei movimenti simili a quelli della “danza dell’addome”. Sulla scorta di tali informazioni altre api visiteranno il sito indicato e, tornate al glomere, esprimeranno il loro eventuale gradimento con movimenti dell’addome, più o meno vivaci e prolungati, per reclutare altre esploratrici. Alla fine verrà scelto il sito che riscuote il consenso di tutte le esploratrici dei vari siti visitati Qualora non venga raggiunta l’unanimità, il glomere resta fermo e le esploratrici si dedicano alla raccolta di nettare e polline dai fiori, mentre le api più giovani nutrono la regina con la pappa reale e costruiscono i favi all’aperto (Fig.1). Gli apicoltori professionisti, con opportune tecniche apistiche riescono bloccare la sciamatura, evitando così di inseguire e catturare gli sciami; mentre gli hobbisti spesso lasciano nei pressi dell’apiario, alcune arnie profumate con foglie di limone per attrarre le esploratrici.
Gli apicoltori tradizionali siciliani allevavano, nelle arnie orizzontali di ferula, l’indigena sottospecie Apis mellifera siciliana che, dal punto di vista genetico e biochimico occupa una posizione intermedia fra le sottospecie dell’area mediterranea-centrale, (A. m. mellifera, A. m ligustica A. m. carnica) e la nord-africana A. m. intermissa. Infatti, rispetto alle sottospecie europee, è più incline alla sciamatura e costruisce numerose celle reali; inoltre, similmente alle api africane, la regina, per un certo periodo prima della partenza dello sciame, convive con diverse regine figlie vergini (poliginia temporanea stagionale). Comportamento questo, osservato anche nelle api siriane ed egiziane. Sotto questo aspetto, l’ape siciliana è completamente isolata dalla ligustica e dalle sottospecie europee. Per evitare la sciamatura gli apicoltori isolani ricorrevano, nei mesi di marzo e aprile, alla pratica della “partitura” (Fig.2), consistente nel prelevare dagli alveari più popolati la metà dei favi con covata e nel porli in nuove arnie che venivano sistemate al posto degli alveari madri, per popolarli di bottinatrici. Dopo 12 giorni si visitava il nuovo alveare, ancora orfano, per verificare la presenza di celle reali; queste venivano eliminate a eccezione delle due migliori, da una delle quali si otteneva la regina della nuova famiglia.  
    

Fig.1 Favi su olivo, costruiti da uno sciame di Apis mellifera     

Fig.2. “Partitura”della famiglia di un alveare tradizionale siciliano