I giovani e la cooperazione agricola: insieme si può!

La giornata di studio che si è tenuta recentemente nella sede dell’Accademia, in collaborazione con l’Alleanza delle Cooperative Italiane-agroalimentare-, ha affrontato la questione dei giovani in agricoltura ponendo al centro della sua soluzione il ruolo che può essere svolto dalla cooperazione.

di Alessandro Pacciani
  • 06 December 2017
Il tema sollecita una duplice suggestione. Da una parte è ben noto che il futuro dell’agricoltura è legato al ricambio generazionale per far fronte alle esigenze di innovazione a tutto campo di un settore sempre più esposto alle molteplici sfide legate al cambio di paradigma tecnologico e dello sviluppo di nuovi mercati. Dall’altra parte la scelta del modello cooperativo, per affrontare problemi occupazionali e reddituali dei giovani che decidono di restare in agricoltura o di intraprendere una propria attività in tale settore, rappresenta un impegno concreto per l’affermarsi di una nuova imprenditorialità con un forte spirito di socializzazione stimolato dai nuovi mezzi di comunicazione.
Il tema è stato affrontato partendo dal sistema di valori etici, economici e sociali che la cooperazione mantiene pur in un contesto radicalmente mutato nel tempo. Come affermato dal prof. Vasco Boatto, dell’Università di Padova, la cooperazione costituisce un modello organizzativo che può dare una risposta concreta a queste istanze:
•    adottando soluzioni innovative in termini di contrasto ai cambiamenti climatici al risparmio e riutilizzo delle risorse scarse, recupero di sistemi ecologici e tutela della biodiversità
•    favorendo una maggiore sensibilità alla responsabilità sociale nei processi produttivi; alla creazione di servizi sociali, a beneficio delle comunità; alla valorizzazione degli elementi culturali ed identitari dei territori.
•    recuperando il senso del lavoro quale fondamento della dignità delle persone, attraverso l’implementazione e diffusione di buone pratiche presenti nel mondo della cooperazione.
Il modello cooperativo presenta pertanto prerogative coerenti non soltanto per l’affermarsi della presenza delle imprese dei giovani in agricoltura, ma ne esalta la funzione sociale rispetto ai bisogni emergenti della società espressi dalla sostenibilità ambientale, sociale e della cultura del territorio. In altri termini tale modello è in grado di meglio affermare il ruolo multifunzionale dell’agricoltura.
Si tratta allora di accompagnare il lento, ma costante,  ricambio generazionale, da molti anni  obiettivo strategico della politica agricola,  come è dimostrato dalla relazione  di Barbara Zanetti del CREA con interventi mirati, sia al perseguimento di maggiore  competitività delle nuove imprese condotte da giovani, in particolare favorendo la loro aggregazione, sia al miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita nelle aree rurali quali i servizi al territorio, la banda larga e l’informazione.
Questo percorso necessita di essere costantemente monitorato e migliorato, come evidenziato nella relazione di Paolo Ammassari del MiPAAF, nel contesto della politica di sviluppo rurale che sicuramente avrà un seguito anche dopo il 2020.
Così come si rende necessario adeguare gli strumenti finanziari a sostegno dell’imprenditoria giovanile in termini di accesso al capitale fondiario, di finanziamento degli investimenti e di garanzie per l’accesso al credito come ha evidenziato Giorgio Venceslai di ISMEA.
Partendo da queste considerazioni di carattere generale la Giornata di studio ha registrato la sua concretezza attraverso la presentazione di casi aziendali che possono essere considerati come buone prassi di come la cooperazione chiama in causa le giovani generazioni degli imprenditori soci e di giovani tecnici occupati in varie attività di carattere gestionale.
E’ interessante cogliere come, nella diversa tipologia delle imprese cooperative che sono state presentate, la presenza di “giovani”, soci o dipendenti che siano, è considerata come fattore di successo delle imprese stesse.
Nella Cooperativa “Terre dell’Etruria”, presentata da Massimo Carlotti, che svolge contemporaneamente attività di acquisto di mezzi tecnici per i soci e di valorizzazione delle produzioni conferite dai soci stessi, peraltro riconosciuta come OP ortofrutticola, il ricambio generazionale della base sociale e l’impiego di giovani tecnici qualificati sono considerati gli strumenti elementari per produrre “valori e valore nel tempo e garantire la continuità della cooperativa”
Ancor più emblematico è il ruolo delle nuove generazioni di soci nel caso della Cooperativa “Il Raccolto- Rete imprese terre del Reno”, presentato da Eros Gualandi, cooperativa che ha impostato il suo programma di sviluppo sull’innovazione e sull’agricoltura di precisione allo scopo di “migliorare rese e qualità delle produzioni con effetti sui costi e sui ricavi, diminuendo lo spreco di risorse e conseguentemente gli impatti ambientali”.
Un caso di particolare originalità è quello della Cooperativa G.A.I.A., presentato da Patrizia Marcellini, il cui scopo è quello della valorizzazione e la remunerazione del capitale fondiario ed agrario attraverso la gestione associata dei terreni, a proprietà divisa, conferiti dai soci proprietari. Si tratta di una esperienza non diffusa nella tipologia delle cooperative di conduzione tradizionali, a proprietà indivisa della terra, nelle quali il conferimento è il lavoro, ma che risponde all’esigenza di mantenere produttivi terreni altrimenti destinati all’abbandono.
Infine il caso della cooperativa Flora Toscana, presentato da Walter Incerpi, cooperativa tradizionale di conferimento in un comparto di alta specializzazione ed elevato grado di attività quale quello floricolo e vivaistico. In questo caso il ricambio generazionale della base sociale è correlato alla prestazione di servizi specialistici innovativi sia a livello produttivo che commerciale.
I lavori della giornata sono stati seguiti da un attento gruppo di studenti di Istituti tecnici agrari e delle Facoltà di agraria. Nei loro interventi una doppia percezione: interesse per come la cooperazione possa creare opportunità di lavoro, bisogno di una specifica formazione sul funzionamento della cooperazione e sulla originalità e flessibilità del modello come le esperienze concrete presentate hanno dimostrato.
L’intervento dell’On. Luca Sani ha inteso evidenziare come, rispetto ai cambiamenti in atto dell’agricoltura in virtù dell’incalzare dell’innovazione tecnologica e della crescente competizione sui mercati, l’importanza di nuove competenze delle giovani generazioni non possa prescindere da nuovi assetti organizzativi che la cooperazione è in grado di offrire.
Soprattutto perché, ha concluso Giovanni Luppi, Co-Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane – Agroalimentare, nel momento in cui  l'agricoltura e l'agroalimentare italiana ha fortemente bisogno di un processo di rinnovamento generazionale, la cooperazione agro-alimentare italiana, che rappresenta oggi un pezzo importante di questo comparto ( circa il 25-30% del fatturato complessivo ), può costituire una strumento valido per agevolare l'ingresso dei giovani nuovi agricoltori attraverso una forma societaria ed organizzativa che tende a valorizzare lo spirito imprenditoriale  dei singoli aggregandoli in strutture moderne , efficienti ed in grado  di raggiungere  anche i mercati nuovi.
Le diverse esperienze che abbiamo portato all'attenzione dei tantissimi giovani studenti che hanno partecipato all'iniziativa vogliono rappresentare l'esempio concreto di come la cooperazione possa e sia in grado di fornire quelle risposte.