Basta una pianta alla fermata del bus, la natura come terapia antistress

  • 29 November 2017
Basta meno di quanto si possa credere. Per un cittadino immerso nel grigio della metropoli, un albero alla fermata del bus o un’aiuola curata sulla via di casa costituiscono un vero e proprio toccasana per l’umore e per la salute mentale. Ma attenzione: per quanto benefico, il verde urbano non può rimpiazzare quella sensazione di pace e legame con la natura che proviamo davanti a un mare cristallino o a una collina in fiore. Imparare a godere degli sprazzi di verde che incontriamo in città è quindi un ottimo rimedio contro lo stress dei ritmi metropolitani, ma nulla può rimpiazzare una bella gita fuori porta quando dobbiamo realmente recuperare le energie. A suggerirlo sono due ricerche della University of British Columbia e dell’Università del Surrey, che hanno analizzato l’impatto degli scenari naturali sulla salute psicofisica.
Ad oggi sono molte le ricerche che confermano l’utilità degli spazi naturali all’interno delle città. L’ultima in ordine temporale è quella realizzata Holli-Anne Passmore e Mark D. Holder, due ricercatori della University of British Columbia che sulle pagine del Journal of Positive Psychology sostengono che la semplice visione quotidiana del verde circostante (di aiuole, alberi o fiori) possa dare significativi benefici per la salute fisica ed emotiva. Non si parla di lunghe gite, ma di brevi attimi di contatto con la natura: nello studio i ricercatori hanno chiesto a un gruppo di volontari di fare attenzione agli elementi naturali incontrati nell’arco della giornata, e di concentrarsi, e tenere traccia, delle sensazioni che sperimentavano in loro presenza.
Al termine della ricerca le loro annotazioni sono state comparate con quelle di un secondo gruppo di volontari a cui era stato chiesto di fare lo stesso non con elementi naturali, ma con oggetti prodotti dall’uomo, e con un terzo gruppo che non aveva svolto nessuna delle due attività. E i risultati confermano l’importanza del verde urbano. “Il senso di benessere, di gioia, di elevazione, e la sensazione di essere in connessione non solo con la natura ma anche con il prossimo – spiega Passmore – sono risultati molto più elevati nei partecipanti che hanno prestato attenzione agli elementi naturali, rispetto a quelli degli altri due gruppi”.
A una simile conclusione sono giunti i ricercatori dell’Università del Surrey, che per i loro studi hanno fatto ricorso alla banca dati aggiornata del Mene (Monitor of Engagement With the Natural Environment) costruita dall’organo inglese per i siti protetti, il Natural England. In questo modo, circa 5000 cittadini inglesi sono stati sottoposti a un questionario mirato con l’obiettivo di verificare le sensazioni – per la precisione, il ricordo delle sensazioni – più comunemente vissute nelle esperienze di contatto con la natura. Dopo aver descritto la visita, i partecipanti hanno dato la propria testimonianza. Secondo i risultati delle analisi, le gite al mare o in campagna hanno effetti più positivi rispetto alla semplice frequentazione delle aree verdi cittadine; in particolare visitare località marittime sembra favorire maggiormente il rilassamento e il ripristino delle energie, mentre le escursioni in ambienti rurali aiutano a recuperare il contatto con la natura e col pianeta.
Novità emersa dallo studio inglese è l’importanza della "qualità" dell’ambiente visitato. Le aree riconosciute come protette sono state quelle maggiormente associate a sensazioni positive di pace, recupero delle energie e legame con la natura. “È ormai da tempo che sappiamo che la natura ha un effetto benefico, ma stiamo ancora esplorando il come e il perché”, racconta Kayleigh Wyles, uno dei ricercatori dell’Università del Surey che ha partecipato allo studio. “In questo lavoro abbiamo scoperto che il nostro benessere psicologico e il nostro legame emotivo con la natura possono variare molto a seconda dal tipo di ambiente visitato e dalla sua qualità. Si tratta di risultati importanti, che aiutano a indagare più a fondo i meccanismi che determinano questi benefici psicologici, e che possono aiutare a dare la giusta priorità alla protezione di questi ambienti, e alla loro accessibilità”.

Da: Repubblica.it, 17/11/2017