La Patologia Vegetale è (anche) donna

di Sabrina Sarrocco
  • 06 September 2017
Virginia Woolf (anche se l’attribuzione di questa frase è tuttora controversa) ha detto "a fianco di un grande uomo c'è sempre una grande donna"… e questo vale anche nella ricerca. Prima di parlare di alcune “grandi” donne diventate famose perché vere e proprie pioniere nella patologia vegetale, voglio raccontare un aneddoto: Walther Hesse, brillante studente di Robert Koch, deve a sua moglie, Angelina Eilshemius Hesse, l’acquisizione delle prime conoscenze sulla tubercolosi. A causa delle elevate temperature estive che causavano la liquefazione della gelatina presente nei substrati di crescita, Walther aveva problemi nel mantenere le sue colture microbiche. Un giorno questo scienziato, frustrato, chiese alla moglie come facevano le sue gelatine e puddings a rimanere solide nonostante il caldo estivo. Angelina gli parlò del agar-agar, delle cui proprietà in cucina aveva appreso dalla vicina olandese di origine orientale. Walther riferì quanto scoperto a Koch che immediatamente incluse l’agar nei suoi studi sul bacillo della tubercolosi e nel 1882 Walther sviluppò un nuovo substrato che permise di osservare la crescita microbica in piastra in soli 2-3 giorni dall’inoculazione. 
Nello stesso periodo, tra la fine del 1800 e l’inizio del XX secolo, Effie Southworth negli Stati Uniti, Margaret Brown Newton in Canada, Johanna Westerdijk in Olanda, Mary Dilys Glynne in Galles e Mathilde Bensaúde in Portogallo davano il loro contributo alla Patologia Vegetale, disciplina storicamente caratterizzata da un forte inprinting maschile. 
Nel 1887, Effie Southworth (North Collins, 1860) fu assunta come assistente micologa presso la sezione di Micologia dell’USDA (United State Department of Agriculture) divenendo così la prima ricercatrice in Patologia Vegetale del Dipartimento. Il suo maggior contributo consiste nella prima descrizione dell’antracnosi del cotone e nell’identificazione del suo agente causale Colletotrichum gossypii. Nel 1892, Effie terminò la carriera presso l’USDA e dopo la morte del marito, nel 1918, si spostò all’Università del Sud California dove, all’età di 62 anni, ricevette il Master di Scienze in Botanica e continuò a lavorare come Professore e Curatore Onorario dell’Erbario (1938) al quale, nel 1947, all’età di 87 anni, poco prima della sua morte, aggiunse l’ultimo suo isolamento. 
Margaret Brown Newton (Montreal, 1887) fu la prima donna canadese a conseguire, nel 1922, il PhD in Scienze Agrarie con la tesi “Studies in wheat stem rust (Puccinia graminis tritici)”. Le sue ricerche includono l’identificazione delle razze della ruggine del frumento, i primi studi di genetica su P. graminis e sull’eredità Medeliana della virulenza nelle ruggini e la segregazione indipendente dei geni di virulenza, oltre agli studi su Puccinia striiformis e Puccinia triticina. Margaret lavorò presso il Dominion Rust Research Laboratory (Università di Manitoba, Winnipeg) dal 1924 fino al ritiro forzato nel 1945 a causa di problemi di salute dovuti alla prolungata esposizione alle spore della ruggine e il governo Canadese le riconobbe una pensione completa a vita. Nel 1991, venti anni dopo la sua morte (1971) ottenne l’ultimo riconoscimento presso la Science Hall of Fame (Ottawa, Canada).
Johanna Westerdijk (1883, Olanda), conosciuta come la “Grand Lady della Patologia Vegetale Olandese”, fu la prima donna ad essere nominata Professore associato in Patologia Vegetale in Olanda, nel 1917 presso l’Università di Utrecht e nel 1930 presso l’Università di Amsterdam. Durante i suoi 35 anni di docenza 55 studenti di Dottorato conseguirono il loro PhD sotto la sua supervisione ed in particolare con la sua prima dottoranda, Marie Beatrice Schwarz, fu coinvolta nello studio della nuova letale malattia vascolare dell’olmo (Duch elm disease o Grafiosi dell’olmo). Johanna fu responsabile della collezione fungina dell’Associazione Internazionale di Botanica (oggi conosciuta come Central Bureau voor Schimmelcultures – CBS) ed autrice di oltre 70 pubblicazioni riguardanti i principali aspetti della patologia vegetale e della micologia ed i metodi di difesa. 
Mathilde Bensaúde (Portogallo, 1890) fu micologa e patologa vegetale di fama internazionale grazie alla sua pionieristica tesi di Dottorato, discussa alla Sorbonne, in cui per la prima volta fu mostrato l’eterotallismo nei basidiomiceti e furono descritte le “clamp connections” nel tallo diploide di Coprinus fimetarium (syn Coprinopsis cinerea). Dopo aver lavorato presso l’Università del Wisconsin (1920-1923) Mathilde fece ritorno in Portogallo come direttrice di una stazione sperimentale e nel 1931 il Ministro dell’Agricoltura la chiamò a Lisbona per istituire il Servizio di Quarantena Vegetale del Portogallo (Servicos de Ispeccao Fitopatologica). Grazie alla sua esperienza sui patogeni di colture economicamente importanti quali patata (Clavibacter sependonicum), frumento, cipolla e agrumi (Phytophthora spp.), fu autrice di numerose pubblicazioni riguardanti il controllo, la prevenzione e il trattamento delle malattie in Portogallo.  
Negli stessi anni (1895-1991), Mary Dilys Glynne divenne la prima patologa vegetale permanentemente assunta presso la Rothamsted Experimental Station (Inghilterra) dove lavorò per 43 anni dedicandosi in modo particolare ad alcune malattie di origine tellurica della patata (Synchytrium endobioticum) e del frumento (Gaeumannomyces graminis, Oculimacula yallundae) e mettendo a punto un metodo per l’identificazione di varietà resistenti a queste malattie fungine. Di particolare importanza, soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale, il suo contributo riguardante le rotazioni colturali come strategia per massimizzare la produzione di cibo che le permisero di ottenere la nomina di Officer of the Most Excellent Order of the British Empire (OBE) nel 1960.   
Anche nella storia della Patologia Vegetale italiana non manca una figura femminile. In un interessante libro del Prof. Gilberto Govi (La patologia vegetale italiana attraverso i suoi cultori nell’ultimo secolo, 1989) tra i principali studiosi della Patologia Vegetale italiana dello scorso secolo, che hanno contribuito a consolidare questa disciplina anche nel nostro paese, viene riportata la biografia di Jole Ceruti Scurti (Torino, 1922-1981). Jole, titolare della Cattedra di Micologia dell’Università di Torino dal 1980, si occupò di citologia e istologia patologica e fornì contributi originali sul carbone del granoturco, sulla fusariosi del gladiolo, sull’oleocellosi degli agrumi e sugli agenti della carie del legno. In particolare isolò diverse forme di Stereum purpureum e descrisse la tecnica per stimolare la formazione dei carpofori. Si interessò, inoltre, della presenza di micotossine negli alimenti di interesse zootecnico, quali le aflatossine nel mais.

“La differenza tra uomo e donna è epigenetica, ambientale. Il capitale cerebrale è lo stesso: in un caso è stato storicamente represso, nell’altro incoraggiato. Così pure tra popoli. È sempre un dato culturale” (Rita Levi Montalcini).