Bene. Avanti così.
La pubblicazione avvenuta il 31 agosto del decreto legge 102 relativo all’Imu, alla Tares e ad altre misure urgenti, come quelle su Cassa integrazione ed esodati, avvia l’iter di approvazione della prima parte della manovra fiscale ed economica che proseguirà ad ottobre con la legge di stabilità. Un iter che si presenta ancora difficile e non privo di possibili sorprese anche in considerazione del momento politico. Un giudizio complessivo sul provvedimento perciò deve essere rinviato alla definitiva approvazione, tuttavia sin d’ora si possono esprimere alcune considerazioni in particolare sulla parte che riguarda i terreni agricoli e i fabbricati rurali.
Il cambiamento introdotto, fatta salva la forma che assumerà nel testo finale, è importante sotto numerosi risvolti concettuali che sono stati già messi in luce dall’Accademia nelle occasioni in cui ha affrontato il tema dell’Imu nel settore agricolo. Il primo riguarda il riconoscimento implicito che la terra in agricoltura, più che in tutte le altre attività produttive, ha un ruolo insostituibile nel consentire la realizzazione della produzione e, di conseguenza, nel contribuire alla creazione di ricchezza. Nel caso dell’agricoltura ci si muove puntando più all’incremento del Pil che a quello della tassazione giunta ai limiti dell’insostenibilità. La revisione fa prevalere dunque la potenzialità di produzione di reddito sull’aspetto patrimoniale. Ciò induce una riflessione sulla natura del processo produttivo in agricoltura che può condurre sino alla riformulazione della stessa tassazione nel settore tenendo conto anche degli aspetti relativi alla particolare considerazione che la Costituzione assegna al settore agricolo ed ai beni fondiari.
Un altro aspetto è connesso allo stimolo che una diversa e più ridotta tassazione può esercitare sul settore agricolo e sull’intera economia. La situazione di incertezza del settore può trovare, nella liberazione delle risorse già destinate alla tassazione, un importante incentivo.
Infine, il nuovo trattamento assicurato al settore agricolo trova un’accoglienza positiva nell’opinione pubblica che sembra riconoscergli un ruolo chiave per la sua natura di produttore di beni insostituibili come gli alimenti e per la capacità di contribuire alla formazione di ricchezza reale dopo gli eccessi della finanziarizzazione.
In sintesi, un primo giudizio a caldo fa ritenere che per l’Imu agricola la revisione del precedente regime, inutilmente vessatorio per il settore e controproducente ai fini generali del Paese, sia compatibile con il quadro complessivo di sostegno alla ripresa e, soprattutto, tale da stimolare la produttività del sistema. Un giudizio che l’agricoltura ed il Paese auspicano di vedere confermato al termine dell’iter legislativo.
Dario Casati