Ancora sulle piante geneticamente modificate: il futuro sarà meno "trans"

di Amedeo Alpi
  • 03 July 2013
In Georgofili INFO del 28 Giugno u.s. è stato pubblicato, molto opportunamente, un brano di un articolo di Vincenzo Cappellini sulle piante GM, recentemente apparso su L'Informatore Agrario. E' solo l'ultimo episodio della lunga schermaglia che oppone l'ampio e frastagliato mondo degli oppositori, assai ascoltati anche nei Ministeri romani, a coloro che invece non vedono nel "transgenico" il male assoluto. Sappiamo che a livello mondiale questi due "visioni" sono entrambi rappresentate, anche se cambia il reciproco rapporto di forza a seconda dei diversi paesi. L'Europa è stata ed è estremamente cauta in materia; per questo motivo ci sono sembrate di grande interesse le argomentazioni espresse da Brian Heap presidente dell'EASAC -European Academies Science Advisory Council. Tale Consiglio è formato dai rappresentanti delle Accademie Nazionali delle Scienze di tutti gli Stati membri della Unione Europea. Le opinioni di Heap, prestigioso biologo inglese "Fellow" della Royal Society, sono state riportate su Nature del 27 Giugno 2013, vol. 498, pag. 409. Il ragionamento del presidente Heap parte dalla constatazione che l'Unione Europea sta perdendo terreno nella corsa internazionale a produrre più alimenti su di una superficie agraria globalmente sempre più scarsa, con forti implicazioni sulla sicurezza alimentare e sulla crescita economica. La storica "prudenza" europea ha portato ad un fortissimo contenimento della diffusione delle piante GM nel nostro continente ed ha contribuito a renderne problematica l'adozione da parte dei paesi in via di sviluppo. Heap si chiede: quale sarà l'atteggiamento della UE nei confronti delle piante GM di seconda generazione che presto verranno proposte? Tra le caratteristiche di queste piante vi saranno, ad esempio, modifiche epigenetiche che non comportano variazioni nella sequenza del DNA come pure nessun inserimento di geni estranei nella varietà migliorata. L'importante considerazione che si deve fare è se anche questo tipo di piante deve sottostare ai controlli estremamente onerosi, non sopportabili da piccole compagnie e dalla ricerca pubblica, che sino ad ora sono stati richiesti per le piante GM. Secondo gli esperti dell'EASAC, tali piante non devono essere considerate "geneticamente modificate"; però si stanno già registrando varie perplessità da parte dei "regolatori", mentre nel mondo continua la crescita della popolazione ed aumentano le necessità alimentari in un ambiente influenzato da cambiamenti climatici e da instabilità economica e sociale. E' quanto mai opportuno che i ricercatori europei attivi sulle piante coltivate conoscano, senza esitazioni, quale sarà il quadro normativo dell'imminente futuro, in linea con quanto deciso dall'EFSA (l'organismo europeo che presiede alla sicurezza degli alimenti) che ha paragonato i rischi della cisgenesi (modifica genetica solo con geni della stessa specie o di specie normalmente incrociate con essa) a quelli derivanti dal miglioramento genetico tradizionale. In altre parole tutte quelle tecniche che non comportano l'inserimento di DNA estraneo nel genoma di una specie  (ad es.: la mutagenesi solo di un nucleotide) dovrebbero essere "normate" in modo diverso e più leggero delle piante GM. In caso contrario molti ricercatori ed anche intere Società continueranno l'esodo verso altri continenti, impoverendo l'Europa sul piano culturale e della competitività, senza considerare l'impatto negativo, come già ricordato, in quei paesi in via di sviluppo variamente legati all'Europa. Heap conclude infine che nel nostro continente sarebbe ormai il momento di regolamentare i prodotti, non le tecnologie che conducono ad esse.
Ci pare che questa perorazione di Heap vada accompagnata da una constatazione non marginale. La rivista Nature, come è noto, ha avuto un atteggiamento sempre prudente sull'argomento OGM, ma la pubblicazione della lettera di Heap con le sue riflessioni scientifiche e sostanzialmente in favore di uno sblocco dell'atteggiamento molto chiuso dell'Europa nei confronti delle piante GM, non è il primo segnale di una sorta di svolta redazionale da parte dell'importante rivista scientifica. Già circa due mesi fa,il numero di Nature del 2 maggio 2013, volume 497, in occasione del trentesimo anniversario dell'ottenimento della prima pianta transgenica, veniva dedicato ai "GM Crops" ospitando numerosi articoli che trattavano il soggetto in modo assolutamente razionale, privo di divieti assoluti.
All'inizio di questa nota è stato fatto un vago riferimento all'ascolto, da parte di alcuni Ministeri romani, dei gruppi anti-OGM. Il mondo scientifico italiano non sta comunque fermo. E' recentissima la presa di posizione del presidente dei genetisti agrari italiani, prof. Fabio Veronesi, pubblicata nella rubrica dedicata alle scienze de ilsussidiario.net. Il presidente Veronesi, dopo aver dichiarato che "non è riportato nella letteratura scientifica mondiale un solo caso accertato di danni per l'uomo" sostiene che la politica anche italiana "pregiudizialmente ostile alla ricerca sugli OGM" può causare danni notevoli al sistema paese.
   
Si potrà sperare che nel continente, l'Europa, che ha fatto la prima pianta transgenica, la ragione possa dire la sua?