Come preparare una chicchera di “cioccolata analettica”

di Lucia Bigliazzi, Luciana Bigliazzi
  • 17 October 2018
Nelle Adunanze del 3 maggio 1840 e del 2 agosto 1842, i Georgofili fra le opere pervenute loro in dono e destinate alla biblioteca accademica, registravano l’arrivo della prima e della seconda edizione (Milano 1839 e 1841) dell’opera Di una polvere alimentare preparata coi pomi di terra del milanese, Georgofilo corrispondente, Antonio Cattaneo (1786-1845).
La seconda edizione si presentava notevolmente ampliata rispetto alla precedente ed arricchita di un’appendice e di disegni. In entrambe il testo era suddiviso in paragrafi, 24 in quella del 1839, 26 in quella del 1841 per l’aggiunta di due ulteriori paragrafi dedicati rispettivamente alla preparazione di una pappina analettica e alla produzione di pasta, vermicelli e quant’altro per uso alimentare.
Di particolare importanza quanto esposto al paragrafo 17 nella prima edizione (numerato 18 nella seconda)

Nell’economia domestica, nell’arte culinaria, in mezzo ai campi d’armate, su le navi, e i bastimenti … nelle campagne ove manca talvolta il necessario alimento … deve tenersi certamente in gran conto, ed assaissimo l’utilità di questa preparazione di facilissima conservazione, e di agevole conversione in alimenti sani

E furono propri gli sforzi del chimico Cattaneo per dar vita a macinatoi e mortai atti a ridurre in farina i tuberi e poter così non solo usufruirne nelle pietanze giornaliere, ma soprattutto garantirne a lungo la bontà, che gli valsero premi e riconoscimenti.



Già nel 1828 aveva presentato la sua farina di pomi di terra al concorso bandito dall’Istituto di scienze, lettere e arti di Milano e ne aveva ricevuta “onorevole menzione” con giudizio sospeso per premio maggiore da assegnarsi dopo verifica dello stato di conservazione della polvere. Ciò che avvenne al successivo concorso del 1830 nel quale Cattaneo ricevé medaglia d’argento per le sue invenzioni e per la sua farina assolutamente perfetta e commestibile anche dopo due anni dalla produzione.
Bene inestimabile dunque questa “polvere alimentare” facile da conservare ed utilizzare; bene inestimabile soprattutto perché atto a

Riparare i mali cagionati dalle intemperie de’ tempi, procurare anni di abbondanza anco negli anni in cui fatalmente le produzioni andavano fallite, e garantire per sempre dalle funeste e terribili conseguenze della carestia e della miseria

Soprattutto per questo Antonio Cattaneo fu elogiato dai Georgofili, e fu sicuramente un identico motivo che, negli anni 30 del ‘900, portò Ciro Poggiali, in un suo articolo su “La Lettura”, a qualificare Cattaneo come il “farmacista italiano” che aveva salvato l’Irlanda dalla fame durante le terribili carestie di metà ‘800, ricordando come anche dopo la sua morte molti municipi irlandesi avevano continuato ad inviargli premi ed encomi. Lo stesso lord Palmerston si era dichiarato fiero della sua lontana parentela con lo speziale italiano, avendo sua cugina Anna Pyne Bridges Woodcock sposato Carlo Cattaneo nipote del Nostro.
Ma la “polvere alimentare” venne anche utilizzata per dar vita ad alimenti di “delizia e tornagusto”: allegato alla seconda edizione Cattaneo trasmetteva il manifesto pubblicitario di un preparato da lui realizzato per ottenere una cioccolata “speciale” assai più corroborante e nutritiva di quella comune.
Con la “polvere alimentare” ricavata dalla patata si otteneva con una modalità molto semplice la “cioccolata analettica”

La cioccolata è primieramente confezionata con scelto cacao Caracca, con cannella di Ceylan e zucchero d’Avana, alla massa viene quindi mescolata la farina di pomi di terra.
La polvere alimentare è unita alla cioccolata nella proporzione della quarta parte,  talchè una tavoletta di cioccolata del peso di tre once contiene tre quarti d’oncia di polvere alimentare

Per ottenere una tazza di cioccolata, cioè una “chicchera”, era sufficiente utilizzare un quarto di una tavoletta che mescolata a latte o panna doveva essere mantenuta in ebollizione per almeno dieci minuti, il tempo necessario cioè a che la “polvere alimentare” si dissolvesse completamente. Se ne poteva ottenere anche una “bibita graditissima” se miscelata ad acqua e caffè.
    Tutti potevano assumere la “cioccolata analettica”, sia chi godeva di buona salute, sia chi soffriva di qualche “affezione”: particolarmente efficace si era rivelata per chi era affetto da debolezza, “malattie di languore … di catarro cronico polmonare … di affezioni acute gravi”.
Il manifesto ne raccomandava vivamente l’uso e forniva a conclusione del testo l’indirizzo della farmacia milanese presso la quale il preparato poteva essere acquistato

La cioccolata analettica si vende nella farmacia di Giovanni Battista Cabiati sull’angolo della contrada dei Moroni, corso Porta Romana, n.° 4155


Foto sotto: Antonio Cattaneo e il frontespizio delle due edizioni (1839 e 1841)