La ripresa parlamentare reca con sé anche altri provvedimenti, oltre all’ approvazione della politica economica. Fra questi spicca, per il dibattito che ha suscitato, il ritorno della regolamentazione degli orari dei negozi. L’obiettivo è la revoca della libertà di apertura, in particolare nei festivi e nelle 24 ore.
Premesso che al momento non è prevedibile l’esito della discussione e che non riteniamo giusto entrare nelle motivazioni di carattere religioso che potrebbero portare alla chiusura tre giorni alla settimana per rispetto delle tre grandi religioni monoteiste, vorremmo considerare alcuni aspetti economici.
La distribuzione commerciale è un’attività fondamentale che mette in contatto chi produce con chi consuma nel modo più efficiente possibile e cioè riducendo i tempi e i costi delle operazioni necessarie. In società complesse come la nostra i modelli possibili sono numerosi e in continua evoluzione, basti pensare allo sviluppo dell’e-commerce. La regolamentazione per legge reca con sé un sapore di arcaico. Ai tempi dell’antica Roma addirittura una divinità minore, Annona, presiedeva a queste attività con l’intento di regolare l’afflusso e la distribuzione degli alimenti ed evitare carenze di ogni possibile origine. Accanto a queste sono cresciute regole su modalità di vendita, orari, pesi e misure, qualità apparente e vizi occulti. La maggiore disponibilità di beni, la facilità dei trasporti, nuovi stili di vita e di consumo hanno reso meno necessaria questa bardatura. Sopravvivono, con compiti vari anche di esazione, le polizie annonarie dei comuni, soprattutto i maggiori, e alcune regole come per gli orari o le vendite promozionali e i saldi fino alla regolamentazione degli sconti sui libri, tutte aggirabili on line.
Il mondo è cambiato più in fretta. Per comperare si cerca maggiore libertà di accesso ai prodotti, di scelta dei prezzi, dei luoghi e dei tempi. Per volume di vendite la domenica è il secondo giorno della settimana, dopo il sabato, e i punti aperti 24 ore, dalla botteguccia al market, crescono con successo. Per non dire, poi, dell’e-commerce. Cambiano le modalità del lavoro, gli orari e i lavoratori, con la diffusione del lavoro femminile. Su circa 23 milioni di occupati nelle varie attività si calcola che 4,6 lavorino anche nei festivi.
Il consumatore ha un modo individuale di gestire l’acquisto dei vari beni che si fonda sull’accessibilità e sulla possibilità di scelta del prodotto e della forma di vendita. Il contrario di ciò che il disegno di legge si propone. Sempre più si chiede perché lo Stato (la politica, come ormai si dice per tutto) voglia entrare nelle scelte individuali di chi compra e di chi vende.
Anche la distribuzione, in ogni sua forma, ha bisogno di adeguarsi ai tempi, di essere libera da vincoli obsoleti e messa in grado di funzionare per produrre occupazione, crescita e ricchezza.