Le maestose ed eleganti Araucarie, introdotte in Europa fra la fine del 700 e la metà dell’800, e coltivate a scopo ornamentale nei parchi e giardini pubblici e privati delle nostre città, nel Giurassico e nel Cretaceo formavano estese formazioni forestali anche nel Vecchio continente. Particolarmente apprezzata e diffusa è
Araucaria excelsa che, all’aperto, raggiunge dimensioni notevoli, e che, in vaso per il suo sviluppo contenuto, è usata come pianta da interno. Attualmente le Araucarie sono confinate nell’emisfero Australe: in America e in Australia dove, nel sud-est del Queensland, i grossi semi di
Araucaria bidwillii, venivano usati nell’alimentazione dagli indigeni. Nelle aree urbane alcune specie creano problemi logistici poiché i coni fruttiferi raggiungono dimensioni notevoli e per evitare la loro caduta al suolo e i rischi per l’incolumità dei passanti, è necessario rimuoverli tempestivamente. Nei giardini pubblici di Catania, a causa della notevole altezza degli esemplari di
A. bidwillii, i coni, che hanno un diametro di 20-25 cm e arrivano a pesare fino a 18 Kg, vengono periodicamente rimossi dai Vigili del fuoco.
Dei fitofagi viventi sulle Araucarie nelle aree di origine, solo la Cocciniglia cotonosa
Uhleria araucariae Masckell, ha seguito le sue piante ospiti nei nostri ambienti e in altri 53 Paesi, dove è stata segnalata su una decina di specie del genere Araucaria, nonché su Cupressaceae, Cycadaceae, Myrtaceae, Pinaceae e Poaceae. La specie nota anche come
Eriococcus araucariae, è discriminabile, sulla base di minuti caratteri morfologici, dalla congenere
Uhleria mariannae che vive su
Leptospermum scoparmium, pianta ornamentale con la quale è stata accidentalmente introdotta in Europa, presumibilmente dall’Australia.
La femmina di U. araucariae ha il corpo di colore giallo bruno o verdastro, di forma ovale, lungo circa 2 mm, contornato da 94 setole spiniformi e coperto da un follicolo bianco ovale. Le forme giovanili femminili e le femmine preovigere, si spostano sui rametti localizzandosi alla base delle foglie dove, dopo l’accoppiamento, si fissano e secernono un ovisacco bianco nel quale restano inglobate. Le forme giovani maschili, compiuta la prima muta, si fissano all’estremità delle foglioline e secernono il follicolo. I maschi, che sfarfallano dai follicoli bianchi ovali allungati, hanno il corpo di colore rossastro, lungo circa 1 mm. Secondo Silvestri la cocciniglia “ha un numero vario di generazioni secondo i climi: nell’Italia meridionale può averne da 5 a 6”; dalle osservazioni effettuate su Araucaria excelsa, A. cooki (= A. columnaris), A. bidwillii e A. cunninghamii (foto in apertura), nel centro urbano di Catania e in vari centri etnei, è emerso che la specie svolge di norma 2-3 generazioni annue, come segnalato da Gill, e sverna da femmina ovigera. Nei nostri ambienti la cocciniglia viene predata da vari Coleotteri Scymnini indigeni e dall’esotico Cryptolaemus montrouzieri. Nei siti umidi, ombreggiati e poco areati, possono verificarsi infestazioni che superano la soglia estetica d’intervento, sia per l’intristimento della parte bassa della chioma, che per le fumaggini che sviluppano sulla melata prodotta dalla cocciniglia. In tali situazioni, dopo avere accertato la prevalente presenza di stadi giovanili, possono essere effettuati trattamenti con oli minerali, preferendo l’olio minerale 213° (punto di distillazione del 50%), alla dose dell’1%, che degrada più rapidamente degli oli tradizionali. Sulle piante molto alte è importante intervenire nelle fasi iniziali dell’infestazione quando questa è ancora localizzata sulle impalcature più basse facilmente raggiungibili.
Foto in apertura: A. cunninghamii
Sotto:
Ovisacchi di Uhleria araucariae