Se il primato di anzianità di reperti che contengono tracce di olio d'oliva spetta a Israele e alla Palestina, culla dell'olivicoltura mediterranea, la storia olivicola nazionale deve essere retrodatata di diversi secoli.
Dai resti trovati in una giara di ceramica e in altri frammenti di terracotta rinvenuti negli anni '90 in Sicilia, a Castelluccio di Noto, i ricercatori hanno scoperto che conteneva olio d'oliva.
I frammenti sono stati analizzati dal gruppo del ricercatore italiano Davide Tanasi, che lavora nell'University of South Florida.
"Abbiamo individuato il più antico olio d'oliva nella preistoria italiana, spingendo indietro di almeno di 700 anni la produzione dell'olio d'oliva".
I ricercatori hanno individuato tracce di acidi oleico e linoleico, che sono le firme dell'olio d'oliva, in alcuni frammenti di terracotta e in una giara in ceramica rinvenuti oltre 20 anni fa durante gli scavi in un sito archeologico a Castelluccio di Noto, risalente all'età del Bronzo e in particolare al periodo compreso tra la fine del 3.000 a.C e l'inizio del 2.000 a.C. Tutti i resti sono stati conservati nel Museo Archeologico di Siracusa dove negli ultimi anni sono stati restaurati e riassemblati.
I restauratori del museo hanno così ricostruito completamente la giara in ceramica (ottenuta ricomponendo 400 frammenti), alta un metro, dalla forma simile a quella di un uovo, con tre maniglie sui lati e contenente al suo interno residui di sostanze organiche.
da: Teatro Naturale, 2/6/2018