Forse non ci siamo resi conto, noi fiorentini, di quello che accadeva a casa nostra, proprio di fronte all’ingresso degli Uffizi, là dove ha sede l’Accademia dei Georgofili. Pensavamo che fosse un luogo dove si rimescolava il passato, autocelebrandosi perfino, come spesso fanno le accademia. O che fosse un luogo per storici, studenti e categorie simili. Ci eravamo dimenticati, per esempio, che sì, Firenze è la culla dell’arte, ma anche nelle scienze, e soprattutto nelle scienze agricole, ha dettato legge per secoli e continua a farlo.
Dimenticati della bonifica delle Maremme o del motore a scoppio, del catasto agricolo o del ruolo che i Georgofili ebbero nel Risorgimento. Ma se anche non ci eravamo dimenticati del passato, forse non sapevamo che le scommesse dell’oggi, quella di nutrire l’umanità, difendere l’ambiente, restaurare il clima globale, sviluppare le energie rinnovabili, creare le condizioni per una diversa realtà sociale, insomma la nostra sopravvivenza, tutto questo è possibile solo con l’agricoltura. E di questa sfida, che riguarda l’umanità intera e il suo futuro, la nostra Accademia, forte di oltre 500 studiosi di ogni parte del mondo, è la punta di diamante quanto meno in Europa.
Ecco, tutto questo è emerso ieri, in Palazzo Vecchio, durante l’apertura dell’anno accademico dei Georgofili. Con i professori Scaramuzzi e Maracchi che con chiarezza hanno dimostrato quanti errori si sono fatti e si fanno, relegando l’agricoltura al ruolo di Cenerentola. Ma, allo stesso tempo, come la situazione stia cambiando e i potenti, da Obama a Benedetto XVI, ormai vanno dicendo testualmente che “solo l’agricoltura può dare un futuro all’umanità”. E allora cosa possiamo fare? In primo luogo – come è accaduto ieri – ringraziare del loro lavoro gli accademici ed in particolare il Presidente Scaramuzzi, che da 25 anni tiene fermo il timone, superando tempeste di ogni tipo, e preconcetti, come il considerare l’agricoltura memoria e niente più, un fastidio, come se non ci fornisse cibo e per molti aspetti anche l’aria. In secondo luogo, vedere come utilizzare questa prestigiosa realtà.
Ebbene, il vicesindaco Nardella ha fatto una proposta: “Nel 2015 avremo la Expo italiana. Il tema è come nutrire il mondo. Vogliamo che i Georgofili siano attivamente presenti.” Scaramuzzi ha subito risposto: “Siamo pronti”. Ora che la crisi è totale, l’agricoltura torna al centro delle cose. Ma anche un progetto doveroso, visto che la prima Expo dell’Italia unita, quella del 1861, si svolse proprio a Firenze. E a organizzarla, il governo risorgimentale chiamò per l’appunto l’Accademia dei Georgofili.
(da
La Nazione, mercoledì 25 aprile 2012)