Mentre in Italia (ed in Europa) continua la "querelle" sul transgenico, tradotta comunque in un divieto pressoché assoluto alla coltivazione delle piante geneticamente modificate, dal mondo arrivano notizie diverse.
Sul numero 3 di Marzo 2012 di
Nature Biotechnology, Andrew Marshall, chief editor della prestigiosa rivista scientifica, commenta l'aumento della superficie mondiale coltivata con piante geneticamente modificate. Tra i dati di maggior interesse, a mio parere, figura l'ascesa di questo tipo di coltivazioni, nei paesi in forte sviluppo, quali Cina, India, Brasile, Argentina e Sudafrica; questi paesi coltivano infatti il 44% del totale delle piante GM. Il complesso degli agricoltori che hanno fatto uso di queste piante nel 2011, raggiunge i 16,7 milioni aumentando di 1,3 milioni rispetto alla analoga statistica del 2010.
Mentre continua la coltivazione di piante modificate tramite il trasferimento di singoli caratteri, ormai tradizionali, aumenta quella delle piante che sono modificate contemporaneamente in più di un solo carattere.
Le novità sono state assai poche: la più interessante è venuta dal Brasile (specificatamente dall'EMBRAPA) ed ha riguardato una varietà di fagiolo che è stata resa resistente al virus BGMV (virus del mosaico dorato del fagiolo).
I maggiori incrementi della superficie coltivata a "transgenico" si sono realizzati in Brasile, India e Canada; interessante rilevare anche un avanzamento in Messico che coltiva una superficie a PGM ormai superiore a quella della Spagna, principale paese europeo per quanto concerne questo tipo di agricoltura. Da notare che la Turchia ha importato per la prima volta materiale transgenico. In questo quadro spicca la posizione dell'Europa che, oltre ad avere una superficie irrisoria (intorno a 100.000 ha) destinata alle piante GM, ha realizzato nel 2011 il numero più basso, da sempre, di sperimentazioni in campo con colture transgeniche: solo 55, il più basso dopo il 1991 anno iniziale per la sperimentazione in campo.
Essendo aumentate dell'8% nel 2011 tali colture sono arrivate a rappresentare il 36% del mercato mondiale dei semi; hanno pertanto raggiunto la superficie di 160 milioni di ettari corrispondente a oltre il 10% dell'intera superficie mondiale coltivata. Per quanto concerne gli USA la superficie per ciascuna delle quattro grandi colture -mais, soia, barbabietola da zucchero e cotone- si è ormai consolidata tra l'86 ed il 95% delle coltivazioni GM rispetto al totale, mentre continua l'avanzamento delle colza GM che ha raggiunto 80% del totale.
Pertanto appare evidente che le coltivazioni con piante GM si affermano sempre più. Ciò non vuol dire che questa espansione avvenga senza alcun problema. Per esempio un recente articolo pubblicato da The Scientist (numero 6 Aprile del 2012) riporta di un contenzioso legale fra un agricoltore dello Stato dell'Indiana e la Monsanto circa la libertà di compravendita dei semi Roundup Ready (brevetto Monsanto).
Mi appare ovvia la differenza tra gli USA e l'Europa. Mentre in USA e in molte altre parti del mondo come sopra detto, le piante geneticamente modificate sono accettate come uno dei tanti prodotti del miglioramento genetico ed eventualmente si discute di "etica e business", da noi si continua ad allarmare sui rischi ambientali od addirittura per la salute umana e -qualora non bastasse- si dichiara che questi semi GM sono contrari agli obiettivi dell'agricoltura italiana.
Absit injuria verbis.