In un mondo che chiede sempre più alimenti, inclusi quelli di origine animale, sempre più persone si chiedono quale possibilità abbia oggi la zootecnia biologica di dare risposte a questa esigenza. Per molti il gap produttivo che ancora oggi esiste tra le produzioni zootecniche biologiche e quelle convenzionali è sufficiente per poter valutare come impraticabile uno sviluppo ulteriore della zootecnia biologica, soprattutto in funzione del maggior fabbisogno di terra da coltivare, in una situazione globale di scarsità di risorse, inclusa appunto la risorsa terra.
In realtà la risposta è assai più articolata e va inquadrata alla luce delle necessità specifiche delle diverse aree geografiche e degli sviluppi della conoscenza e della ricerca negli ambiti agricoli e zootecnici.
In linea generale, lo sviluppo della zootecnia biologica nelle aree del mondo in via di sviluppo, là dove le richieste di alimenti di origine animale sono in forte crescita e dove, al contempo, maggior è l’impatto ambientale di tali produzioni, non potrà prescindere dalla necessità di sviluppare ulteriormente la natura agro-ecologica dell’agricoltura biologica. Già ora i dati della FAO indicano chiaramente che i sistemi agro-ecologici si stanno rapidamente espandendo nei paesi in via di sviluppo, soprattutto nelle forme di sistemi agricoli misti (
crop-livestock) e di agroforestry. Tali sistemi riescono infatti a coniugare l’esigenza di produrre di più utilizzando meno input con la necessità di valorizzare la biodiversità e le risorse genetiche locali e, in ultima analisi, uno sviluppo rurale sostenibile. L’agricoltura biologica, essendo essa stessa una applicazione dei principi dell’agroecologia, che in più si avvale di una certificazione condivisa tra gli stati membri dell’UE, potrà espandersi nei paesi in via di sviluppo tanto più riuscirà a dare risposte in termini di aumento dell’efficienza produttiva in un contesto di sostenibilità ambientale e di risparmio delle risorse primarie. In tal senso è inevitabile che l’agricoltura biologica e, a maggior ragione la zootecnia biologica, abbraccino sempre più l’agroforestry al fine di raggiungere l’obiettivo di realizzare un’intensificazione sostenibile delle produzioni agricole. Il raggiungimento di tale obiettivo, tuttavia, dovrà necessariamente passare attraverso un aumento delle conoscenze sull’applicabilità delle diverse forme di agroforestry nei contesti rurali locali, anche alla luce degli effetti dei cambiamenti climatici.
Allo stesso modo, nei paesi già sviluppati e, in particolar modo in quelli europei, la zootecnia biologica dovrà contribuire a rispondere alle esigenze pressanti legate, in questo caso, non ad un aumento della disponibilità di prodotti di origine animale, ma, piuttosto, ad un aumento delle richieste da parte dei consumatori di alimenti sani ed equilibrati dal punto di vista nutrizionale, rispettosi del benessere animale e che garantiscano la sostenibilità ambientale del processo produttivo, soprattutto in riferimento alle emissioni di gas ad effetto serra e al rilascio di azoto e fosforo nell’ambiente. Per molti degli aspetti sopra citati, il disciplinare della zootecnia biologica già fornisce garanzie precise, soprattutto in relazione al benessere animale, alla riduzione di input chimici e all’utilizzo di farmaci. Dal punto di vista della emissione di gas ad effetto serra, invece, la zootecnia biologica si connota spesso per un maggior livello di emissioni per unità funzionale di prodotto, proprio a causa della minore produttività a capo. Al contrario, se si considerano le emissioni per unità di superficie agricola utilizzata, il dato risente positivamente del minor utilizzo di input chimici e fa registrare un minor livello medio di emissioni, in confronto ai sistemi convenzionali. Specifiche esigenze di ricerca, inoltre, sono richieste per trovare soluzioni tecniche in grado di garantire una migliore coesistenza tra i sistemi certificati di qualità (DOP e IGP) e le produzioni biologiche. In paesi come l’Italia, infatti, che si connota per la larga presenza di DOP e IGP, il contrasto con alcune norme previste nel disciplinare di produzione biologica impedisce, di fatto, l’applicazione dei principi della zootecnia biologica in ampi settori produttivi. Non a caso, osservando i dati dell’evoluzione delle produzioni zootecniche biologiche negli ultimi anni, si nota che nel settore suinicolo, dove la presenza di marchi DOP e IGP è particolarmente rilevante, il sistema biologico è ancora poco applicato.
In conclusione, malgrado il contesto socio-economico tra i paesi in via di sviluppo e quelli sviluppati sia fortemente diverso, l’agricoltura biologica e, in particolare, la zootecnia biologica, può ancora rappresentare una risposta alle esigenze di produzione di alimenti di origine animale che scaturiscono da tali contesti. Ciò che emerge evidente, tuttavia, è che perché ciò si realizzi la zootecnia biologica necessita ancora di una forte crescita in termini di conoscenze e di ricerca, per poter ottenere un’intensificazione sostenibile delle produzioni e un aumento dell’efficienza dei sistemi di allevamento.