Numerosi insetti infestano i manufatti realizzati con materiale organico, sia esso tessuto, carta, pellame o legno. Sono soprattutto i Coleotteri i più numerosi e dannosi, che, in natura, allo stato larvale e adulto, insieme ad altri artropodi, a funghi e a batteri, demoliscono i tessuti vegetali e animali morti, riciclando e rendendo disponibili, per altri vegetali, gli elementi costituenti. Il legno di alberi morti, di pregiate statue, di tavole dipinte, o di soffitti, viene sbriciolato dalla incessante attività di Coleotteri Cerambicidi, Lictidi, Anobiidi e Curculionidi, nonché di Termiti, che causano danni rilevanti al patrimonio artistico italiano se non adeguatamente tutelato. Nel 2007 mi è stata richiesta l’individuazione dell’agente che stava deteriorando le statue di un paliotto posto in una teca sotto un altare della chiesa di sant’Agata al carcere a Catania, di notevole interesse, con una stratificazione storica che conserva parti della cinta muraria greca (VI sec. a.C.), strutture monumentali di età romana (II sec. d.C.) e che, a partire dall'alto medioevo, diventa luogo centrale del culto di sant'Agata. Secondo la tradizione cristiana, l’altare si trova nel sito in cui, nel 251 d.C. la Santa, dopo la cruenta asportazione delle mammelle, venne imprigionata e in cui fu guarita da San Pietro. Negli anni ’80 il sito è stato restaurato e nella teca di vetro, sono state sistemate le statue di Sant’Agata e di due angeli, realizzate in legno, cartapesta e gesso. Nella teca, non ventilata, l’umidità e lo sviluppo di muffe, hanno creato condizioni ottimali per lo sviluppo di coleotteri xilofagi. Nel 2004 erano stati osservati i primi danni, ma ritenendo che le statue fossero di terracotta o ceramica, non era stato effettuato alcun intervento e non furono rimosse le cause che favorivano il degrado. Nel 2007, dopo il cedimento della struttura lignea portante, di una statua di angelo (FOTO) è stata richiesta la consulenza entomologica. Dopo la preliminare ricognizione visiva ho esaminato il materiale ligneo, prelevato dal Rettore della Chiesa all’interno della teca, nel quale erano presenti numerosi resti e rosume del Tarlo delle biblioteche
Nicobium castaneum. Gli adulti di tale Anobiide sono lunghi 4-6 mm, di colore bruno-rossastro con fitta peluria sulle elitre. E’ una specie mediterranea, ampiamente diffusa, che svolge una generazione in 2-3 anni e sverna da larva, lunga 4-5 mm di colore bianco, con appendici boccali scure. Le pupe si formano entro le gallerie larvali e gli adulti sfarfallano in estate, attraverso un foro circolare. Le femmine vivono circa un mese e depongono in media 60 uova, nelle fessure dei legni teneri, soprattutto se umidi e infettati da funghi. Le larve e gli adulti del Tarlo delle biblioteche, si nutrono anche della carta dei libri e delle rilegature in cuoio. Nel materiale esaminato non sono stati rinvenuti esemplari vivi mentre numerosi erano i fori di sfarfallamento con margini irregolari, e le gallerie abbandonate piene di rosume. E’ stato pertanto consigliato di fare restaurare le statue, di fare effettuare trattamenti fitosanitari e soprattutto di modificare le condizioni microclimatiche della teca, per evitare il ristagno di umidità, assicurando il necessario ricambio d’aria, in modo da evitare lo sviluppo di quei patogeni che avrebbero favorito l’insediamento degli xilofagi dopo il restauro. Purtroppo le autorità ecclesiastiche e civili non hanno reperito i pur modesti fondi necessari per effettuare gli interventi consigliati e il gruppo scultoreo, di non eccelsa manifattura, ma testimonianza dell’influenza dell’arte sacra spagnola in Sicilia, nonché della devozione verso la Santa, è andato perduto; nel 2011 i resti delle statue sono stati rimossi e sostituiti da due vasi con fiori.