In questi ultimi anni si sono aggravate le condizioni di criticità nel dissesto idrogeologico, causate dalle alluvioni, dalle frane, dalle valanghe e le perdite di vite umane, di beni, di infrastrutture, di attività lavorative ed economiche ha raggiunto in alcune Regioni livelli preoccupanti. E’ sufficiente ricordare quanto è avvenuto nel 2011 in Liguria, in Sicilia, in Calabria, nelle Marche, nel Veneto. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio indica che la superficie a rischio frana raggiunge 137.690 chilometri quadrati, a cui vanno aggiunti 7.744 chilometri quadrati a rischio alluvioni e secondo Lega Ambiente sono stati censiti 383.831 fenomeni franosi.
Fin dal 1968, l’Accademia dei Lincei aveva tracciato i lineamenti per l’intervento pubblico per contenere il dissesto idrogeologico anche facendo ricorso a 20.000 militari di leva all’anno. Abolita la leva militare, numerose situazioni di emergenza meriterebbero di venire affrontate mediante la creazione di “cantieri verdi” a cui potrebbe contribuire la forza lavoro disponibile presso gli Istituti di correzione in cui sono presenti 65.000 unità a fronte di 45.000 posti disponibili.
La dislocazione dei cantieri verdi impone che gli operatori siano collocati in prossimità delle aree di intervento. Ne deriva la necessità di fare ricorso al
Social Housing cioè all’edilizia in legno, per realizzare strutture idonee che consentono di accogliere i detenuti in condizioni dignitose, dopo il lavoro esterno e che possono venire realizzate in tempi brevi per ridurre concretamente il sovraffollamento delle carceri, che rende estremamente difficile ogni percorso di rieducazione.
Si tratta di un progetto sperimentale complesso, che richiede numerosi approfondimenti da parte di coloro che condividono la responsabilità per la sicurezza sociale, per la difesa del territorio e per lo sviluppo del mondo del lavoro.
(foto:beecologista.it)