La recente presentazione della proposta di regolamento relativa alla riforma della Pac da attuare nel periodo 2014/20 riapre il dibattito sul futuro della politica agricola europea. La logica che guida la proposta è stata esplicitata dalla Commissione nell’ottobre 2010 in una Comunicazione a due volti: una parte introduttiva di analisi dello scenario e delle conseguenti necessità e una seconda in cui già si delineavano le ipotesi di modifica da introdurre. Se la condivisione della prima fu quasi unanime, non altrettanto avvenne per l’altra che destò, sin da allora, forti reazioni negative. Le linee guida indicavano la volontà di affrontare con la nuova Pac tre ordini di sfide: economiche, ambientali e territoriali. Quelle economiche comprendevano la sicurezza alimentare, la volatilità dei prezzi e il contrasto della crisi. Tuttavia nel seguito del documento mancavano indicazioni sulle modalità con cui affrontarle.
La speranza che ciò avvenisse con la proposta del novembre2011 è stata delusa. Nonostante la conferma delle dichiarazioni di principio il testo normativo non entra in tema e gli stessi finanziamenti indicati sono modesti e incerti. Al contrario le difficoltà incontrate dall’agricoltura a causa della crisi mondiale iniziata con la fiammata dei prezzi del 2007/08 e proseguita nel 2010/11, hanno avuto un profondo Impatto su dinamiche dei prezzi, dei costi e della produzione, provocando ampie ricadute su domanda e offerta di prodotti agricoli a livello mondiale e rivelando una volatilità accentuata sui mercati agricoli.
La sicurezza alimentare non entra nella nuova Pac, mentre è un problema che nel mondo preoccupa, a partire dai paesi sottonutriti, passando per quelli arabi le cui crisi sono state innescate dalle carenze di cibo, fino ai paesi emergenti con consumi in espansione. La crisi ha peggiorato la situazione alimentare, ma come reagire di fronte alle nuove esigenze e a quelle che si annunciano per i prossimi decenni? La nuova Pac non interviene, l’incubo delle eccedenze interne condiziona come in passato le sue scelte, ma il problema del futuro è la carenza alimentare. I paesi più ricchi non possono pensare di non dover più fare i conti con questa situazione. L’Ue ha abdicato alla funzione produttiva e ciò genera crisi: incremento di volatilità, riduzione delle disponibilità mondiali, aumento degli squilibri, ma ha una grande responsabilità a cui non può sottrarsi in termini di produzione agricola e di ricerca e diffusione di innovazione per far produrre il mondo meglio e di più. È da ciò che la Pac deve ripartire.
(Foto: balcanicaucaso.org)