Già nel 1975, Barbieri (
Un pianeta da salvare, Principato Editore) sosteneva che il verde è una delle maggiori invenzioni dell'urbanistica moderna, con ciò sfatando uno dei tanti luoghi comuni diffusi dagli speculatori nella parte meno preparata dell'opinione pubblica, secondo cui la città del nostro tempo sarebbe "ineluttabilmente" condannata alla congestione, al soffocante gigantismo, al caos. Al contrario emerge chiaramente l’enorme divario che separa l’Italia dagli altri paesi cosiddetti “sviluppati”, e le nostre città dalle città straniere (soprattutto inglesi, francesi, tedesche e scandinave), nelle quali è evidente come lo sforzo delle società coscienti dei problemi del nostro tempo sia tutto teso a rendere sempre migliore la vita urbana, reintroducendo quel contatto con la natura che le sconvolgenti trasformazioni cui esse sono state sottoposte da oltre un secolo rischiavano di eliminare. Tali esempi, così come alcuni di recente realizzazione in Cina e Malesia, dovrebbero essere assunti a modello di quella che dovrà essere la città del futuro: sostenibile, intelligente, inclusiva, categorie ispirate alle linee guida proposte dal documento europeo Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva che vede la realizzazione di progetti realizzati in contesti socio-economico e culturali anche molto diversi tra loro, che si caratterizzeranno per l’essere costruzioni aperte e condivise, intrinsecamente connesse al paesaggio e al territorio circostante. Di conseguenza, nei programmi urbanistici delle maggiori città straniere il verde viene accuratamente proporzionato e distribuito in base a norme precise, messe a punto da studi di igienisti, sociologi ed urbanisti, insieme ecologi, agronomi e forestali: non si tratta di creare “giardini” isolati, ma di realizzare una maglia di spazi che penetri profondamente nell’abitato, in modo da servire il maggior numero di cittadini e per le più svariate attività creative.
Nelle città del futuro, il verde pubblico dovrà assumere aspetti e funzioni sempre più precisi e differenziati, dovrà essere organizzato in un vero e proprio “sistema” continuo: dal verde sotto casa per i più piccoli, al parco-giochi a distanza pedonale, dal verde di quartiere con impianti sportivi elementari al verde di settore urbano con attrezzature più complesse e specializzate, fino alla grandiosa area naturale al servizio dell’intera città e del territorio circostante. A ciò va aggiunta la funzione che il verde avrà nella gestione dei cambiamenti climatici attraverso la mitigazione degli estremi climatici e la gestione delle acque meteoriche.
La necessità di scelte corrette su ciò che dobbiamo piantare per le città del futuro è perciò fondamentale in uno scenario di cambiamento globale che renderà ancora più evidente la natura “strutturale” delle criticità nella pianificazione, realizzazione e gestione del verde urbano.
Foto: esempio di verde urbano (
www.studiobellesi.it)